domenica 16 ottobre 2022

Non basta essere critici

 

Troppo tardi e troppo poco per un ravvedimento. Sarete spazzati via dalla crisi, dall’onda reazionaria che in questi casi è sempre pronta ad approfittarne. Non avete imparato nulla dalle tragedie del passato. Non perché siete ignoranti (anche), ma perché la vostra posizione di classe vi ha impedito, per esempio, di leggere nell’Unione Europea un progetto di ingegneria istituzionale e politica che risponde a interessi economici esclusivi della borghesia imperialista e, in particolare, del suo segmento più forte, quello tedesco. E così vale per la NATO e gli interessi dell’imperialismo statunitense.

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Gli status symbol sono appesi sempre più in alto per le classi medio-alte, e questo accade non immeritatamente. Ed è solo l’inizio.

Non basta essere proletari o precipitati in una condizione proletaria per avere una coscienza di classe proletaria. L’una è condizione dell’altra, ma non è condizione sufficiente.

Non basta essere critici del capitalismo, o anche anticapitalisti, è necessario essere comunisti! Se vi dicono che il comunismo è fallito miseramente, dovete pensare che chi lo afferma è un miserabile bugiardo. Possiamo chiamare onestamente comuniste quelle società basate sulla penuria sistematica e su un imponente apparato burocratico che tutto decideva autoritariamente? Dopo il primo slancio rivoluzionario, che ebbe a sovvertire un sistema dispotico largamente premoderno, in quelle nuove formazioni sociali non è stato costruito nulla di più lontano dall’idea di socialismo e di comunismo.

La formazione in ciascuno di noi di una coscienza comunista è un processo di lotta, di lotta ideologica di classe, contro l’ignoranza, contro i riti, le false rappresentazioni e i vuoti concetti dell’ideologia borghese, quella a sostegno del “mercato” senza se e senza ma, che divide le persone, le spinge le une contro le altre, crea un inconciliabile antagonismo degli interessi, mente cercando di nascondere o giustificare tale antagonismo, corrompe tutti con la menzogna, l’inganno e l’ipocrisia. Contro l’egoismo e l’individualismo dell’ognuno per sé, contro la guerra degli uni e degli altri.

Per un processo di ricomposizione dell’insieme sociale e di trasformazione radicale dei rapporti sociali, di elaborazione di un progetto di costruzione collettiva e senza fine di una comunità evoluta, di una coscienza del NOI, di una volontà di classe ferma e strutturata: la comunità reale della rivoluzione comunista.

9 commenti:

  1. Già ai tempi del PCI la lettura e lo studio di Marx e dei classici del marxismo erano stati progressivamente abbandonati. Quella della sinistra è una morte lenta che arriva da lontano. Di questa morte vediamo oggi varie rappresentazioni grottesche nei personaggi che stanno ai vertici. Figure da Tardo Impero.

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    1. Rossana Rossanda, dirigente che il Pci conosceva direttamente molto bene dell’interno, nella sua autobiografia (La ragazza del secolo scorso) ebbe a scrivere:

      «Il marxismo era, sicuro, una filosofia [sic!] e se si vuole un umanesimo [ri-sic!!], ma non si poteva tirare in tutte le direzioni, fin fuori dalla sua origine, nella crudele estraneazione del modo di vivere e produrre nel capitale: né si poteva giocare allegramente Gramsci contro Marx, o addirittura Vico contro Gramsci. Eravamo sempre là, al crocianesimo di ritorno nella formazione del gruppo dirigente comunista» (p. 301).

      Rossanda, un monumento a confronto degli attuali lacerti. E del resto, rimarcava nella stessa pagina, Marx “nessuno lo leggeva”.

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  2. Perfetta la descrizione della poltiglia sociale che impedisce il “salto di binario”. Salto che provano a fare in Cina con un capitalismo di Stato:
    file:///C:/Users/FRANCO/Documents/MAONOMICS.html

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    1. https://diciottobrumaio.blogspot.com/2019/11/il-tempo-e-la-differenza.html#more

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    2. "La riduzione del tempo di lavoro a un minimo decrescente, per la società in generale e per ogni membro di essa, garantiti ovviamente i bisogni primari, costituisce una delle più essenziali differenze tra un sistema che ha lo scopo diretto di appropriarsi del tempo di lavoro eccedente e una società comunista".

      Questo è il punto d’arrivo. Ma ci vuole tempo per superare le resistenze derivanti da sedimentazioni e incrostazioni millenarie.

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  3. Son parole che mi commuovono ancora e te ne ringrazio.
    Eppure l’uomo non aspira affatto al bene comune, non è quello il fine più alto, allettante e pruriginoso, il pungolo che lo solletica o ferisce. Al massimo il suo egoistico surrogato è cercato per i propri congiunti e i pochi amici con cui solidarizza. Siamo una specie infame, che nella maggioranza non brilla né per intelligenza né per magnanimità ed ora, con lo spirito macerato in decenni di condizionamenti, alienazione, corruzione, inseguimento di idoli mediocri e velenosi, paralizzata ignavamente persino sotto la minaccia dell’autodistruzione.
    La verità è che il Comunismo alla fine si deve meritare.

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  4. QUANTO SEI BELLA PARIGI! 140MILA PERSONE IN PIAZZA CONTRO IL CAROVITA E PER L'AMBIENTE!

    Oggi decine di migliaia di persone hanno riempito le strade della capitale francese rispondendo alla chiamata di Jean-Luc Mélenchon , de La France insoumise e della NUPES. Una "Marcia contro il carovita e per un'azione climatica" che ha portato in piazza tantissime organizzazioni, comitati, associazioni, realtà sindacali, una marea di giovani, che ha mobilitato anche gli intellettuali e gli artisti, a partire dal neo Premio Nobel Annie Ernaux.
    I media hanno provato a oscurare la marcia, la polizia ha provato a disperdere la folla sparando gas lacrimogeni, sperando nell'effetto criminalizzazione, ma i manifestanti sono rimasti compatti. Macron avrà filo da torcere sia in Parlamento che nelle strade, perché "oggi è nato un nuovo Fronte Popolare che si prepara a esercitare il potere", come ha detto Mélenchon nel discorso finale.

    Un discorso in cui ha attaccato senza mezzi termini il capitalismo, ricordando che "Un'altra vita è possibile, una volta che ci sbarazziamo dello sfruttamento del profitto. Un altro mondo è possibile, liberato dal saccheggio del produttivismo capitalista. Possiamo farlo se vogliamo". Mélenchon ha battuto sul fatto che è iniziato "un ciclo mai visto nel nostro paese", "una congiuntura di mobilitazione popolare, mobilitazione sindacale e crisi istituzionale". Mercoledì ci sarà infatti uno sciopero generale chiamato dalle maggiori sigle, fra cui la CGT, per l'aumento dei salari e per il sostegno alla mobilitazione dei lavoratori che stanno bloccando le raffinerie.

    Un ottimo segnale per tutti quelli che in Europa non intendono mollare, piegandosi all'inflazione, ai salari da fame, al cambiamento climatico che distrugge i nostri territori.

    Abbiamo molto da imparare dai nostri cugini francesi.

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    1. Abbiamo molto da imparare, tuttavia Mélenchon è un bluff

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