venerdì 7 gennaio 2022

Maurizio Sarri: “Il re è nudo”

 

Sarri, allenatore di una squadra di calcio di serie A: «Se il covid è considerato un’influenza, chi non ha la febbre gioca. Va fatta una scelta. Siamo rimasti a metà strada per mandare avanti la baracca, siamo in mano alle Asl con decisioni diverse da una regione all’altra. Se è qualcosa di estremamente pericoloso si deve fermare il paese, non solo il calcio. Se si declassa a influenza, chi ha la febbre sta a casa e chi non ha la febbre gioca» (AdnKronos, 6 gennaio).

Quanti giocatori di calcio, ma anche di altri sport, suddivisi per categoria ed età, sono risultati positivi al virus? Quanti hanno avuto bisogno di cure ospedaliere, di terapie intensive, quanti ne sono morti, quanti dopo essersi negativizzati hanno avuto conseguenze di lungo corso, sono vaccinati e con quali conseguenze eventuali, quanti dei vaccinati si sono infettati, eccetera?

Dubito che esistano dati disponibili al riguardo, per qualsiasi disciplina sportiva e categoria alla quale appartengono gli atleti. Di là della solita incompetenza, sciatteria e menefreghismo, è lecito sospettare che dopo 23 mesi vi sia un interesse affinché questi dati non siano raccolti, sistematizzati e poi resi pubblici? È vero, ci sono sempre i tarocchi.

Del resto, parlando di calcio, quale rilievo ha avuto la notizia che già a marzo 2021 più di 6.500 lavoratori erano morti nei cantieri dei Mondiali in Qatar?

È evidente che la domanda del sig. Sarri non è peregrina. Però non troverà risposta, poiché nessuno s’azzarderà a dire che per i calciatori i ricoveri sono praticamente inesistenti, gli aggravamenti pochi, gli esiti fatali nulli. Si troverà un escamotage, sicuramente.

Ciò che vale per gli atleti, dovrebbe valere a rigor di logica per qualsiasi altra categoria professionale e lavorativa, così per molte situazioni sociali in cui avviene la trasmissione del contagio e di cui non sappiamo nulla: chiese, bar e ristoranti, discoteche, supermercati, ospedali, palestre, teatri, stadi, eccetera. A quando il riconoscimento facciale per i vaccinati?

Il problema, più che il virus, è dato dal fatto che chi decide non vive la realtà di tutti gli altri. Gente che si alza troppo tardi il mattino, che non prende i mezzi pubblici, soprattutto che ha uno stipendio garantito. Basti pensare a cosa è previsto per gli alunni che sono stati a contatto con un alunno positivo. Per non dire dei vaccini ai bambini, follia pura.

Il re è nudo, zampetta da una tv all’altra e sta pensando di esibirsi a Sanremo.

P.S. : attenzione, da quando hai cominciato a leggere questo post, potrebbero essere state adottate nuove misure di “contenimento”.


6 commenti:

  1. Tutto giusto, ma troppo soft. Ripeto con pedanteria il mio ragionamento. Si è mai visto, nell'ultimo secolo, un prodotto di largo consumo che vendesse per miliardi di dollari senza spese di marketing? Risposta: solo uno, il vaccino Covid. Ciò può significare solo una cosa: le spese di marketing ci sono, ma sono occulte.

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  2. Ho visto la stessa intervista mentre pranzavo e ho pensato, a mandibola mezza giù.. "l'ha detto davvero?" E poi ho aperto il tuo blog :)

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    1. c'è bisogno di ripensare tutto perché questa variante non ha lo stesso impatto delle prime e poi stanno arrivando nuovi farmaci e i vaccini fanno la loro parte, anche se, come già detto, non è pensabile di vaccinare una o due volte l'anno 50 mil. di persone

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  3. Gentile Peperin, le mie mandibole sono diventate mobili come quelle di Franco Franchi

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