Circola l’idea, tra gli attori del metaverso parlamentare, di far eleggere alla prossima tornata il PdR direttamente dal “popolo”. Mi piace quando pronunciano questa parolona, sembra ti regalino 100 euro di tasca loro. Anche se la più esilarante locuzione di questi tossici perditempo è: “stiamo lavorando”.
Alle ultime elezioni regionali e amministrative la metà degli elettori non s’è voluta sporcare le mani. Piacerebbe sapere l’astensione tra gli under 35. Non gli resta che includere la mitologia elettorale come requisito per il green pass. Ma non voglio suggerire, che poi magari gli esperti di marketing digitale ci collegano davvero l’app per l’elezione del PdR, aprendo una gara su App Store.
Affidare a un algoritmo il compito di determinare per quale candidato alla PdR si dovrebbe votare alle elezioni presidenziali è un gioco rischioso. Non si dovrebbero trascurare le conseguenze di un voto via app nell’universo ultraliberale delle nuove tecnologie in riferimento ai dati personali, ma soprattutto sarebbe rischioso per “loro”. Si sa mai che con quelle diavolerie elettroniche potrebbe sortire qualcosa di inedito come PdR.
Io, per esempio, avrei il “profilo giusto” per il Quirinale. Già nel febbraio del 2014, in un discorso che tenni alla Camera, dimostrai chiarezza d’analisi e fermezza di principi.
In caso d’elezione, nel discorso d’investitura citerei le parole di un galantuomo borghese e moderato come fu Francesco Saverio Nitti: Non credo che la classe dominante possa volontariamente spogliarsi dei propri privilegi. Voglio dunque che coloro che sono in basso si organizzino e lottino, e che le riforme siano fatte non solo per il popolo, ma mediante il popolo.
Saprei dire qualcosa di serio anche oltre Tevere senza che i preti eccepiscano alcun pregiudizio, sacre Scritture alla mano. E anche di là delle Alpi e oltre Atlantico, sempre carte alla mano, direi ciò che sarebbe finalmente giusto rinfacciare a dei delinquenti.
Dite che servirebbe a poco? E però smuoverebbe un po’ lo stagno e scaccerebbe l’insulsa monotonia nella quale ci tengono stretti.
Poi farei come il primo presidente, provvisorio, che pur monarchico era tuttavia un galantuomo, il quale non volle mai mettere piede al Quirinale, vivendo in un modesto appartamento (*).
Tuttavia, tranquilli, sono solo fantasie alle sei del mattino. Gli Zuckerberg di domani “stanno lavorando” instancabilmente per progettare le protesi digitali che ci garantiranno una vita connessa al 100%, senza preoccupazioni di nessun tipo, anche quelle relative al cosiddetto “dovere democratico” di votare, e soprattutto senza la necessità di pensare. Una sola app si occuperà di tutto.
(*) Ebbe però a collaborare col fascismo, per esempio fece parte delle Commissioni preparatorie del Codice Rocco (R. Zangrandi, Il lungo viaggio attraverso il fascismo, p. 351).
Il secondo presidente, un economista borghese, sempre defilato durante il fascismo e che “non aveva mai partecipato in vita sua ad alcuna lotta veramente politica, se non come uomo della Monarchia” – secondo le parole di un suo autorevolissimo compagno di partito e vicino di seggio in Parlamento – era divenuto famoso per la sua parsimonia. Come ministro delle finanze minacciò tagli a destra e a manca, tagliando però sempre dalla stessa parte (serve specificare quale?). Nel 1948, la sua conversione fu istantanea, da “italiano più monarchico” a più alto rappresentante della repubblica. Ed essendo monarchico il distacco dalla monarchia gli riuscì bene, ma non quello dai fasti e dalle spese tipiche di quei regimi. Infatti, eletto presidente della repubblica, andò ad abitare al Quirinale, succedendo alla monarchia anche nello sfarzo dei riti e dei costumi, senza tema del ridicolo (come del resto i suoi successori).
Nonostante le distruzioni del conflitto bellico e la miseria nera in cui versava il “popolo sovrano” di allora, la dotazione presidenziale fu di 180 milioni l’anno (escluse le spese del segretario generale della presidenza che rimanevano a carico del bilancio dello Stato), più un milione al mese quale assegno personale (ognuno se vuole può calcolare secondo il coefficiente ufficiale Istat di rivalutazione). Lo stipendio medio mensile di un operaio non superava le 20-25mila lire. Insomma si trattava di un appannaggio enorme “e senza alcun paragone coi maggiori assegni dei presidenti della repubblica di paesi meno poveri o assai più ricchi di noi”, ebbe a scrivere allora un ex presidente del consiglio.
Al Quirinale il presidente parsimonioso si ritrovò tra decine di corazzieri e staffieri, ereditati dal precedente regime, e tra uno stuolo di servitori in livrea rossa e blu (le stesse uniformi dei Savoia), impiegati, funzionari e faccendieri. Una vanità burlesca e dispendiosa che superava quella del precedente monarca. Nel tempo le cose sono andate peggiorando, il numero dei “dipendenti” è aumentato (oltre 700) e le spese sono cresciute senza eguali nel mondo, cioè centinaia di miliardi di lire che solo l’escamotage dell’euro riduce, in milioni, a tre cifre (il Quirinale oggi ha un appannaggio di 224 milioni di euro, vale a dire circa 450 miliardi di lire l’anno).
L’apposita commissione parlamentare, ai tempi di Luigi Einaudi (chi oggi oserebbe?), ebbe ad ammonire: «Il Presidente di una repubblica democratica fondata sul lavoro non ha bisogno di attingere il suo prestigio al fasto che si accompagna alle corti». Ma è giustappunto perché si tratta di una repubblica fondata sul lavoro (altrui) che gli attuali monarchi e le relative corti possono vivere alla grande e a sbaffo.
Quindi, se si vuole risparmiare, l'unica è mandarci Giuliano Amato.
RispondiElimina"Vorrei che non lo si ricordasse solo per aver aderito alle Br - ha spiegato Davide Steccanella, avvocato e profondo conoscitore degli Anni di piombo -. Era un operaio e come molti altri della sua generazione fece quella scelta che pagò con anni di carcere. Era una persona generosa e moralmente retta".
RispondiEliminahttps://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2022/01/28/morto-lex-brigatista-corrado-alunni_cb96cd60-5cd0-4c00-9426-5ce0106376c6.html
non solo brigatista, ma anche.
Eliminanon scelse di pagare col carcere, gliela fecero pagare.
Grazie per il breve commento.
EliminaBuona serata.