martedì 15 settembre 2020

Volevamo la rivoluzione


Siamo nel mezzo di due epoche e di due mondi, e non alle prese di una semplice trasformazione di ciò che è sempre esistito. Pertanto sarebbe il caso di non insistere su ciò che ci sarebbe da riformare del vecchio mondo, posto che non è realistico riformare un mondo che ci sta lasciando in eredità vecchie contraddizioni sul piano economico, sociale e geopolitico.

Volevamo la rivoluzione, ed essa è già qui da un pezzo. Non l’ha fatta il proletariato, alias la classe media occidentale, che anzi l’ha dovuta in gran parte subire e ne scopre ogni giorno l’essenza più tragica, come quando si perde il proprio lavoro; non l’ha voluta nemmeno la borghesia, che però vi si è adattata come sempre con furbizia traendone ogni vantaggio possibile.

Sarebbe sbagliato credere che si tratti solamente di una rivoluzione tecnologica che ci consente di comunicare e scambiare in tempo reale, di produrre in nuove forme e con altri alfabeti. Giustamente è stato osservato che si tratta di una rivoluzione antropologica. Come lo è stata, per esempio, quella tra il passaggio dal nomadismo alla stanzialità.

Per certi aspetti è una rivoluzione ancora più profonda e originale, poiché mette in discussione il ruolo stesso dell’umano nella società e nel mondo. Una rottura inedita rispetto a tutto il nostro passato storico.

Si apre un tempo incerto nel quale tutto può accadere. Spetterà alle circostanze, cioè al caso, decidere e favorire una cosa o l’altra; nel novero del possibile, ovviamente, il quale non accade mai necessariamente, ma secondo legge. Gli uomini possono adoperare tali leggi a proprio vantaggio. Ecco perché hanno ancora un ruolo, che non può essere delegato a nessuna “macchina”, per quanto possa simulare di essere “intelligente”.

1 commento:

  1. Ben detto! Solo che in questo caso quando si parla di uomini in modo generico si lascia in ombra il ruolo dell'organizzazione formale e depositaria dell'intelligenza storica e politica, ossia il partito, altrimenti si sconfina nell'anarchismo e nell'operaismo. GS

    RispondiElimina