Non sono tra coloro che negano il cambiamento climatico in atto (i processi di questo tipo in alcune epoche accelerano), l’ampia fusione dei ghiacciai e del permafrost, eccetera. E anche le piogge di tipo tropicale mi paiono un’evidenza. Insomma non comprendo come si possano negare fenomeni evidenti e misurabili. E tuttavia constato che il livello della laguna veneta, almeno al mio occhio, non sembra aumentato negli ultimi decenni, oppure è aumentato di pochissimo. Questa estate osservavo che, nonostante l’erosione delle spiagge causata dalle mareggiate, il livello del mare con il colmo di marea raggiunge i piloni di una diga frangiflutti alla stessa altezza di 50-60anni fa. È possibile che mi sbagli, ma ho l’impressione che l’innalzamento del livello del mare nell’alto Adriatico non sia finora così clamoroso. Insomma c’è tutto il tempo per tentare ad libitum l’erezione del Mose.
Quanto alle piogge a carattere tropicale, leggo queste osservazioni di Stendhal risalenti a 204 anni or sono riguardo Milano:
Novembre: “Sarei dovuto arrivare a Milano il 1° settembre, avrei evitato le piogge tropicali”.
“Quanto agli acquazzoni tropicali, come quelli di questi giorni, appena uno ha fatto venti passi, è bagnato come se si fosse gettato nel canale”.
6 dicembre: “Questa sera pioveva spaventosamente”. Eccetera.
Va ricordato che Stendhal aveva soggiornato a lungo nel nord Europa e partecipato alla ritirata di Russia.
Potrei riportare le osservazioni, riguardo le piogge torrenziali e la regolare inondazione stagionale di Pechino, redatte circa 150 anni fa dalla moglie di un ambasciatore italiano. Insomma ricavo l’impressione che, pur non negando l’accelerazione assunta negli ultimi decenni da certi fenomeni climatici, ci si dimentichi che anche in antico la natura aveva i suoi scatti d’umore. E poi dobbiamo considerare che nulla è per sempre, che anche noi lasceremo questo mondo nel tempo breve, e il Sole nel lungo finirà per trasformarsi in una delle palline con le quali gli dèi giocano a golf.
ma tu, cara, non senti più caldo?
RispondiEliminaNon vedi qual era il colore delle acque nel tuo amato Canaletto?
E' l'inquinamento industrial-borghese il vero problema, inedito.
Circa 4 mld e mezzo di anni,gli ottimisti per natura molto,molto meno!
RispondiEliminacaino
È un post per niente... scientifico.
RispondiEliminaMah!
da quando sensazioni ed emozioni debbono essere ... scientifiche?
Eliminadevi essere un tipo che si emoziona solo a fine mese, io almeno tre volte ogni giorno
Salve.
RispondiEliminaPurtroppo il caso dell'anno 1816 è proprio quello da evitare nel confutare, anche scherzosamente, gli allarmisti del cambiamento climatico: difatti il 1816 viene chiamato dai climatologi "l'anno senza estate" per gli effetti che produsse in molta parte d'Europa la straordinaria eruzione del vulcano indonesiano Tambora l'anno precedente (dunque una causa naturale certa, a differenza del nostro tempo), tra i quali effetti vengono anche annoverati la stesura del "Frankenstein" di M. Shelley in una competizione indoor tra scrittori, la nascita della bicicletta, la creazione di dipinti romantici dai toni crepuscolari (Turner, C.D. Friedrich).
Per quanto ne so la Cina ha condizioni climatiche mediamente insopportabili per chi viene dal Mediterraneo (si vedano i dipinti tradizionali dei paesaggi cinesi, brumosi e uggiosi). Penso che le osservazioni impressionistiche servano a poco: ad es. vivo in una cittadina costiera del basso Adriatico ma non deduco nessuna regola globale dall'insabbiamento del porto, riconosco solo l'inerzia dell'amministrazione comunale.
Osservo infine che l'ultimo periodo potrebbe essere usato da chiunque (in particolare dagli adolescenti) per avere sbrigativamente ragione della controparte.
[Peppe]
ma sì, la faccenda del vulcano è molto nota, e così i relativi luoghi comuni. Stendhal a milano è vissuto una vita e di quel clima ne parla come di una costante. mi pare che non si sia colto il tono leggerissimo di questo post. ormai su qualsiasi argomento si è divisi in fazioni nettissime, e guai lasciarsi andare anche solo un poco. poveri orsi bianchi, ma ogni tanto rilassiamoci.
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