Ieri, prima di salire a bordo dell’Air Force One per Kenosha, nel Wisconsin, Trump ha ribadito ai giornalisti le sue condizioni richieste per TikTok – l’app di condivisione video con 100 milioni di utenti attivi nel paese – per continuare a operare negli Stati Uniti. L’azienda cinese ByteDance ha tempo fino al 15 settembre per vendere TikTok a un’azienda americana.
La capacità principale, e il valore, di TikTok non sta solo nella sua capacità di analizzare il comportamento precedente degli utenti e di fornire contenuti specifici per i loro interessi, che sono personalizzati e convincenti e consentono agli utenti di visualizzare il proprio feed per periodi di tempo sempre più lunghi. È la capacità di TikTok di prevedere il comportamento futuro il Santo Graal delle entrate pubblicitarie sui social media.
È la padronanza del “deep learning” di TikTok che ha reso la piattaforma un successo. Non è una semplice applicazione di video meme per bambini. La possibilità che le aziende americane possano acquisire questi sistemi avanzati a una frazione del loro valore di mercato e senza doverli sviluppare da zero, rende l’acquisizione di TikTok una proposta particolarmente interessante.
Perciò entra in gioco il bullismo economico e la manipolazione politica e mediatica statunitense. Immaginiamoci se un’azienda americana fosse costretta da Pechino a una simile cessione forzata. Attentato alla libera impresa e al mercato! Come cambiano le posizioni dei media e, a strascico, quelle dell’opinione pubblica secondo gli interessi in gioco. Con una opportuna campagna mediatica vi sarebbero milioni di volontari pronti ad immolarsi per la propria bandiera, da una parte e dall’altra.
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Sul fronte del Mediterraneo, notizie per gli ottimisti (ce ne sono ad oltranza). Come si ricorderà, giovedì scorso i jet turchi F-16 hanno bloccato gli F-16 greci al largo di Creta dal sorvolo delle zone contese del Mediterraneo orientale dove la Turchia sta perforando petrolio e gas. A luglio, flottiglie navali greche e turche si sono dirette l’una verso l'altra, evitando uno scontro solo all'ultimo momento quando Berlino è intervenuta, chiamando Ankara e ordinando alle navi turche di cambiare rotta. Le tensioni si sono intensificate in agosto, quando la Francia ha inviato due navi da guerra e jet Rafale per sostenere la Grecia.
Il giorno dopo, la riunione dei ministri degli esteri dell’Unione europea a Berlino ha segnato un ulteriore cambiamento verso una posizione più aggressiva, sostenendo la Grecia contro la Turchia. Dopo l’incontro, il capo della politica estera dell’UE Josep Borell ha dichiarato: “Siamo chiari e determinati nel difendere gli interessi dell’Unione europea e la solidarietà con la Grecia e Cipro. La Turchia deve astenersi da azioni unilaterali”. Misure restrittive e ritorsive più ampie nei confronti della Turchia potrebbero essere discusse al Consiglio europeo del 24-25 settembre. Quando ci sono in gioco cospicui interessi economici la UE batte un colpo. E la Francia non è da meno, come ci ricorda il groviglio libico.
Lo stesso giorno, il presidente Macron ha lanciato la sua minaccia paragonando gli schieramenti francesi in Grecia alla politica della “linea rossa” che ha visto Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti bombardare la Siria.
Macron ha detto che la sua politica si basa sulla convinzione che l’azione militare aggressiva sia l’unica via da seguire: “Quando si tratta di sovranità mediterranea [ossia francese], devo essere coerente nei fatti e nelle parole. Posso dire che i turchi ci considerano e ci rispettano. Quello che ha fatto la Francia quest’estate è stato importante: è una linea rossa politica. L’ho fatto in Siria”. Dal canto suo il ministro degli esteri Di Maio ha fatto sapere di aver dato disposizioni per l’acquisto di 400 mila elmetti e altrettanti tubi di creme solari.
I funzionari turchi hanno risposto avvertendo che la politica greca sostenuta dall’UE potrebbe provocare la guerra. Hanno citato le minacce del primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis di espandere la zona economica esclusiva della Grecia da 6 a 12 miglia, comprese le isole greche direttamente al largo della costa turca, e riferiscono che la Grecia sta rafforzando le sue forze di terra su queste isole.
“Questo sarebbe motivo di guerra, un casus belli”, ha dichiarato il ministro degli Esteri turco Mevlüt Çavuşoğlu, mentre il vicepresidente Fuat Oktay ha detto: “Se non è motivo di guerra, che cos'è?”. Già, se questo stato di cose non minaccia guerra, che cos’è? La parola agli ottimisti.
A proposito di ottimisti...
RispondiEliminaDiceva il buon vecchio di Treviri.."Appunto perché non era nulla,egli poteva significare tutto,fuorché se stesso "
Nap3, prima di Sedan era ottimista,appunto!
E a proposito dei rappresentanti "democratici " dei piccoli borghesi :"...è il fatto che la loro intelligenza non va al di là dei limiti che il piccolo borghese stesso non oltrepassa nella sua vita.
Non resta da chiarire se il "piccolo borghese" mediamente ,oggi, è un ottimista o forse solo "spera".
Il modello italico ,spera sempre nello "stellone".
E così sperando, muore...!
caino
ottimismo e pessimismo sono nel novero dei sentimenti soggettivi, non dell'oggettività
EliminaPer segnalarle un refuso: notizie per gli ottimisti (c’è ne sono ad oltranza); ce ne .....
RispondiEliminaSaluti.
AG
premesso che sono l'ultima persona che può dar lezioni:
Eliminase dopo il "ne" è presente il verbo essere (es. sia, sono, furono, fossero) non va utilizzato il "n'è" con apostrofo e accento perché sarebbe una ripetizione del verbo essere.
cmq segnalazioni sono benvenute, grazie
quando si gioca col fuoco....basta una scintilla.
RispondiElimina"ce ne sono", questa è la forma corretta. Per il resto ho solo da imparare visitando questo blog. ( Un altro Anonimo)
RispondiEliminaho corretto, grazie ad entrambi
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