giovedì 24 settembre 2020

Operazione San Gennaro

 

Tutti sappiamo quanto siano devoti in generale i napoletani a san Gennaro. Dubito siano in molti invece a sapere che quel santo fu a suo tempo oggetto di ostracismo da parte sia dei Borbone che degli ecclesiastici locali, con l’accusa, gravissima, di parteggiare niente meno che per i “giacobini”, vale a dire per i repubblicani, i bolscevichi ante litteram. Di punto in bianco fu sostituito con sant’Antonio!

Il fatto trova menzione in diverse fonti, anche letterarie. Per esempio il gustoso episodio è ricordato da Stendhal, che descrive anche le atrocità cui furono sottoposti i repubblicani dalla regia canaglia, e riportato per esteso nel quarto volume de I Borboni di Napoli di Alessandro Dumas (ediz. 1862, pp. 49-50):

«S. Gennaro cui il miracolo erasi operato due volte con segni non equivoci di simpatia – la prima volta in favore dei francesi, la seconda volta in favore dei repubblicani – fu, grazie al Cardinal Ruffo, interamente detronizzato da S. Antonio, che come abbiamo detto, aveva il giorno della sua festa scoperto la congiura dei lacci. Già avendo perduto per tre quarti la sua popolarità, non faceva misteri di un ultimo impulso per far cadere S. Gennaro dall’alta posizione che erasi acquistata a Napoli e che conservava da trecento anni.

D’altronde il [17]99 era l’epoca dei detronizzamenti. La Francia aveva cacciato dal trono Iddio, Napoli poteva bene detronizzare S. Gennaro».

Il racconto di Dumas prosegue con dettagli ancor più esilaranti:

Quest’ultimo impulso fu dato dagli stessi impiastracarta che avevano dipinto l’apparizione di S. Antonio al Cardinale [Ruffo]; esposero un gran quadro nel quale S. Antonio, armato di verghe, flagellava S. Gennaro, fuggendo con una bandiera tricolore in una mano e nell’altra il famoso fascio di corde destinate ai lazzaroni [sottoproletariato locale].

I lazzaroni si recarono in massa alla cappella di S. Gennaro, la saccheggiarono dapprima, poi presero il busto del Santo, gli posero una corda al collo, lo trascinarono sul molo e lo gettarono in mare; Sant’Antonio fu eletto protettore di Napoli in sua vece.

Ma il curioso della cosa fu che un decreto reale sanzionò!questa sentenza dei lazzaroni, e con questo decreto S. Gennaro fu degradato dal suo uffizio di capitan generale dell’esercito Napolitano, di cui godeva l’assegnamento, mentre il Re non n’era che luogotenente; fu posto il sequestro sul suo tesoro e sopra i suoi beni di cui il Re s’impadronì senza scrupolo, osservando bene di non trasmetterli, come fosse stato giustizia, al suo successore S. Antonio.

L’operazione san Gennaro, degna della commedia napoletana, alla fine si concluse, manco a dirlo, con l’espropriazione del tesoro che finì nelle tasche di Ferdinando IV e probabilmente del suo entourage. Quanto alle atrocità cui andarono incontro i repubblicani, sulle generali sono raccontate da Stendhal, che tuttavia avverte il lettore di aver “soppresso con cura nel corso di questo racconto i particolari atroci”. Soggiungendo: “Robespierre non era stato l’amico della maggioranza delle sue vittime; le immolava ad un sistema probabilmente falso, ma non alle sue piccole passioni personali” (Roma, Napoli e Firenze, Laterza 1990, pp. 228-33).

Per chi volesse approfondire i motivi del fallimento della rivoluzione napoletana del 1798- 99, che chiariscono molto della sempinterna questione meridionale, consiglio un libro, scritto assai bene, da uno storico mite e simpatico che ebbi la fortunata occasione di conoscere e apprezzare più di quarant’anni fa: Angelantonio Spagnoletti, Storia del Regno delle due Sicilie, Il Mulino, 1997.


3 commenti:

  1. ...interessante anche: http://www.nuovomonitorenapoletano.it/index.php?option=com_content&view=article&id=157:num-i-2-febbrajo-1799&catid=40
    maurix

    RispondiElimina