Sul Domenicale di oggi, Mephisto Waltz lancia un grido di dolore per il protrarsi della chiusura dei grandi teatri d’opera, come il Metropolitan di New York, la Civic Opera House di Chicago, la Los Angeles Opera, la Canadian Opera Company, eccetera.
A riguardo dell’Europa, scrive: “... non sta meglio anche se in Italia i teatri si industriano nell’inventare soluzioni innovative. [...] Il Covid ha messo in luce una genia di ciarlatani, che all’unisono, nei troppi talk show, ce la cantano a modo loro senza alcun rispetto per l’intelligenza di chi ascolta. [...] In campo musicale non parliamo delle difficoltà per i giovani talenti, quando artisti e cantanti celeberrimi, direttori d’orchestra e solisti che da sempre vivono di cachet si trovano ora al palo. [...] Tanto è stato strombazzato e promesso, ma se il buongiorno si vede dal mattino crescono i dubbi sul come e quando la manna promessa arriverà”.
L’annuncio del Metropolitan Opera che cancellerà la sua intera stagione 2020-2021 è l’ultimo e più clamoroso effetto dell’impatto devastante dell’isteria pandemica sull’opera dal vivo e sui concerti. L’isteria è sostenuta anche dai più bassi motivi della campagna elettorale per le presidenziali, come del resto il grande clamore suscitato per gli episodi di razzismo, come se questi fossero una novità negli Usa e un fatto più crudo del solito.
Il Met, con un budget annuale di oltre 300 milioni di dollari, è la più grande organizzazione dello spettacolo stabile di qualsiasi tipo negli Stati Uniti e nel mondo. L’annuncio significa che il teatro dell’opera, situato al Lincoln Center di New York, rimarrà buio per almeno altri 12 mesi. Mille dipendenti sono in congedo non retribuito da marzo.
Con questa chiusura storicamente senza precedenti, la direzione del Met sta riconoscendo che la stragrande maggioranza del suo pubblico, terrorizzata dai media, non tornerà a teatro. Anche se i tassi d’infezione da coronavirus sono rimasti bassi a New York durante l’estate, e pur considerando che la positività al virus in genere non dà luogo a malattia o presenta lievi sintomi nella popolazione meno anziana e in cui sono assenti gravi e plurime patologie pregresse.
L’impatto isterico di questa pandemia, non più grave di quella aviaria del 1957-60, anche sul mondo della musica classica è stato dirompente. La New York Philharmonic, sempre al Lincoln Center, presenta ancora un programma per una stagione abbreviata, a partire dal prossimo gennaio, con la Quinta Sinfonia di Prokofiev, ma la Filarmonica ha annunciato che nelle prossime due settimane farà sapere sui suoi piani futuri.
Meno di un mese fa, la Columbia Artists Management, l’agenzia internazionale di talenti musicali che ha gestito le carriere di personaggi come Leontyne Price, Elisabeth Schwarzkopf, Renata Tebaldi, Mario Lanza, Jussi Björling, di pianisti come Vladimir Horowitz, Maurizio Pollini, Arturo Benedetti Michelangeli e Van Cliburn, di violinisti come Jascha Heifetz, Yehudi Menuhin e Tossy Spivakovsky e di direttori come Leonard Bernstein, Herbert von Karajan e Otto Klemperer, ha annunciato che stava chiudendo.
In Europa, come detto, le cose vanno un po’ meglio, ma basterà ancora qualche giorno d’isteria veicolata dai media, con la fregola di giornalisti e virologi per un nuovo lockdown totale, e così anche i programmi della Scala e dell’Opera di Stato di Vienna verranno cassati. Va inoltre tenuto conto anche della miriade di piccole e medie sale e di teatri che danno lavoro a decine di migliaia di professionisti e che a causa dell’esagerato e volgare clamore mediatico hanno perso il lavoro.
Le trasmissioni online di concerti registrati a suo tempo sono un vantaggio per gli ascoltatori (*), ma non sostituiscono le esibizioni dal vivo, e soprattutto i musicisti, i cantanti e le maestranze addette sono da molti mesi senza un reddito regolare, e non si può certo vivere con le elemosine di Stato, in tendenza con quanto sta avvenendo da anni per far fronte alla disoccupazione strutturale di massa. Intanto il virus si sta prendendo la sua rivincita, facendosi beffe di chi crede di poterlo fermare con lo stratagemma del lockdown totale.
(*) Possiamo ascoltare la Berlin Philharmonic con le otto straordinarie esibizioni dal vivo dell’intero ciclo di 32 sonate per pianoforte di Beethoven del pianista Igor Levit, a meno di non preferire l’ascolto della Gruber e dei suoi tirapiedi (ricordiamoci l’entusiasmo di Cairo per i profitti di La7 derivanti dalla situazione epidemica).
Come è possibile verificare qui https://www.operan.se/en/calendar/?filter=&month=2021-02-27, l'Opera Reale Svedese registra il tutto esaurito per tutte le opere fino a gennaio compreso. Quasi quasi, vado il 5 e 6 febbraio (Tosca e Salome). Prezzi popolari.
RispondiEliminaCom'è noto svedesi e svizzeri sono degli sconsiderati prossimi a una ecatombe
EliminaMa serio?
Eliminati metto le faccine?
EliminaAnonimo, se vuoi venire ti porto. Ma devi uscire dall'anonimato.
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