L’11 settembre 1920, Sacco e Vanzetti furono
incriminati per la rapina di South Braintree, accusa che li porterà sette anni
dopo sulla sedia elettrica, seppure palesemente innocenti. Il 16 settembre, una
potente bomba esplose a mezzogiorno davanti a Wall Street. È il periodo della Paura
rossa (Red Scare), la strategia della tensione ante-litteram fomentata negli
Stati Uniti, tra il 1918-1920, in concomitanza con i grandi scioperi (compreso
il primo sciopero generale), i disordini di un nazionalismo esasperato, le rivolte
razziali e i movimenti “nativisti” anti-immigrati.
La bomba era collocata in un carro trainato da cavalli, composta da circa 50 chili di dinamite e alcuni quintali di chiodi. Esplose verso mezzogiorno, trenta persone morirono nello scoppio, altre sei in seguito, 143 sono rimaste gravemente ferite, altre centinaia con esiti meno gravi. La maggior parte delle vittime erano impiegati. La Borsa interruppe ovviamente le contrattazioni.
I responsabili dell’attentato non furono mai individuati. Fu accusato un immigrato italiano, tale Mario Buda, da Savignano sul Rubicone, nel frattempo fuggito in Messico. Rientrato in Italia lavorò per conto dell’Ovra, il servizio spionistico del regime. Buda, morto nel 1963, si dichiarò sempre innocente.
Fu il periodo dei Palmer Raid e dell’ascesa di un certo J. Edgar Hoover, in un paese con marcati tratti reazionari, razzisti e classisti, con un fanatismo religioso aggressivo e la solita copertura mediatica. Un periodo storico poco conosciuto, come tutto ciò che riguarda la storia statunitense non filtrata da Hollywood.
I prudentissimi Morison e Commager, nella loro Storia degli Stati Uniti d’America, non fanno cenno dell’attentato, e però su quel periodo non possono esimersi dall’esprimersi così:
«Tanto perfetta sembrava quella civiltà, dominata dal mondo degli affari, a coloro che ne godevano i benefici, che risultava loro difficile capire come mai gente dabbene potesse trovarla in difetto, e le recriminazioni venivano ascritte a malignità o a mancanza di patriottismo. Nessun buon americano, pensavano, poteva criticare gli Stati Uniti; l’atteggiamento critico era già in sé un segno di antiamericanismo. Il nazionalismo, esaltato durante la guerra, assunse ora un aspetto di speciale virulenza. Si manifestava in un’incredibile varietà di modi: nella revisione della storia e dei relativi libri di testo, nell’ingiunzione agli insegnanti di pronunciare giuramenti di lealtà, nel diniego della cittadinanza ai pacifisti, nella deportazione degli stranieri, nella soppressione delle agitazioni economiche attraverso leggi contro il sindacalismo e contro gli anarchici, nell’epurazione dei corpi legislativi [venivano espulsi i rappresentanti socialisti] e di altre organizzazioni, nella denuncia dello spirito liberale nelle arti e in letteratura, nel rendere inoperante la difesa dei diritti umani sia nell’ambito dei singoli stati e nell’organismo federale» (vol. II, La Nuova Italia, 1961, p. 750).
Tutto ciò non rende ancora l’idea di ciò che
accadde concretamente in quella nazione che amava e ama rappresentarsi come il
faro della libertà e dei diritti umani.
Cosa sono i "movimenti nativisti anti-immigrati" ?
RispondiEliminaGrazie buona giornata
GS
https://www.corriere.it/lettere-al-corriere/16_novembre_25/UNA-BREVE-STORIA-DEL-NATIVISMO-AMERICANO_4767c09a-b2e7-11e6-8c2b-10dff319d9b4.shtml
EliminaGli atti di repressione negli USA ci ricordano sempre chi furono coloro che s'intestarono la costituzione ("We the people") ed i loro eredi. Grazie per il ricordo degli eventi (Peppe)
RispondiEliminaE di questo massacro
RispondiEliminahttps://www.ilpost.it/2020/07/05/tulsa-massacro-usa-steve-kerr-watchmen/
gli storici raccontano?