venerdì 6 febbraio 2015

L'imperialismo


Dalla loro formazione non c’è stato quasi nessun paese del mondo che in qualche modo non sia entrato in conflitto con gli Stati Uniti d’America. L’attuale disputa tra Mosca e Washington sulla questione Ucraina mi ricorda in qualche modo la guerra angloamericana del 1812, oppure quella ispano-americana, non la prima davvero che segnasse la scelta della loro espansione mondiale. Furono le guerre commerciali che portarono ai conflitti militari.

Infatti, in radice la dottrina espansionistica era dettata dalla logica del capitalismo liberistico, quella di allargare il mercato per i propri prodotti, per collocarne le eccedenze, soprattutto agricole, e garantirsi la prosperità contro le periodiche crisi di sovrapproduzione, dunque risolvere l’instabilità sociale e mantenere il potere politico nelle salde mani dell’oligarchia venale.



La scintilla che diede fuoco ai conflitti commerciali e diplomatici sul finire del XIX secolo, fu proprio la grave depressione economica degli anni Novanta che seguiva la crisi del 1865-’66 e la depressione iniziata nel 1869.  Ciò li portò a perorare una legislazione che desse impulso alla costruzione, oltre al già esistente ed efficiente sistema di trasporti interno (*), ad una numerosa flotta commerciale e una potente marina militare basata su incrociatori corazzati (**).

Naturalmente avevano bisogno di acquisire basi navali e porti in posizione strategica per il rifornimento di carbone e altri materiali. Altrimenti a cosa sarebbero servite, per esempio, le Hawaii, per il surf? Dopo di che ci pensarono le così dette politiche di reciprocità a fare il resto (oggigiorno hanno solo cambiato nome), di modo che, per esempio, i paesi dell’America latina, da esportatori netti verso gli Stati Uniti ancora nel 1880, divennero in breve tempo importatori netti dei prodotti Usa.

*

Da questa necessità deriva la politica estera americana e la forma della loro mentalità che chiamano “liberale”. Tutto ciò che non si assoggetta a tale disegno strategico e all’ideologia che lo supporta, è interpretato come un atto ostile contro la democrazia e la libertà di cui essi si sentono esclusivi depositari.

Sono Stati gli Usa e la Germania a volere che le cose in Ucraina cambiassero. A rimetterci, innanzitutto, sarà l’Ucraina stessa, vaso di coccio tra vasi di ferro. E però forse le cose non si fermeranno in Ucraina posto che viviamo in un mondo soggetto a irrefrenabili mutamenti e trascinato dalle proprie contraddizioni verso imprevedibili direzioni.

Se gli Usa forniranno armi a Kiev per combattere la guerra, la Russia non potrà che reagire di conseguenza. Si arriverà così a una prova di forza, inevitabilmente. La Nato non è militarmente in condizioni, sul breve, di ottenere una vittoria in un conflitto convenzionale. La Russia non è in condizione di ottenere una pace dopo aver occupato Kiev.

L’esito della partita vede solo due opzioni. La Germania è disposta a rischiare tanto? E gli Usa sono disposti a rischiare di vedere distruggere New York e le altre capitali americane? Nemmeno Putin può rischiare un conflitto nucleare, ma non può nemmeno perdere la partita per quanto riguarda la zona russa dell’Ucraina. Non resta che il negoziato e la spartizione dell’Ucraina.

Si spera.


(*) Fu William Henry Seward (ben caratterizzato in un romanzo di Gore Vidal), segretario di Stato in due amministrazioni, l’uomo più rappresentativo per trasformare il sistema di trasporti interno e per riaffermare il potere del commercio internazionale. Egli insisteva sulla costruzione della ferrovia transcontinentale quale strumento tecnologico per rafforzare il controllo americano sui mercati orientali.  Un efficiente sistema di trasporto e di comunicazione (ferrovie, strade, canali, linee telegrafiche e porti adeguati) rendeva più competitive le merci, a cominciare dai prodotti agricoli e cancellava i confini degli Stati dell’Unione.

(**) Il noto capitano Alfred Thayler Mahn, intimo amico del segretario alla marina militare Benjamin Tracy, non fece altro che fornire l’esposizione ufficiale del punto di vista degli industriali e degli agrari che consideravano la presenza di una marina mercantile e di una flotta di prim’ordine come elementi inseparabili del concetto di espansione commerciale. Nel suo The influence of seapower upon history, pubblicato nel 1890, considerava l’espansione del commercio estero uno sbocco per le eccedenze americane, irrinunciabile quindi se si voleva accrescere la potenza e il benessere economico degli stati Uniti. Per partecipare con successo alla contesa sui mercati internazionali significava dotarsi di una marina mercantile formata da un gran numero di navi tutte americane, di alcune colonie d’oltremare che potessero agire non tanto da mercati per i prodotti o da fornitrici di materie prime, quanto da basi strategiche navali. Il congresso nel 1891 approvò il Merchant Marine Act. Tale legge fu però resa assai sterile poiché i democratici, per motivi che qui sarebbe troppo lungo esporre, avevano bocciato il vasto progetto di sussidi alla cantieristica. Ciò che ebbe successo, invece, fu il potenziamento della marina militare.



7 commenti:

  1. Vedo che Gore Vidal torna, anche se marginalmente, anche in questo post. Una mente notevole.

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  2. Si spera, appunto. E la speranza è riposta nel fatto che i locomotore e locomotrice europei in visita a Mosca abbiamo considerazione delle ragioni russe e non siano, come al solito, i trasportatori della politica statunitense.

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    1. primo premio per la metafora ferroviaria. ciao

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    2. Caratteristica, molto umana, che sempre esisterà nella classe sono le preferenze della maestra per i suoi ‘cocchi’. Penalizzati sono i più volonterosi, mai cocchi. (Una lezione che prepara alla vita fin da piccini, non saremo mai tutti uguali).
      Una volta ha dato persino un 'bel sette' al solito ruffiano del primo banco.

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    3. Se non ci prende sul serio sino in fondo, lo sguardo sarà sempre sbilanciato verso le pagliuzze altrui, sino al triste sussiego per cui non si capirà mai che niente esiste di per sé immobile, ma tutto è movimento, e nulla è per sempre, nemmeno per l'umanità.
      Per questo non disperiamo che un giorno, anche per te, il movimento potrà essere in avanti. g

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    4. Per lo sbilanciamento dello sguardo alla pagliuzza altrui al momento ne sono esente perchè essendosi da pochi giorni staccata la retina da un occhio non ci riesco proprio neppure fisicamente. Me lo sarò meritato?

      Gli auguri di crescita servono sempre ,soprattutto se sinceri, sono ben accetti. Grazie. L


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    5. Gli auguri di uno sconosciuto sono importanti perchè ci rendiamo conto che, sì, effettivamente siamo partiti.
      Auguri anche per la retina: che te la riattacchino presto!
      Per l'altro occhio, come prevenzione, io utilizzo la ginnastica oculare del metodo Bates, in specie per la retina trovo ottimo il sunning ciao.g

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