mercoledì 25 giugno 2014

«Ma se mai la povertà si è mostrata serena, contenta, graziosa, è qui»


Quando si parla di “scoperta scientifica” in genere si tende riferirla a una scoperta teorica o di laboratorio. E tuttavia per millenni la grande maggioranza delle scoperte ha avuto un’origine sociale ed empirica: è improbabile sentir parlare di “scoperta scientifica” nel caso del fuoco o della ruota, e pochi sospettano che per secoli i guaritori di molte parti dell’Africa e dell’Asia avevano praticato la vaiolazione, o inoculazione, che consiste nel prelevare del siero dalle pustole dei malati di vaiolo e introdurlo nei corpi delle persone sane.



Sono in molti ancora a ritenere ostinatamente, per esempio, che Galilei utilizzasse l’esperienza come mera conferma delle teorie che costruiva attraverso il ragionamento matematico; in realtà gli esperimenti di Galilei precedevano i suoi tentativi di fornire una spiegazione matematica dei risultati raggiunti. Egli steso riconobbe che gli operai dell’arsenale di Venezia avevano ispirato i suoi studi di meccanica. Oggi, per contro, si costruisce il più grande e di gran lunga costoso laboratorio della storia nel tentativo di aver conferma di ciò che è stato ipotizzato seguendo delle equazioni prodotto di altre equazioni. Cercando, qualcosa si trova sempre in natura, anche se non sempre si sa bene cosa s’è trovato.

Quali scoperte più notevoli di quelle connesse alla navigazione marittima hanno consentito l’esplorazione del globo e l’acquisizione di nuove conoscenze?  E tuttavia anche le scoperte nel campo della nautica non sono, in genere, associate a nomi d’illustri scienziati. Lo stesso discorso vale per l’astronomia e la meccanica, così come potremmo includere i progressi nella selezione in agricoltura (di ciò che noi oggi ci nutriamo dobbiamo molto di più agli antichi agricoltori che alla moderna genetica di laboratorio), nella tintura delle stoffe e nella lavorazione del vetro, nella fabbricazione della carta e nell’invenzione della stampa o della polvere da fuoco, la costruzione dei mulini a vento e degli orologi, eccetera.

E pure la matematica deve gran parte del suo sviluppo ai mercanti, agrimensori, contabili, ecc.. Prevale invece oggi una visione scientista e matematicista della scienza, dimentichi troppo spesso che essa ha origine in fonti popolari e artigianali, dal confronto quotidiano tra gli uomini e la natura, spinti dalle loro stesse condizioni di vita al tentativo di strapparle il necessario per la sopravvivenza e poi per il miglioramento di quelle stesse condizioni.

Nel XVIII secolo, con la Grande encyclopédie dei philosophes francesi, fu condotto il tentativo di catalogare tutte le conoscenze empiriche secondo quanto aveva quasi due secoli prima auspicato F. Bacone. E però, queste fonti di conoscenza si preferisce chiamarle arti, non scienza! La scienza, per accettazione, è quella che fanno gli scienziati, a tavolino o in laboratorio (fabbriche della scienza), quella che si avvale, appunto, del “metodo scientifico” e delle matematiche. Quale icona rappresenta meglio per antonomasia lo scienziato della foto di Einstein alla lavagna, e quale formula condensa con miglior eleganza e semplicità di E = mc2 l’idea di risultato scientifico?

La scienza separata dalla vita è un portato specifico del modo di produzione capitalistico, della sussunzione dell’intelligenza sociale agli scopi del profitto. Tra i protagonisti di quella che Koyné chiamò la “rivoluzione scientifica”, vi furono commercianti, artigiani, marinai e innumerevoli altre persone comuni. Ma chi sono oggi i padroni della scienza e chi sono i servi della nuova realtà creata dalla scienza? A questa domanda rispose un medico e importante chimico scozzese, Andrew Ure, nel suo The Philosophy of Manufactures (1835), tradotto in moltissime lingue:

Per un vizio di natura accade che quanto più esperto sia il lavoratore, tanto più ostinato e intrattabile egli sarà propenso a diventare e, naturalmente, tanto meno adatto al suo ruolo di parte di un sistema meccanico […]. Pertanto, l’obiettivo primario del moderno industriale, attraverso il connubio tra capitale e scienza, è quello di limitare la sfera di competenza della sua forza lavoro riducendola a meri compiti di vigilanza e manualità. […] quando il capitale pone la scienza al suo servizio, alla mano riottosa dei lavoratori sarà sempre insegnata la mansuetudine.

Riproduco di seguito due brani tratti dalla stessa opera, sono esempio di un’epoca dove non vigeva il politicamente corretto, dove i padroni e i loro ideologi dicevano distintamente cosa pensavano della condizione dei loro schiavi.












7 commenti:

  1. Sarebbe interessante redigere una storia della scienza dove ne fossero messi in luce i risultati ottenuti più per pura casualità che per realizzazione di prefissati obbiettivi di ricerca: le sorprese sarebbero molte più di quanto ne sappiamo già. Peraltro la geometria è la razionalizzazione dell'agrimensura come l'alchimia è antesignana della chimica : lo sviluppo della ragione scientifica avviene in conformità al disegno umanistico che prevede la riduzione del mondo a misura d'uomo.

    Oggi però spesse volte la scienza a fronte delle soluzioni fornite immette problemi e si relativizza al tempo stesso in cui avanza, a più potenti scoperte gravi i rischi che ne conseguono.
    Essendo stato ampiamente superato il limite tra impianto industriale energetico e salute pubblica, sarebbe altrettanto utile chiarire che più che dirigere la Storia o il 'criptofinalismo delle tendenze' meglio fissarci sui limiti del contingente.
    Avendone voglia.

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  2. Post davvero ricco si spunti! Complimenti come al solito. DI seguito alcune mie considerazioni.

    Per quanto riguarda la "visione scientista e matematicista della scienza" credo sia doveroso precisare che la matematica è stata ed è fondamentale come MEZZO di indagine scientifica. L'errore semmai è nel far diventare la matematica un fine, o addirittura confonderla con l'oggetto della conoscenza.

    Il problema a questo punto è l'estrema contraddizione della questione.
    Da un lato lo sviluppo dei mezzi di produzione è il presupposto irrinunciabile per una società che rinunci al sistema capitalistico e diventi un mondo dove si produce solo ciò che serve minimizzando il lavoro e distribuendo i beni secondo necessità.
    Dall'altro lato per ottenere queste capacità produttive è stato (storicamente) necessario un grande sviluppo della scienza e della tecnologia a vantaggio del capitale.

    Se dovessi provare a fare una sintesi degli opposti, direi che la Scienza oggi dovrebbe avere il coraggio di svincolarsi dal capitale e mettersi al servizio del futuro. Questo non deve passare attraverso la demonizzazione della scienza in quanto tale, ma dovrebbe essere piuttosto vissuto come una forma di liberazione. Non dimentichiamoci che oggi gli scienziati sono, con tutti i loro limiti umani, dei poveri lavoratori dipendenti (leggasi, proletari). Più sussunzione di così..................

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    1. doveroso precisare che la matematica è stata ed è fondamentale come MEZZO di indagine scientifica. L'errore semmai è nel far diventare la matematica un fine, o addirittura confonderla con l'oggetto della conoscenza.

      CONCORDO perfettamente, l'intento di questo come di altri post sull'argomento è appunto quello di mettere in rilievo anche questo concetto.

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  3. "gli esperimenti di Galilei precedevano i suoi tentativi di fornire una spiegazione matematica dei risultati raggiunti."

    Secondo me ormai sono ben pochi i fenomeni, fra quelli inesplorati, che permettano con la semplice osservazione, di dedurre dei risultati scientifici.
    O meglio, le osservazioni sono così complesse da portare avanti che senza aver prima elaborato nei dettagli la teoria risulta impossibile stabilire cosa occorre osservare.
    Basti pensare agli esperimenti sul bosone, ad esempio.

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  4. Perché dovrebbe essere per forza in antitesi la matematica come mezzo (strumento) o come fine della scienza o come oggetto stesso della conoscenza?
    Che cos'è la conoscenza?
    Non "conoscendo" il senso della vita (parli chi sa!) chi e come può definire la "conoscenza"? Ne esiste un mare di definizioni ma sono tutte vaghe, superficiali, necessariamente "imprecise". Secondo me.
    Farsi un giro su "gogol" è, in proposito, una perdita di tempo. Sempre secondo me.
    Solo 2+2=4. Il resto è tutto opinabile. O no?
    Aggiungo solo che le abilità non sono intelligenza e viceversa. Di un giocoliere abilissimo o di un grande pianista si dice che è "bravo" ma non intelligente.
    Forse l'arte è la migliore sintesi tra fisica e metafisica.
    Tutto è matematica. Probabilmente anche ciò che non si "conosce" ancora contiene matematica pura.
    Con ciò non intendo affermare che la matematica è l'unico strumento possibile. Ma non escludo che possa spiegare tutto. Non saprei.
    Può succedere che l'esperimento preceda la matematica o che la matematica entri in gioco dopo l'esperimento. Ma la matematica c'è sempre.
    Finanche la musica (inclusa la dodecafonia) è scandita esattamente dalla matematica. L'armonia (quella che si studia al conservatorio) ne è un perfetto esempio. Ogni accordo musicale è matematica pura, un "assaggio" di perfezione.
    Ciao.

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    1. Facevo riferimento a un mio vecchio commento a questo post

      http://diciottobrumaio.blogspot.it/2014/04/perche-non-possiamo-non-dirci-credenti.html

      Non critico la matematica in quanto tale, che è appunto un mezzo potentissimo e irrinunciabile di indagine e allo stesso tempo un oggetto di conoscenza.
      In fisica (ma anche in ingegneria) puoi usare due tipi di formule, le formule empiriche e le formule fondamentali. Le prime sono semplicemente degli strumenti per calcolare delle quantità osservabili, mentre le seconde sono formule che sintetizzano in linguaggio logico-matematico un'idea che ci si è fatti su un determinato fenomeno naturale.
      Entrambe le categorie sono utili nei loro ambiti, ma quello che non condivido è spacciare per conoscenza la prima categoria di formule.
      Saper prevedere un fenomeno senza averlo compreso in maniera fondamentale non è conoscenza, a mio modo di vedere, è solo il primo passo per conoscere.

      Tutto questo rimanendo in ambito scientifico (nel senso corrente del termine). Se poi ci spingiamo sul filosofico sono totalmente d'accordo con te quando dici

      "Non "conoscendo" il senso della vita (parli chi sa!) chi e come può definire la "conoscenza"? Ne esiste un mare di definizioni ma sono tutte vaghe, superficiali, necessariamente "imprecise"."

      Concludendo, tutto è matematica??... tutto è logica, forse... e come insegna Godel, la logica è uno strumento estremamente limitato. Insomma, siamo del gatto !!

      Ritornando seri, credo che sia importante fare un uso sano della scienza, non elevarla oltre i propri ambiti, poichè un approccio meccanicista / riduzionista è estremamente limitato, mentre oggi è sempre più utilizzato anche a scopo ideologico.

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  5. E' che noi siamo cresciuti ed educati nella logica aristotelica del terzo escluso, bivalenza contro polivalenza,l'ultima creazione è 0 -1 (ma con A o non-A ci sono altri sistemi su base A e non-A). Mi viene da pensare che dal primo criterio qualche danno ne è venuto nei secoli successivi sino ad oggi.

    La musica è tautologica per antonomasia, oserei dire che potrebbe essere
    un'ottimo sostituito didattico alla matematica stessa nella scuola primaria.

    Se mi è concesso, aggiungerei a completamento :

    1) Non uccidere -
    2) Tutto è opinabile -
    3) Fatti i fatti tuoi -

    Il mondo andrebbe molto, molto meglio.

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