martedì 17 giugno 2014

La matrice economica


Chissà dove andrà in vacanza Barbara Palombelli. Non certo in Grecia, lì ci va gente indifferente e cattiva, giusto per non bagnarsi in quel Mediterraneo “dove i pescatori da anni nelle loro reti riportano pezzi di corpi mangiati dai pesci con tre o quattro maglioni pesanti addosso, scarpe impregnate d'acqua infilate su varie paia di calzini ...”.

Fa bene a richiamare la nostra attenzione su queste tristissime vicende. La nostra indifferenza, la cattiva coscienza, la signora Palombelli la paragona a quella del tempo in cui gli ebrei venivano perseguitati e uccisi in Europa (qui l'articolo). Anzi, la nostra indifferenza a proposito dei migranti che annegano nel Canale di Sicilia è ancora peggiore, specie quella mostrata della signora, citata dalla giornalista, che nel mentre si spalma di crema solare dice: “mica li possiamo accogliere tutti”.



Sul fatto che ci mostriamo in molti casi indifferenti a tale tragedia è purtroppo vero. Che le istituzioni europee e nazionali affrontino la questione con troppa nonchalance, per usare un eufemismo, è evidente. Tuttavia perché tracciare paragoni con la persecuzione degli ebrei? Si tratta di due vicende, di due tragedie, assai diverse, e ovviamente non solo in termini quantitativi.

Un paragone storicamente più aderente, sarebbe quello con la tratta degli schiavi, il commercio atlantico di quella particolare merce che poi veniva impiegata nelle miniere, nelle piantagioni e in lavori domestici. Il traffico negrerio odierno è analogo a quello antico nei suoi scopi pratici, e pure nei suoi effetti tragici. Oggi sono state abolite le catene, ma create le cause del bisogno che spingono quella povera gente a imbarcarsi.

I migranti che attraversano il Canale sono gli stessi che poi raccolgono le frutta e gli ortaggi, lavorano nei ristoranti e nelle manifatture, fanno i domestici nelle case borghesi, e s'impiegano in altre forme di servizio per ricavare sussistenza. Le loro catene sono invisibili, ma non per questo rese meno reali dalla loro condizione. E dunque l'appello, se servisse a qualcosa, dovrebbe essere rivolto ai rappresentanti di quelle categorie sociali che questa manodopera l’impiega tanto profittevolmente e non di rado in condizioni di marcato sfruttamento.

Ma, soprattutto, dovremmo porci il tema di che cos’è il mercato internazionale delle braccia oggi, e di quale oltraggio ai diritti più elementari si tratti. Chiederci perché un paese ricco di idrocarburi come la Nigeria esporti, come prodotti di scarto, tanti figli di quella terra. Chi ha giocato sporco in Libia, in Siria e altrove. Chiederci insomma perché è tanto facile appropriarsi economicamente della merce umana, e dunque qual è la matrice politica ed economica di tante tragedie, e non solo di quelle che ci capitano tra i piedi.

Poi, magari, la signora Palombelli ci dirà anche la sua proposta concreta a riguardo dei “barconi”, posto che nell’articolo non c’è manco un’allusione a ciò. E, a margine, ci racconti, visto che di mestiere è giornalista, perché i media tacciono sulle condizioni di lavoro nell’Est Europa. Perché di sfruttamento si muore e ci si ammala anche lontano dal Canale di Sicilia.


Ah, non dimentichi di dirci la giornalista dove trascorrerà le vacanze e quali filtri solari impieghi per proteggere la sua pelle (ahimè)  bianca, e dove li compra.

P.S. : in conclusione del suo libro dal titolo Il commercio atlantico degli schiavi, Herbert S. Klein, scrive: "La tratta degli schiavi cedette il passo a una tratta d'immigrati sussidiati e sotto contratto di servitù debitoria" (p. 259). Oggi, il contratto di servitù debitoria è stato sostituito dal permesso di soggiorno.

7 commenti:

  1. Aggiungerei un ulteriore quesito, con relativa proposta di riflessione, che a mio avviso non ha mai trovato una compiuta risposta. Com'è che nel 2014 popolazioni povere (o potenzialmente ricche ma rese povere dai loro aguzzini) continuano ancora a sfornare allegramente pezzi di ricambio (figli) per le fabbriche del padrone, da crescere tra gli stenti sino a renderli pronti per prendere un barcone?
    Ciao

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  2. C'è da dire che la sig.ra Palombelli è stata assistente nel '77 di Ida Magli alla cattedra di Antropologia culturale alla Sapienza e ha adottato tre figli più uno naturale. Dovrebbe avere qualche carta in regola per il tema. Ma tant'è. (sorprende il parallelo con la Shoah).

    Bene si fa a parlare di 'nostra' indifferenza : ci dimentichiamo che una buona parte di materie prime di cui abbiamo goduto nel passato e attualmente godiamo provengono da là, e poco importa se di tutti i benefici
    economici che ne derivano godano i padroni locali ed esteri.
    A tutti i livelli danno 'fastidio' ,anche se parte dei siciliani hanno tenuto un comportamento encomiabile.

    Non mi stancherò mai di ripetere e scrivere che un sostenuto periodo di lavoro manuale - piuttosto pesante - sarebbe altamente didattico, in modo particolare per chi lavora solo di penna. Il mondo lo si guarderebbe poi con occhi diversi.

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    1. ho preso spunto dall'articolo della signora Palombelli perché mi offre il modo per porre in luce, per quanto ne sono capace ovviamente, un aspetto di quella che chiamo "critica laterale" del sistema. si criticano i luoghi comuni, si deplora il disinteresse, ma quanto alle ragioni profonde ed essenziali delle questioni si preferisce (almeno in quest'articolo) stare alla larga. perciò nulla di personale con la giornalista.

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  3. perche' la condizione di schiavo in "terra civilizzata" e' sempre meglio di quella di "libero" nella " terra dell' incivilta'".
    E da questo punto di vista fare "pezzi di ricambio" per "esportazione" e' un ottimo investimento; gli spiccioli mandati a casa dagli " schiavi" saranno manna per chi li ha generati


    Ed infatti la vera tragedia psicologica non e ' la loro ma di chi nella "terra civilizzata" ci nasce credendo di esserci nato "libero cittadino" e poi si ritrova " libero schiavo" cioe' un servo volontario sottoposto alla concorrenza del "mercato degli schiavi "

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    1. Mi risulta chiaro il vantaggio dell'investimento schiavistico che produce reddito (schiavi in terra straniera che spediscono soldi a casa in terra origine). Forza-lavoro (schiavi-figli) che produce profitto al capitalista di turno (in questo caso genitori).
      Com'è possibile che tutto si svolga ancora (sia in terra civilizzata che non) secondo la ferrea legge dell'interesse?
      Come è possibile fare figli senza tener conto di mettere al mondo un altra vita che potrebbe da grande non essere felice di vivere per lavorare, pagare tasse e obbedire?
      Come si può pensare al "senso civico" (anteporre interesse della comunità a quello personale) quando si sfornano ancora bestie da soma (figli) per il proprio personale tornaconto (sia economico che di soddisfacimento desiderio)?
      Anche fare figli in terra "civilizzata" soddisfa un interesse, un desiderio di maternità o paternità fasulli (a mio avviso). Bisogni indotti (come la famiglia, il lavoro, l'amore di coppia, le vacanze ad agosto, la religione, etc). Desideri inculcati ed inoculati nel popolo da schemi sociali e "padronali" comodi e funzionali alle aristocrazie e lobbies economiche.
      Le differenze tra schiavi, in terre civilizzate e non, non ne cambiano lo status. Cambia solo la grandezza della gabbia, la lunghezza della catena e la palla al piede di platino o di ghisa.
      D'altronde comprare un popolo con 80 € al mese è la prova provata di quanto costa un umanoide al mercato.
      Parabole al balcone, tv, libri, satelliti, catechismi, twitter, internet, smartphone ... fanno solo la pubblicità a gabbie sempre più piccole e colorate da comprare. E da lasciare in eredità ai figli.
      A Napoli si dice "e tutt e bombardament nun e sentut nient" (di tutti i bombardamenti non hai sentito nulla) a rappresentazione di teste rintronate come quelle di pugili "suonati" che, per effetto dei pugni ricevuti, non capiscono più nulla e continuano a dare cazzotti in aria perché non hanno neanche sentito il gong che ne ha decretato da un pezzo la sconfitta.
      Ciao.

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    2. Le lenti con cui osserviamo la realtà oltre a darcene una lettura più precisa, comportano in alcuni casi aberrazioni ottiche. Si sa inoltre che le generalizzazioni per loro stessa natura sono spesse volte superficiali e ingenerose.

      - Genitori come capitalisti di turno, può essere vero : il rapporto tra genitori e figli è complicato, le realtà maghrebine escludono però alcune complessità freudiane occidentali ; in altri situazioni, e sono molte, con il lavoro schiavista a casa ci mangiano. Perchè escluderli tout court dalla tassonomia positiva ?

      - Chi ha deciso quali siano le terre civilizzate e quelle non ?
      Occidente e Islam? Chi decide se siano meglio i padani
      piuttosto che i Tupi Guarani ? Lo dice Claude Levi - Strauss
      piuttosto che Cavalli Sforza ? O Borghezio ?

      - Suppongo che un giudizio sul valore e significato di maternità
      o paternità lo possano esprimere in primo luogo coloro i quali
      esercitano o hanno esercitato tale ruolo. In seconda battuta
      ovviamente anche il resto del mondo: rimane da valutare se
      la rinuncia sia attribuibile ad una meditata scelta consapevole
      o impossibilità fisiologica
      Sono assolutamente per la procreazione consapevole, ma la
      didattica rimane un ideale progetto antropologico verso
      popolazioni non precisamente 'coltivate' (noi esportiamo
      masterizzati e importiamo manodopera 'cruda', siamo stati
      anche noi esportatori simili).

      - famiglia e amore di coppia come bisogni padronali indotti mi
      sembra un’affermazione oltre che misogina un po’ ………..

      - lavoro : sono molto contrario al lavoro, e la capacità di
      sussistenza dipende molto dallo stile di vita. Si può comunque
      fare l’esatto contrario, andare noi a vivere nei terzi e quarti
      mondi , assicuro che si sta benone con quattro soldi.

      - vacanze d’agosto, sono altrettanto contrario. E’ da
      bambino che sento parlare di vacanze programmate.

      - religione: è ininfluente, ognuno crede ciò che vuole : tutte le
      versioni sul Gran Finale sono paritetiche. Un buon vantaggio
      della fede materialista è la sublimazione della tragicità del
      vivere nel rapporto economico (sui confini dell'etica ne
      parleremo dopo).

      - Nonostante una certa consequenzialità del ragionamento,
      faccio una gran fatica a riconoscermi come umanoide.
      Questo vale anche per un tristissimo garimpeiro brasiliano.
      La dignità è a prescindere, siamo sempre TUTTI persone.

      - Le parabole TV ai balconi sono dei piccoli ecomostri e
      fanno le città molto tristi.

      Mi rendo peraltro conto che il furore è sempre un segno di debolezza,d’impotenza e di incapacità. Come diceva Socrate meno taurina e più diazepam : non si può fare altro, al momento.

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  4. Si può comprendere come dialetticamente la metafora 'fare pezzi di ricambio' seppur virgolettata sia utile e di effetto, ma non credo possa far piacere ai soggetti interessati anche se schiavi (e di loro mamme : '...manna per chi li ha generati' ). Indipendentemente dalle ragioni sociopolitiche più o meno valide, il linguaggio, trattandosi di persone, mi sembra vagamente crudo.

    Se poi alcune valutazioni fossero motivate da esperienze vissute sul posto (escludo il club Mediterrannee), non si capisce come si arrivi al giudizio che sia preferibile la condizione di schiavo in 'terra civilizzata' piuttosto che libero in 'terra di inciviltà'. I propri figli utilizzati a titolo di bancomat per le famiglie a casa.

    Se così non fosse, siamo sempre e solo in letteratura, e le proprie convinzioni politiche non sono purtroppo sufficienti per avere un quadro 'quasi' completo della realtà.

    Per dare un seguito alle giuste considerazioni, basta recarsi in terra meridionale e dare il proprio apporto fisico alle lotte contro il capolarato.
    Armiamoci e 'partiamo'.

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