sabato 21 giugno 2014

Complici


Credo che, di là delle critiche che sicuramente possiamo rivolgere ai media e ai centri di potere, sia necessario uno sforzo per non vedere ciò che sta accadendo e starsene semplicemente passivi in attesa degli eventi.

A cominciare dal clima, palesemente sconvolto. Non si tratta di un occasionale inverno troppo mite o più rigido del solito, di un’estate assai piovosa o troppo calda, di un violento nubifragio o di una nevicata fuori stagione da raccontare poi ai nipotini increduli. Tutto ciò che accade al clima non è più sporadico e l’intensità dei fenomeni va aumentando di anno in anno. Eppure, a fronte di tutto ciò, non c’è stata riduzione significativa e coordinata di quelle emissioni che si ritengono corresponsabili dei cambiamenti climatici, ossia la riduzione dell’uso anzitutto di combustibili fossili. E non si vede, in tal senso, alcuna inversione di tendenza se non nei programmi di taluni paesi per lo più “periferici”. Anzi, si programma la cosiddetta “indipendenza energetica” con i ben noti effetti del shale gas.



La crisi. Dopo sette anni di recessione come solo negli anni Trenta s’era vista, la prospettiva di un’inversione di tendenza non c’è, a parte i salmi cantati ogni qualvolta gli indici economici segnano incrementi dello zero virgola. E, del resto, far crescere l’economia e i consumi per raggiungere quali obiettivi? Saccheggiare il pianeta in modo sconsiderato e alterarne irrimediabilmente gli equilibri solo per far aumentare i profitti capitalistici? L’unico provvedimento attuato finora dalle autorità politiche e monetarie – a parte i tagli alle spese sociali – è stato quello di stampare soldi, in modo da creare credito a basso interesse per dare fiato all’economia. Ma l’economia non è ferma per questo motivo, e confondere gli effetti per la causa e poi inondare di moneta il mercato, serve solo a favorire la speculazione finanziaria e salvare le banche che di tale speculazione sono le principali attrici.

La disoccupazione di massa. È sempre più netto e progressivo l’aumento della disoccupazione nei paesi di vecchia industrializzazione. Ciò dipende, da un lato e relativamente, dall’innovazione tecnologica e, dall’altro, dal trasferimento in altre aree economiche delle attività per sfruttare i vantaggi di una manodopera a basso costo, oltre al fatto che i tagli di spesa pubblica comportano anche riduzione di posti di lavoro. E anche su questo fronte della disoccupazione poco può essere fatto in considerazione che a governare i processi economici e sociali non sono gli uomini, come vogliono far credere, ma viceversa siamo noi a essere dominati dalle leggi di questa economia.

Più in generale, possiamo sottrarci alla necessità delle leggi che hanno forza di natura? No, ma conoscendole possiamo governarle. E qui sta il problema, poiché motivi di classe, ossia motivi d’interesse, che diventano imperativi d’ordine ideologico, impediscono un’oggettiva lettura delle cose e azioni conseguenti. Nonostante lo scacco fondamentale subito da tutti i riformismi, per i politici e i venditori di oppio, per il pensiero borghese, solo il quantitativo diventa metodologicamente serio, misurabile, effettivo, dove ogni cosa entra nella sfera dei beni economici, diventa merce. Per il pensiero dialettico, per la scienza marxista, al contrario, il qualitativo è la dimensione più decisiva dello sviluppo reale.

Questo tipo di sviluppo economico, se ha avuto dei meriti, pur a fronte dell’immenso tributo pagato dai popoli, ora è diventato solo la negazione compiuta dell’uomo. Noi abbiamo una responsabilità enorme verso le generazioni future, poiché per la prima volta la specie umana è nelle condizioni di distruggere il pianeta con le armi nucleari e di comprometterne gravemente e per sempre una vita dignitosa a causa del saccheggio delle risorse e dell’inquinamento (*). Chi non vuole prendere posizione contro questo stato di cose, chi accetta l’inganno politico delle “riforme” e della politica politicante, chi non si pone almeno sul piano dei principi per il cambiamento radicale, non può dirsi solo vittima, ma diventa anche complice attivo di questo sistema criminale.


(*) Richiamo spesso qui nel blog il pericolo di una guerra dagli esiti imprevedibili, e come essa possa deflagrare in qualunque momento e per i più banali motivi. È un fatto, per esempio, che gli Usa ritengono di essere l’unico paese ad avere il diritto di dislocare missili nucleari alle frontiere degli altri paesi, come stanno facendo nell’Europa dell’Est. È noto il caso dei cosiddetti missili di Cuba, nel 1962. A molti giovani tale vicenda dirà poco, anche perché non l’hanno vissuta, e pochissimo essa è davvero conosciuta nei suoi termini storici reali, altrimenti al presidente Kennedy non dovrebbero dedicate vie e piazze un po’ in tutto l’occidente.


Il merito di aver evitato il conflitto armato va a Kruscev (posso garantire che non ho mai avuto simpatie per l’Urss), il quale propose a Kennedy, in cambio del ritiro dei missili da Cuba, il ritiro dei missili Usa dalla Turchia. Kruscev sapeva benissimo che tali missili erano in fase di ritiro perché sostituiti di missili postati su sottomarini Polaris. L’offerta consentiva ad entrambi i contendenti di non perdere la faccia. Kennedy dapprima non sapeva nemmeno dell’esistenza dei missili in Turchia, e d’impulso la sua decisione fu contraria, almeno fino a quando non fu al corrente di come stavano le cose. Il presidente Usa aveva già preventivato i danni causati da un intervento nucleare, ossia la distruzione da un terzo alla metà! Naturalmente queste cose non me le invento, sono documentabili.

6 commenti:

  1. Olympe, le tue analisi sono, come di consueto, illuminanti e per questo preziose. Ma leggendole, se la situazione è veramente così compromessa come paventi (e io concordo), sorge un impellente desiderio di leggere anche le tue riflessioni su cosa fare al riguardo. In altre parole, fatta la radiografia e pure la Tac, si passi alla terapia. Sennò a che è servita la diagnosi ? Sarebbe bello conoscere il tuo pensiero in proposito. Con affetto.

    Giorgio

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    1. Caro Giorgio, cosa fare? Affidarsi alla spontaneità di ognuno, oppure organizzarsi in che cosa? Vedi bene come la sinistra parlamentare sia fatta di rinnegati, di gentaglia e carrieristi, di poco di buono, e come il Pd, partito interclassista largamente esposto alle lusinghe della borghesia e del malaffare, sia diventato monopolio di un uomo che i padroni e padroncini del lombardo veneto hanno votato in massa poiché gli hanno finalmente sentito dire alla Camusso “vai a fare in culo”, e sanno che egli è ora il miglior piazzista della flessibilità salariale e delle “riforme”.

      Avevo invitato al non voto, come prima seppur blanda forma di opposizione. Manco a parlarne: la ciurma vuole contare qualcosa, vuole illudersi, vuole essere presa per il culo all’infinito, non vuol capire che l’essenza delle decisioni non è più nazionale e nemmeno in ambito di parlamento europeo. E allora lasciamola questa ciurma che se lo prenda cordialmente in quel posto votando questo e quello. Pianga se stessa. In questo blog, come ho scritto spesso, il più delle volte non si trovano risposte, nella considerazione, subito dichiarata, che la quantità di tutto ciò che questa società ci impone e ci infligge ha già superato la soglia oltre la quale ogni equilibrio faticosamente costruito viene rotto con violenza. Ed è a ciò che con pazienza dobbiamo attendere. ciao

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    2. bisogna fare un discorso rigoroso sull'uso della violenza. Bisogna cercare di analizzare serenamente il fallimento della lotta armata in Italia. Come si è passati da franceschini alberto a franceschini dario. E' ora di fare qualche conto con quella follia. Capire perché un conflitto di cui oggi esistono tutti i presupposti, non scoppia e comunque non si estende su larga scala. Bisogna innanzitutto studiare come chi detiene il potere ha monopolizzato la violenza, in che forme. L'uso che ne ha fatto la criminalità organizzata, in che forme. Come si arriva ad una trattativa, un'amnistia, un contratto, un'elezione ecc ecc.
      Discorso delicato, pieno di tabù, tic e brutti ricordi... Discorso fondamentale però, Olympe.

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    3. dal momento che liquidi quell'esperienza come "follia", mi pare che tu abbia già espresso un giudizio definitivo. e invece andrebbe contestualizzata individuandone i limiti e gli errori ma anche premesse e motivazioni. e poi, siamo sicuri di conoscere bene l'oggetto? non credo proprio, conosciamo solo ciò che si è voluto farci conoscere e nelle forme che sappiamo. acqua passata.

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    4. mi devo essere espresso male. Io chiedo di analizzare questa "follia", vediamo se è tale. Nessun pregiudizio, è l'opposto di liquidare quell'esperienza...
      Non è acqua passata.

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  2. Tutto ciò ha portato alla sparizione di un’etica pubblica condivisa. La comprensione di quanto in generale il nostro Paese sia pronto alla spinta collettiva è giornalmente verificabile in un qualsiasi tribunale dove giace oltre il 50 % di cause dovute a liti di condominio.
    Tempo fa, nel Pleistocene, la conservazione ventennale di capi di abbigliamento era dovuta ad una parsimonia generalizzata più che ad una scelta ideologica. Il cambiamento economico accelerato non ci ha consentito un’altrettanta graduale maturazione antropologica, che il denaro poco favorisce – o non consente del tutto – (unitamente alle profonde predisposizioni storiche). Analisi dette,scritte e strascritte alla nausea, ma nonostante ciò i ‘Paesi Terzi’ sotto il profilo dei consumi stanno percorrendo l’identica via (sarà questo l'internazionalismo?). E peraltro come fai a proibirgli il frigo o la famosa ‘500? Perché tu sì e loro no? Sviluppo qualitativo?

    Non so per quale ragione perdiamo tonnellate di ghiacciai all’anno o quanto grande sia il continente di plastica galleggiante nel Pacifico, so solo che nel modenese sei idrovore pompano acqua del Po con dentro di tutto, allagando chilometri quadrati di colture. Ma aspettando pazientemente che la lezione per un’economia diversa sia diffusa e assimilata, ‘la passività in attesa degli eventi’ regna sovrana (salvo pochi meritevoli esempi). Suppongo, quasi sicuramente in un torpore d’illusione, che l’auto terapia debba partire dal singolo e dalle piccole cose del quotidiano, dal nido d’infanzia però.

    Sarebbe poi interessante conoscere, una tantum, al di là delle statistiche farlocche, quanti siano gli alunni costanti di queste lezioni telematiche (la parte maieutica del web), quelli ignari e poco informati e/o male informati dalla Grande Stampa, non quelli che già sono d’accordo, con i quali si trascorre il tempo in qualificate analisi ,simpatiche invettive e scambievoli consensi in un’atmosfera di incoraggiante pessimismo.
    Utopia per utopia,abbiamo tempo.

    Bonne dimanche

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