mercoledì 20 novembre 2013

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Lo spettacolo politico, ossia il gangsterismo corrente, è ossessionato da un’ombra: l’indifferenza. Apposta finanzia i media direttamente o tramite amici e non fa mai mancare le sue maschere nei salotti televisivi, solo così può promuovere l’interesse nell’opinione pubblica per il contorsionismo verbale di personaggi che altrimenti sarebbero buoni solo per l’autopsia.

Poi si va a votare e di volta in volta si mette la croce sul simbolo che corrisponde a un leader di un battaglione di coglioni, iene e sciacalli che ha scelto come complici. È in tal modo che abdichiamo non alla sovranità, inesistente, ma al senso di dignità e pudore. Crediamo o almeno speriamo con il nostro miserabile voto di poter riempire un vuoto che invece non si può colmare.

L’unica buona notizia arriva dalla Basilicata, la percentuale dei votanti è meno della metà degli aventi diritto. Non illudiamoci, alle politiche i boss locali e la propaganda nazionale li riporteranno in massa alle urne.



Come poi stupirsi della decomposizione accelerata di tutto? Se questa gentaglia è occupata nello scambio al minuto di favori e privilegi, di prebende e poltrone, nel distrarci dalle grandi manovre del grande capitale, come possono preoccuparsi davvero dell’interesse generale? E del resto, ce ne importa davvero qualcosa? Guardandomi intorno, qui e là e anche altrove, dovunque vada, non mi pare proprio.

Che cosa potrebbe importarci se alcune scuole pubbliche crollassero sulle teste di alunni e insegnanti? Non lo sappiamo forse che non sono agibili, fuori norma, pericolose? Certo che lo sappiamo, ma ci mandiamo ugualmente i nostri figli e nipoti ogni giorno. E che fai, non li mandi a scuola? No, non ce li mando (*). E sappiamo pure che i soldi per le scuole private non mancano mai, alla faccia di quella cazzo di costituzione scritta con i piedi e che non conta niente.

Se delle scuole crollassero sulle teste di alunni e insegnanti quella gentaglia che continuiamo ad eleggere con ogni scusa, delibererebbe misure urgenti, qualche spicciolo in deroga al patto di stabilità, allo spread, al fiscal compat, al pareggio di bilancio, ma soprattutto derogando ogni responsabilità. Contriti parteciperebbero alle esequie, laddove non mandassero degli emissari di basso profilo per evitare l’indignazione “plebea” e la rabbia dei parenti degli estinti.

Per quindici giorni ci sarebbero i Mentana a mitraglia e i Vespa con plastico a romperci i coglioni da mane a sera, la Gruber inquadrata di fondo schiena che tanto è la stessa cosa. Sforando i termini contrattuali finirebbero per lucrare più soldi, così come i loro ospiti in studio con tanto di partita iva al seguito, la réclame dell’instant book con dvd allegato, l’inserto patinato e la rivelazione esclusiva.

Poi tutto ritornerebbe come prima, la corruzione per gli appalti per la ricostruzione delle scuole, l’agibilità delle scuole in deroga alle leggi, i processi ai pesci piccoli che tirano per le lunghe, qualche spicciolo a genitori e parenti delle vittime, altra burocrazia e altre chiacchiere. 


(*) Ed è ciò che molti anni fa ho fatto, organizzando uno sciopero in un posto dove solo la parola sciopero ti metteva al bando. Riuscì talmente bene che a stupirsene per primi furono i giornali e i carabinieri, quelli locali e quelli mandati da fuori. Stupirono (e lo sciopero riuscì) soprattutto perché i loro spioni (ne hanno dappertutto) non li avevano informati preventivamente. E tuttavia oggi mio nipote frequenta una scuola dove piove nelle aule e nei corridoi, l’intonaco cade dai soffitti, la palestra è praticamente inagibile, ma la preside spende i soldi per comprare nuove fioriere (questione di capitoli di spesa!). L’anno scorso gli alunni hanno occupato la scuola con l’unico risultato di aver dovuto declinare le proprie generalità ai carabinieri che li hanno fatti sgombrare a calci nel culo. Ma perché occupare le scuole, perché farlo fare a dei ragazzi di quindici anni? Non era un certo Sandro Pertini che diceva, molto prima di diventare presidente ovviamente, che le armi vanno prese nelle caserme dei carabinieri? Ah, le abbiamo dimenticate queste cose, siam diventati tutti bravi democratici, contro la violenza, salvo quella che subiamo volentieri.

6 commenti:

  1. Post che evidenzia tutta la sua incazzatura (che condivido).

    Per quanto riguarda l'astensionismo, non sono d'accordo. Esso aumenterà (gli ultimi sondaggi, lo danno oltre il 30%, rispetto al 25% delle ultime elezioni nazionali).

    Spesso (ma non sempre) i suoi scritti infondono in chi legge, più il pessimismo della ragione, che l'ottimismo dell'azione.

    Lenin in sedicesimo

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  2. Astensione dovuta più a indignazione temporanea che a critica del sistema: i miei vicini non hanno votato perché il politico che alla tornata precedente aveva promesso il posto fisso al loro figlio non ha mantenuto l'impegno, tanto per dire. Si nota però una crescente difficoltà degli "statisti" locali a soddisfare le clientele con i ridotti mezzi a disposizione, anche se non impedisce a un sindaco della Val d'Agri di spendere 150 milioni delle royalty del petrolio per invitare i Pooh alla festa della Madonna (davvero una festa della madonna, non c'è che dire).

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  3. Questa te la rubo

    "siam diventati tutti bravi democratici, contro la violenza, salvo quella che subiamo volentieri"

    è forte! Anzi, sei fortissima!!!

    Ciao

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  4. Platone: “una delle punizioni che ti spettano per non aver partecipato alla politica è di essere governato da esseri inferiori".
    Partecipare, rimedio contro la mala politica.

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  5. Condivido in pieno anch'io questo post: non ho votato né alle ultime comunali, né alle regionali né alle ultime politiche.. Sono forse un qualunquista? Sono diventato un indifferente? No, faccio politica tutti i giorni...penso però che stiamo vivendo una crisi di sistema, il capitalismo, che quindi non riguarda solo l'economia ma anche la sua rappresentazione politica...Il capitalismo finanziarizzzato e globalizzato può fare sempre più a meno della democrazia e questo lo vediamo tutti i giorni o quasi...

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