Se avete frequentato la Bocconi o simili, inevitabilmente troverete questo post, così come tutti gli altri che ho scritto, zeppo di sciocchezze e velleità. Lasciate stare, non perdete tempo e dedicatevi alla dottrina di Milton Friedman e a quelli come lui che ci hanno portato in questa esaltante situazione e continuano a migliorare il mondo con le loro ricette liberiste. E soprattutto continuate a credere che il lavoro salariato è quanto di meglio ha saputo partorire e spalmare la vita su questo pianeta.
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L’economia degli uomini di paglia, dei commessi del capitale finanziario è questa: mercati, borsa, debito, deficit, azioni, valuta, indice, rischio, opzione, derivati, plain vanilla, esotico, obbligazioni, titoli, tasso, rendimento, curva di Libor, polizza, credit default swap, strike price, reference entity, spread, globalizzazione, competizione, taglio orizzontale e verticale, retributivo, contributivo, anzianità, finestre, quote …… Solo a leggerle queste parole mettono ansia e paura, che è poi quel che si vuole.
È l’economia di cui sparlano con morboso diletto i liberisti. È la ragioneria autistica da tagliatori di cedole e di teste (le nostre), l’unico orizzonte sociale e il solo luogo a procedere che sanno concepire, quello del denaro che si fa capitale, mostro insaziabile. L’economia per loro è solo una realtà economizzata, fatta di scambio di qualsiasi cosa reale e immateriale, di vendita e svendita anzitutto di carne umana, di vite a perdere. L’unica esistenza che concepiscono è regolata dagli indici di borsa, dall’efficienza del cinismo.
Sono malati. Questa gente demente decide ogni giorno per noi. Se li lasciamo fare è perché siamo diventati folli come loro, perché facciamo obbedienti quello che ci comandano, perché pensiamo e parliamo come il monologo burocratico dei loro media ci ha abituati. Marx, sempre lui, ci aveva avvertiti: Man mano che la produzione capitalistica procede, si sviluppa una classe operaia che per educazione, tradizione, abitudine, riconosce come leggi naturali ovvie le esigenze di quel modo di produzione.
Un altro mondo è possibile: è l’unica affermazione sensata che s’è sentita negli ultimi decenni. Ma essa va integrata, perché un mondo non di mera sopravvivenza intessuta di rinunce, ossia diverso da quello deciso e impostoci dai malati dell’economia padronale, è reso finalmente non solo possibile, ma necessario e urgente. Abbiamo tutti i mezzi per un nuovo progetto di società, di cosa e come produrre e consumare. L’economia che trasformava il mondo è divenuta l’economia del disastro storico dell’umanità, della natura, dell’agricoltura, dell’industria, dei servizi sociali. C’è la possibilità concreta di cibo sano, di abitazioni che non siano ghetti, di salute vera e nuova consapevolezza per tutta l’umanità senza essere sottomessi a questa schiavitù e alle sue parole d’ordine.
Chiaro che i malati di economia e il loro mondo in agonia si oppongano, e capiamo bene il perché.
Musica per le mie orecchie:
RispondiEliminaNecessario e Urgente.
Presto la suoneremo in tanti, vai Olympe.
gianni
Direi che è la migliore risposta a chi diffida delle posizioni attendiste. A meno che non si chieda a Olympe di guidare la resistenza.
RispondiElimina:-)
M.
:))
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