venerdì 18 novembre 2011

La pelle, quella nostra e quella loro


Non basteranno più oltre 41 anni di contributi per andare in pensione. Le pensioni d’anzianità saranno di fatto abolite (vedi qui). Eppure ieri ho sentito questa frase:

Negli scorsi anni la normativa previdenziale è stata oggetto di ripetuti interventi, che hanno reso a regime il sistema pensionistico italiano tra i più sostenibili in Europa e tra i più capaci di assorbire eventuali shock negativi. Già adesso l'età di pensionamento, nel caso di vecchiaia, tenendo conto delle cosiddette finestre, è superiore a quella dei lavoratori tedeschi e francesi.

A pronunciarla è stato il nuovo presidente del consiglio, il premier che nessuno ha eletto ma viene applaudito da un parlamento di nominati gaudenti e sornioni. Dice ancora Mario Monti che vuole colpire i “privilegi ingiustificati”. Ed infatti comincia da quelli che lavorano in fabbrica, negli uffici, nei call center, nei campi, nel lavoro domestico. Siamo noi, anzitutto, i privilegiati, chiamati a salvare la patria dalla speculazione con le nostre pensioni e pagando tasse sul tetto sotto il quale dormiamo e per il quale abbiamo versato generose rate di muto alle banche.

È colpa nostra, di fottuti privilegiati, se abbiamo cominciato a lavorare troppo presto, se 41 anni e più di contributi non basteranno perché con l’età anagrafica non facciamo 100, e poi chissà se basterà. Paghiamo noi la crisi del welfare, quelli che già spremuti come limoni sono messi “in libertà”, come piace dire ai padroni, perché non servono più, sono da rottamare, merce usurata.

L’antica violenza dei rapporti sociali di produzione è forse mitigata dall’illusione scientificamente programmata che ci offre in cambio un tot di benessere, la possibilità di consumare inutilità inquinanti e merci scadenti. Ora che anche quest’illusione è messa in mora, ridimensionata sotto i pretesti della crisi, siamo richiamati all’austerità laboriosa e all’obbedienza plebiscitaria, e perciò diventa evidente anche ai distratti come l’antico regime di schiavitù aveva solo camuffato la propria pelle.

I personaggi del grande giro queste cose le sanno bene, confidano che dopo otto ore di fatica non hai più la forza e la voglia di contestarli, rinunci e guardi la loro televisione. Dicono che tali provvedimenti vanno presi al più presto, perché loro sì hanno a cuore “il bene del paese”, cioè il nostro. Questi extraterrestri trovano il tempo per occuparsi di noi e di queste cose, oltre che per andare a messa, presiedere commissioni, consigliare le grandi banche d’affari, insegnare e dirigere, scrivere editoriali, pubblicare e pubblicizzare libri, farsi intervistare, calcolare rendimenti e parcelle. Per le altre faccende si servono di domestici, nelle loro dimore patrizie non manca chi prepara, pulisce, riordina, accudisce, assiste e obbedisca sempre.

È gente coltivata, nulla a che vedere con la plebe e i parvenu. Fin dall’infanzia ha imparato la propria specialità d’élite nelle scuole giuste e università private: sobrietà ed eloquio pacato, inglese fluente, ossequio ai superiori (pochissimi) e obbedienza dagli inferiori (tutti gli altri). Il loro odio di classe è fermissimo, lo chiamano rigore, ed è genuino e validato sul piano delle relazioni interne e su quello delle frequentazioni internazionali. Paidèia perfetta, una vita dalla parte della ragione, mai del torto.

Per contro, invece, ci sono soprattutto le donne, quelle costrette dalla loro condizione sociale a un doppio e a volte triplo lavoro, quello vero, fatto di fabbrica, ufficio, impiego precario, e poi di lavoro domestico, la famiglia, partorire e allevare i figli, la futura forza lavoro; se non basta devono occuparsi degli anziani, magari ancora relativamente in salute ma comunque bisognosi di attenzioni, di sostegno e di affetti. Chi se non le donne, altrimenti?

Queste stesse donne devono incessantemente inseguire le sempre nuove regole per la pensione. Anche a loro, soprattutto a esse, è impedito un ritiro in un’età decente, non solo per dedicare finalmente più tempo a se medesime, che pure è sacrosanto, ma per potersi occupare di tutte quelle incombenze di sostegno e assistenziali verso le quali lo Stato, peraltro, è sempre più assente e anzi latitante, quelle incresciose faccende che la società classista e sessista affida loro per “destino naturale”.

8 commenti:

  1. sessant'anni passati a dar retta ai riformisti per trovarsi a questo punto sono sufficienti a dire che invece avevano ragione quegli altri?

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  2. se per quegli altri intendi quelli che dico io, allora sessant'anni sono un'esagerazione folle
    ciao

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  3. Scusate Olympe, e frank, ma chi sarebbero quegli'altri?

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  4. Se ad aver fallito sono i riformisti è evidente che avevano ragione coloro che volevano dare l'assalto al cielo. Il compromesso con il sistema del capitale è complicità.

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  5. @ francesca: chi sono gli altri?

    @ pop: verrà un giorno, non molto lontano credo, nel quale comunismo non sarà più un sostantivo tabù. vorrei ricordare (non a te) che in Urss per tutti gli anni venti, grazie alla nep, fu diffusa la piccola proprietà e il piccolo commercio, poi stalin ....

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  6. Non credo che qualcuno sano di mente si aspetti da questo governo commissionato dalla GermanBCE un comportamento dissimile dalla normale ricetta liberista per la quale i privilegi sono sempre quelli della classe lavoratrice. E se anche Monti avesse intenzione di tagliare qualcosina alla casta (di cui fa a parte "a vita") , certamente questo parlamento non glielo consentirà, come ha finora largamente dimostrato. Quindi chi ha festeggiato il rientro in ombra di Mr B. si accontenta di pochissimo.

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  7. Su Monti ti segnalo un paio di miei articoli.

    http://bentornatabandierarossa.blogspot.com/2011/11/commentando-il-monti-locale-e-laldo.html

    e il seguito:

    http://bentornatabandierarossa.blogspot.com/2011/11/la-risposta-di-uno-scrittore-e-le.html

    Sempre magnifica la tua penna!

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  8. grazie Lorenzo, già letti (c'è anche la risposta di aldo busi) e invito gli amici del blog a leggerli

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