di Joseph Halevi – il manifesto di oggi
Sul Sole24Ore di sabato 29 ottobre è apparso un importante articolo di Morya Longo e Fabio Pavesi: «Banche, i veri rischi a Parigi e Berlino».
Viene quantitativamente confermata l'osservazione che facciamo da tempo: i sistemi bancari più infetti sono il tedesco e il francese e quindi anche il belga, strettamente legato a Parigi.
Dallo studio emerge che le banche gallico-teutoniche tuttora detengono un grande ammontare di titoli provenienti dagli anni di bengodi finanziaria in cui sparivano i denari di cassa per trasformarsi in scatole cinesi di derivati e pacchetti strutturati.
Tali titoli appaiono ancora col valore attribuito al momento della loro creazione ma in realtà oggi avrebbero un valore zero o quasi, cosa che comporterebbe il crollo delle banche più esposte. In rapporto al patrimonio di vigilanza la Deutsche Bank è la più contaminata con un'esposizione di oltre il 95%. La altre però non scherzano affatto.
La Bnp-Paribas ha un rapporto pari al 37% ed il Credit Agricole del 28%. Complessivamente la presenza di questi titoli in Italia è molto bassa, solo il 4% del totale; lo stesso dicasi per la Spagna.
Nell'articolo analitico di spalla Fabio Pavesi osserva come nulla sia stato fatto per sterilizzare quei prodotti mentre vengono resi tossici, grazie alle decisioni prese a Berlino, Francoforte e Bruxelles, i titoli pubblici nazionali che sono invece preferiti, proprio perché di Stato, dalle banche italiane e spagnole.
Longo e Pavesi forniscono inoltre un'informazione cruciale per capire le strategie in atto. La European Banking Authority (Eba) ha imposto aumenti di capitale alle banche italiane, spagnole, irlandesi, portoghesi e greche perché piene di buoni del tesoro. In tal modo l'Eba protegge le banche tedesche e francesi infette e penalizza quelle dei paesi sotto tiro. E' un atto istituzionale il cui messaggio é preciso: sui franco-tedeschi non viene fatta alcuna pressione per liberarsi dei titoli tossici, mentre l'intero peso della paura dell'infezione e del fallimento viene spostato sui buoni pubblici e sulle banche dei paesi dichiarati colpevoli.
Non sono errori di valutazione. Si tratta dell'esercizio puramente machiavellico dei rapporti di forza intercapitalistici a livello europeo. Ancora una volta viene dimostrato che è assurdo parlare di Europa come se fosse uno spazio politico condiviso e comune le cui istituzioni si occupano dei membri discoli.
Francia e Germania vogliono esonerare il proprio sistema bancario da ogni controllo e giudizio esterno mentre intervengono liberamente negli affari degli altri paesi tramite il falso alibi del debito pubblico. A tal fine mobilitano le istituzioni dette europee che non sono per niente democratiche bensì riflettono l'evoluzione dei rapporti di forza.
La crisi del 2008 ha aperto una nuova fase nella dinamica della riconfigurazione del capitalismo europeo. Il processo è diretto dalla Germania convinta che, grazie all'espansione delle sue esportazioni extraeuropee, possa far pesare l'aggiustamento finanziario sia privato che pubblico dell'eurozona soprattutto su alcuni paesi terzi.
Tra questi la Francia non può esserci più di quanto decida Parigi stessa, altrimenti l'impianto su cui poggia la Germania franerebbe. Non possono esserci nemmeno l'Austria e il Benelux perché costituiscono parte essenziale del blocco neomercantilista tedesco. Il fuoco è diretto sia verso i paesi dell’eurozona col maggiore debito pubblico che verso quelli che pur essendo stati virtuosi si trovano ora risucchiati nel baratro della depressione economica.
P.s.:
L’articolo de Il sole 24ore cui si riferisce l’Autore è disponibile QUI.
È curioso che quando, alcuni decenni or sono, scrissi una lettera a il manifesto usando l’espressione qui usata dall’Autore dell’articolo e cioè “intercapitalistici”, la lettera venne pubblicata ma il termine fu cassato. Come cambiano i tempi.
Felice di ritrovarla.
RispondiEliminaVoi, che per me, in questo blog, ma anche in altri, rappresentate forme di sviluppo ed emancipazione del pensiero.
Voi, che per me, spesso, alla vostra parola scritta, riconosco una delle migliori forme di rappresentazione del pensiero.
Voi, che riuscite talvolta a trasmettere emozioni con la semplice progressione di frasi scritte, di vocaboli, verbi, articoli e congiunzioni, ...e tante altre cose a me sconosciute, ma che riescono molto bene nel loro intento, ed a giustificare fondamentale questa forma di comunicazione, non certo unica, ma preziosa.
A voi chiedo, umilmente, di illuminarmi su qualcosa di cui non riesco a trovare forma sufficientemente argomentata da appagare il mio senso della ragione.
A voi chiedo cosa rende giusto che un genitore o tutti e due, sputino sangue, o forse meglio dire "lavorino duramente", a lungo, se non per tutta la vita, sacrificando spesso se stessi, oltre che gli altri, per pagare mutui, per acquisire terreni o case, od altri beni materiali da lasciare ai loro figli o congiunti.
A voi chiedo cosa rende così giusto che un figlio o più, si ritrovino con l'eredità di questi padri e madri, con case e terreni, macchine ed altri materiali, talvolta anche con persone, acquisite, ereditate. Senza fare niente, ritrovarsi ...a volare. Senza fare niente, ...dimenticavo, hanno studiato, anche molto, non come me, che non ho fatto questa enorme fatica.
A voi chiedo per quale legge della natura, per quale legge universale questi figli ereditieri abbiano diritto ai "loro?" beni.
Per i più, questi si accontentano della materia, in quanto si è perso da tempo il modo di trasmettere l'eredità culturale.
Se almeno i genitori avessero pensato anche a quella.
Nella dichiarazione universale dei diritti umani non trovo illuminazione in merito, al contrario, trovo profondamente privo di giustizia l'atto stesso di lasciare i propri beni a coloro che sono indicati in forma testamentaria od altro, gli eredi stessi sono una forma di ingiustizia, in quanto una discriminazione.
Nel trattato di Lisbona e nella carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, vale lo stesso pensiero, non trovo giustificazione, argomentazione.
Noi tutti siamo eredi, senza discrimine, con gli stessi diritti.
Da giovane ho sempre sperato che dopo millenni di storia, gli esseri umani sarebbero riusciti a guardare se stessi come un risorsa, invece si continua ad averne paura, a difendersi strenuamente da ...se stessi con tutti i mezzi, con il genocidio se proprio ci vuole. Oppure ad arricchirsi (se così si può dire) alle spalle degli altri. Quindi facciamoci tutti furbi, ci dice il parlamento. Il parlamento, ...che parola questa, che termine.
La realtà è che se non riusciamo ad estendere a tutti, quei pochi e sacrosanti diritti, alla salute, allo studio o formazione, al lavoro, alla casa, se non ci riusciamo, saranno delle ingiustizie sociali, come lo sono, e di queste ingiustizie le guerre e le paure si nutrono. Qual'è il contrario di clandestino? Lo dobbiamo trovare.
A voi quindi rivolgo un appello, trasmettere il vostro pensiero, cercate, come fate spesso, un senso, ...sensato a tutto ciò.
Scusate il fuori tema
Grazie