Il 12 luglio del 2010 scrivevo un post dal titolo: Il nuovo ordine, la dittatura commissariale. Esordivo così:
La crisi economica mondiale ha risvegliato in Germania i fantasmi della Repubblica di Weimar. Il nesso tra crisi economica, disoccupazione di massa, decretazione d'urgenza e altre misure, inducono evidentemente a riflessioni sul tema della sostenibilità del sistema.
Il post prendeva spunto da un articolo di un professore tedesco, il quale esortava il pubblico a superare i fantasmi del passato e parlare apertamente "della necessità di una soluzione bonapartista". Sotto il titolo "Democrazia anatra zoppa", il professor Herfried Münkler chiedeva un fresco e meno inibito esame del rapporto tra democrazia e dittatura, considerando come "le tre fonti della cultura europea, cioè religioni abramitiche, la filosofia greca e la concezione romana del diritto" possono essere aggirate per affrontare "la rigenerazione di un ordine politico e la gestione di situazioni di emergenza e di sfide straordinarie". Inoltre, sempre in quel post osservavo che:
l’articolo di Münkler, pubblicato su una rivista di primo piano politico, non dovrebbe essere sottovalutato e ricondotto a mere ed ariose speculazioni di uno storico agitato. Münkler ha legami stretti con gli ambienti politici, e il suo intervento è una consapevole espressione, sia pure in un tono altezzoso e accademico, di come la borghesia stia riflettendo, di fronte alla crisi e al palese fallimento del sistema, sui modi e i mezzi per smantellare i diritti democratici e di istituire nuove forme di governo autoritario.
Ora di questo tema, cioè della questione della dittatura commissariale, se ne occupano, forse un po’ tardivamente, anche altri. Per esempio Marco Revelli su Il manifesto di oggi, il quale punta l’indice sulla vicenda, assai curiosa e di cui a mia volta parlavo in un post di ieri, della natura e della formazione dell’attuale governo. Scrive Revelli:
[…] non possiamo nasconderci il significato profondo – la gravità – degli avvenimenti di questi giorni. Il carattere di discontinuità che essi introducono nella vicenda della nostra Repubblica.
A tale riguardo, continua ancora Revelli:
Non può non venire in mente – absit iniura verbis – la vicenda costituzionale della Repubblica di Weimar, e il famigerato art. 48 che assegnava al Presidente la facoltà di proclamare un caso di emergenza, l’Ausnahmezustand, lo stato d’eccezione, assumendovi poteri straordinari. Riflettendo proprio su quell’istituto un grande giurista del tempo, Carl Schmitt, elaborò la propria teoria della sovranità che definiva appunto il Sovrano come “colui che decide sullo stato d’eccezione”.
Tuttavia Revelli non solo riconosce la necessità di questo governo sotto l’urgenza della situazione (che sia stata creata ad arte manco lo sfiora il dubbio), ma sottolinea anche il fatto che:
Bene che vada, la sua [di Monti] squadra di tecnici dovrà, volente o nolente, rassegnarsi a governare sopra e contro una società politica fallita e tuttavia ancora dotata di un forte potere d’interdizione, sospendendone alcune prerogative. Avendo il coraggio di praticare l’istituto temporaneo ed eccezionale che nell’antica Roma aveva in nome di “dittatura commissaria”.
Sottolineavo nel post di quindci mesi or sono:
Schmitt differenziò la dittatura "tra commissariale e sovrana". Definì la prima come il tentativo di difendere la Costituzione con mezzi extra-costituzionali, come strumento per la creazione di un nuovo ordine, che esiste inizialmente solo nel mondo concettuale del dittatore e dei suoi seguaci.
Il capitale si rende perfettamente conto che la crisi globale, di cui è responsabile, apre scenari di crisi della rappresentanza, dai quali può trarre profitto. L'esempio maiuscolo di "cretinismo parlamentare" al quale abbiamo assistito qui in Italia ha convinto i poteri forti locali che non è più il caso di continuare la commedia democratica, ormai diventata farsa, e di mostrarsi in prima persona. E forse non è un male che il nemico di classe si arroghi il diritto di comandare senza più attori e comparse nel ruolo di governo e in quello di opposizione. Così è più facilmente identificabile.
RispondiEliminail pd si sta suicidando: leggo stasera il programma di riforma delle pensioni di anzianità. vogliono togliere anche quella dei 41 anni per fare quota 100 (e in seguito 101 ...). Se uno ha incomiciato a lavorare a 14-15 anni e ha avuto la fortuna di essere messo in regola si troverà a fare 45-46 anni di lavoro. praticamente stanno abolendo le pensioni di anzianità.
RispondiEliminaquindi la salvezza della patria sono ancora le nostre pensioni e il tetto sotto cui dormiamo.
sta gente merita solo la morte.
A quanto pare la sodomia "tecnica" è più vaselinata di quella politica, e meglio accetta. La vaselina è il PD.
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