domenica 13 novembre 2011

La democrazia in Italia




Scrive il New York Times: “L’Italia ha una strada molto lunga da percorrere prima di poter essere nuovamente considerata un paese democratico affidabile” (Italy has a long way to go before it can be considered a reliably democratic country once again). La crisi politica italiana è “la triste storia di un paese dove buona parte della classe politica ha dimenticato che essere rappresentante in una repubblica democratica significa essere al servizio del bene comune, non di un uomo”. Non basterà liberarsi di Berlusconi – al quale non sarà difficile manovrare dietro le quinte tramite Angelino Alfano – per liberarsi anche di quel sistema di potere e delle sue cattive abitudini morali e politiche senza che gli italiani facciano propria la convinzione “che essere liberi non significa essere liberi da leggi e responsabilità civiche”.


Del resto – sintetizzo – l’articolista esprime forti dubbi, anzi è decisamente pessimista sul fatto che il sistema berlusconiano sia stato messo fuori gioco fino a quando in Italia non si troverà un’opposizione, un leader, decente. Sarà difficile sconfiggere la sua “corte signorile, dove servi corrotti gli debbono ricchezza e fama”. Insomma tutte cose che noi in Italia sappiamo bene, ma ci piace illuderci con caroselli e spumante davanti al Quirinale.


Ecco perché, insisto, da un punto di vista riformista, che le elezioni sarebbero state una tappa obbligata per mettere fuori gioco se non altro la forza politica di Berlusconi, il quale nella situazione attuale è l’ago della bilancia, colui che può – come ha già minacciato – staccare la spina in ogni momento. Ecco perché mercoledì scorso, nel pieno dell’euforia per la presunta sconfitta alla camera di Berlusconi – scrivevo: Il centrosinistra, le cosiddette opposizioni, di errori nei riguardi di Berlusconi ne hanno compiuti parecchi. Ma l’errore di ieri, di non aver votato contro, è possibile che si riveli anche più grave e denso di conseguenze. Magari non subito, ma nel tempo, nei prossimi mesi.

Dal punto di vista delle classi subalterne cambia poco, nel senso che continueranno a essere purgate e illuse (compreso Grillo & C.). Le questioni che ci riguardano realmente continueranno a essre trattate in maniera speculativa invece che in modo radicale, con ampio ricorso ai sondaggi che hanno la funzione di non farci capire a chi giovi l'ideologia (non solo strategia) della confusione.  E questo, al punto in cui siamo, dipende da noi, non da Berlusconi o Bersani. 

6 commenti:

  1. La stampa mainstream, nel suo orgasmo oligarchico, e anche quella non mainstream che d'ora in poi sarà sempre più mainstream - alludo al Fatto Quotidiano - si affanna a smontare il rischio di colpi a sorpresa da parte della maggioranza rimasta in Parlamento.

    In ogni caso una cosa è certa: dovessero pure esserci colpi a sorpresa, non sarebbero certo su quello che riguarda la povera gente. Contro la quale l'unità di intenti nella politica è pressoché unanime.

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  2. http://inbarcavelacontromano.blogspot.com/2011/11/la-resistenza-inizia-oggi.html

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  3. I due commenti sotto, sono stati postati e CANCELLATI sul blog di Grillo.(altro che democrazia dal basso, vige su quel blog, un reazionarismo ed un ignoranza da far paura).
    Vorrei qui postarli, non tanto per una sorta di solidarietà, ma perchè ritengo, che essi possono essere importanti da leggere, (per le informazioni in essi contenuti) per chi frequenta questo blog.
    Cordialità.

    Vento...Rosso



    1/di/2

    DEBITO PUBBLICO? NO PRIVATO!

    Dal libro di M.Cobianchi:
    "Mani bucate.A chi finiscono i soldi dei contribuenti: l’orgia degli aiuti pubblici alle imprese private" Milano, ed.Chiarelettere (pag.298).

    Agevolazioni pubbliche che ogni anno il nostro Paese eroga alle imprese: “Non si dovrebbe arrivare molto lontani dalla spaventosa cifra di 30 miliardi di euro: più di due terzi del disavanzo pubblico da recuperare entro il 2013, poco meno della metà di quanto lo Stato paga di interessi sul proprio debito in un anno”.

    Il numero dei destinatari: “Le imprese che tra il 2003 e il 2008 hanno visto approvate dallo Stato le loro domande di agevolazione sono state 212.075, mentre quelle che hanno chiesto e ottenuto soldi dai fondi europei gestiti dalle Regioni sono state 628.290. Significa che in 6 anni le imprese italiane agevolate con queste risorse sono state più di 840.000, con una media di 140.000 l’anno”.
    Nello stesso arco di tempo “sono state approvate 1307 leggi di incentivazione (91 da parte dello Stato e 1216 da parte delle amministrazioni locali)”.

    “Ciò che occorre tenere presente prima di entrare in questa galleria degli orrori è che le entrate fiscali italiane sono alimentate al 70 per cento dalle imposte pagate da dipendenti e pensionati e al 30 per cento circa da quelle versate dalle imprese. Ciò significa che il 70 per cento di tutti i soldi andati a un’impresa vengono dalle tasse dei suoi dipendenti o ex dipendenti(pensionati).
    [Andrebbero aggiunti anche i dipendenti pubblici]
    E questo vale anche per i fondi europei, visto che l’Italia è un ‘contribuente netto’ dell’Europa, cioè versa più di quanto riceve”.

    La verità è che: “non esiste in Italia un solo settore economico che non sia sussidiato: dalle banche alle industrie, dall’agricoltura alle telecomunicazioni, dai trasporti al turismo, dallo sport alla finanza, dalla ristorazione allo spettacolo, dall’editoria alla moda, lo Stato elargisce soldi a tutti, persino alla Borsa”.

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  4. Vento...Rosso



    2/di/2

    Dalla Fiat (prima e durante Marchionne)alla Stm, dalla Agusta alla Pirelli: praticamente non ci sono nomi – illustri e meno illustri – del capitalismo italiano che non abbiano ricevuto negli anni cospicue sovvenzioni da parte dello Stato.
    Nel mentre, il potere di acquisto dei salari è calato notevolmente, ed è, anche aumentato il GRADO DI SFRUTTAMENTO DEL LAVORO, in termini di PROLUNGAMENTO DEL TEMPO DI LAVORO (plusvalore assoluto) e INTENSIFICAZIONE DEL LAVORO (plusvalore relativo).

    La conclusione Cobianchi la trae nell’ultima pagina del suo libro, sotto forma di augurio agli imprenditori italiani: “Auguro loro di usare sempre meglio i soldi pubblici, sperando di non sentire più sermoni contro la soffocante presenza dello Stato nell’economia, perché se c’è qualcosa di poco liberale in Italia sono proprio gli aiuti di Stato con i quali le imprese convivono”.

    In sostanza Cobianchi, ci dice, che questi, CHIAGNENE E FOTTONO!

    Solo da questi dati, ricaviamo che...il debito non è stato affatto creato dai Lavoratori, ma dai privati, i capitalisti cioè.
    Lo Stato, è capitalista signori.
    Ciò che assistiamo, ed assisteremo ancor più con M.Monti è, UNA GIGANTESCA TRASFORMAZIONE DI DEBITO PRIVATO IN DEBITO PUBBLICO, che porterà un altrettanto GIGANTESCO TRASFERIMENTO DI RICCHEZZA DAL BASSO VERSO L'ALTO, proprio come è stato fatto in America, negli ultimi 30anni.

    Lacrime e sangue saranno versati ancor più dunque, proprio da quel 70% di dipendenti e pensionati, non certo da Bancari, Assicurativi, e Industriali, cioè categorie, che praticano sistematicamente l'evasione fiscale.
    (in cima alla classifica degli evasori, ci sono proprio loro, costituente il 61% del totale evaso, Krls Network of Business Ethics - Contribuenti.it)

    Ecco perchè W.Buffett (miliardario americano) afferma che: “C’è una lotta di classe, è vero, ma è la mia classe, la classe ricca, che sta facendo la guerra, e stiamo vincendo”.

    P.S.
    http://www.deriveapprodi.org/2009/09/il-capitalismo-e-la-crisi/

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  5. il libro di cobianchi è stato presentato anche su Raitre

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