Ieri su Raitre, in una trasmissione condotta da Corrado Augias, c’era un tipo che presentava un proprio libro, il quale ha affermato che il presupposto della democrazia è il capitalismo. Non si tratta di una considerazione – ha sottolineato – ma di un’evidenza storica. Augias di rincalzo: non dobbiamo santificare la democrazia ateniese, poiché essa era un’altra cosa.
Non si rendono conto, questi propagandisti borghesi, che la democrazia è una nozione relativa sul piano storico, economico e politico e come essa si presti facilmente alla mistificazione, tanto è vero che i liberali inglesi difesero per secoli e armi in pugno l’istituto della schiavitù, così come nella costituzione americana la schiavitù, fino alla sua formale abolizione, fu il convitato di pietra. E del resto, allo stesso modo, con la medesima evidenza storica, si può sostenere che il fascismo e il nazismo hanno avuto come presupposto il capitalismo, così come le loro isomorfosi sparse qua e là nei vari continenti.
Per democrazia moderna s’intende comunemente ed essenzialmente un regime sociale che ottiene la sua legittimazione per via elettorale, ma sappiamo bene come il voto sia condizionato dal potere detenuto dalle élite capitalistiche. Pertanto la democrazia attuale è una particolare forma politica del dominio di classe e solo fino a quando questa forma è conveniente e compatibile con i relativi interessi. Se invece per democrazia s’intende il “potere del popolo” tout cour, allora non è della nostra epoca che stiamo parlando ma forse di una futura.
Pertanto è vero che la libertà e la democrazia borghesi non sono altro che il prodotto storico dello sviluppo economico della società e hanno per presupposto i caratteri tipici e generali del modo di produzione capitalistico, ma va aggiunto, come tratto saliente, che l’unica vera libertà difesa strenuamente dallo Stato della borghesia è la libertà della stessa classe proprietaria di sfruttare il lavoro dei proletari così come la democrazia ateniese era il potere esercitato dai cittadini liberi (maschi) sulla massa degli schiavi.
Nell’antichità, quale fosse la forma di governo, le società annoveravano un’enorme quantità di schiavi. La società contemporanea, quale sia la sua forma di governo, annovera un’enorme quantità di salariati. Accanto alla libertà formale si trova collocata in ogni dove la schiavitù del bisogno. Come ebbe ben a rilevare Marx, “ne consegue che tutte le lotte nell’ambito dello Stato, la lotta fra democrazia, aristocrazia e monarchia, la lotta per il diritto di voto, ecc. ecc., altro non sono che le forme illusorie nelle quali vengono condotte le lotte reali delle diverse classi”.
La democrazia americana o inglese di due secoli fa, non esigeva ancora la scomparsa del modo di produzione schiavistico. In seguito, nell’epoca del trionfo del capitalismo, le antiche forme di schiavitù non servono più e anzi sono d’intralcio poiché “per trasformare il denaro in capitale il possessore del denaro deve trovare sul mercato delle merci il lavoratore libero, libero nella duplice accezione che usi, quale persona libera, la propria forza lavorativa come propria merce, e che d’altronde non debba vendere altre merci, che sia libero e spogliato, privo di tutte le cose che occorrono per poter realizzare la sua forza lavorativa”.
Ecco quindi la vera base della democrazia attuale, il suo presupposto. Ma anche sul piano elettorale, su quello della rappresentanza, la democrazia sta subendo una rapida involuzione in quanto a decidere non sono più i parlamenti e i governi eletti, ma gli organismi sovrannazionali, economici e finanziari, sulla base dei “parametri” dei vari trattati. Ciò è reso evidente dal fatto, proprio in questo periodo, che chiunque sia al governo in Italia (come altrove), non può adottare nessuna iniziativa autonoma se non nel rispetto del dettato della Banca centrale europea e di chi la controlla di fatto, cioè il capitale finanziario.
Voglio segnalare, a chi legge questo blog, quest'articolo notevole di L.Garofalo.
RispondiEliminaEccone il link:
http://laclasseoperaia.blogspot.com/2009/12/la-fuoriuscita-dalla-crisi-e-nel.html
Saluti da Luigi.
“per trasformare il denaro in capitale il possessore del denaro deve trovare sul mercato delle merci il lavoratore libero, libero nella duplice accezione che usi, quale persona libera, la propria forza lavorativa come propria merce, e che d’altronde non debba vendere altre merci, che sia libero e spogliato, privo di tutte le cose che occorrono per poter realizzare la sua forza lavorativa”.
RispondiEliminaHo letto e riletto, questo passo di Marx, potrebbe segnalare l'opera da cui è tratto?
Grazie.
Leggendo questo blog, si evince, che Marx, è una miniera perenne.
http://www.criticamente.com/marxismo/capitale/capitale_1/Marx_Karl_-_Il_Capitale_-_Libro_I_-_04.htm
RispondiEliminaCondivido la parte "la seria alternativa al capitalismo" del blog segnalato da Luigi, trovo molto interessante la tesi dell'unico commento. Ma purtroppo dalla Bocconi, viene fuori tutt'altra cosa, da molti anni.
RispondiEliminaGrazie Olympe per la cura e l'attualità dei suoi temi, e per l'attenzione che rivolge anche ai suoi lettori.
Saluti
grazie a te
RispondiEliminaQuesto è per davvero uno mondo rovesciato: si trascura il pensiero di un genio e si accetta quello dei mediocri. Ma forse sta proprio in questo il successo dei moderni schiavisti.
RispondiEliminadei moderni e di sempre
RispondiEliminaCaro Olympe, leggendola spesso con piacere e ritenendola un commentatore schietto ed intellettualmente onesto, condivido con lei questa mia proposta.
RispondiEliminaAdottare un sistema elettorale che funzioni come segue:
1. elezioni con metodo proporzionale puro: vengono assegnati i seggi di Camera e Senato in proporzione all'affluenza di voto.
2. assegnazione dei seggi rimanenti tramite sorteggio degli iscritti ad ad un
apposito registro nazionale, ripartito per le circoscrizioni.
Esempio (considerate le ultime elezioni nazionali 2018: affluenza 72,93 %)
1. tramite elezione vengono assegnati 689 seggi (72,93 % dei 945 seggi
disponibili);
2. i rimanenti 256 seggi vengono sorteggiati a livello di circoscrizione
(quindi l'affluenza va calcolata a livello di collegio elettorale).
Benefici:
ritengo che un sistema del genere sia più facilmente "digeribile" dall'opinione pubblica che non verrebbe privata della possibilità di andare a votare;
si creerebbe un sistema elastico, in quanto in ogni elezione la percentuale
sorteggiata fluttua in relazione all'affluenza di voto (e quindi alla credibilità dell'offerta politica);
il sistema sarebbe più stabile poiché si creerebbero maggioranze trasversali
specifiche per ogni legge (questo punto è ben spiegato da Caserta et.al in "Democrazia a Sorte" 2012)
i parlamentari sorteggiati formerebbero un apposito gruppo parlamentare, con
il divieto di aderire ad altri gruppi, pena la perdita della carica.
i parlamentari sorteggiati rinunciano all'eleggibilità per qualunque carica
elettiva per 10 anni.
Che ne pensa?
grazie e saluti,
Leonardo
gentile Leonardo, è il denaro che governa il mondo, dunque presterei più attenzione ai rapporti di forza tra le classi sociali e ai rapporti di potenza tra gli Stati che non alle alchimie elettorali. Saluti, Sua Olympe
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