domenica 30 novembre 2014

I diritti del padrone


“Promuovere la dignità d'una persona significa riconoscere che essa possiede diritti inalienabili di cui non potrà essere privata ad arbitrio di alcuni. Occorre però prestare attenzione per non cadere in alcuni equivoci e in un loro paradossale abuso. Vi è infatti oggi la tendenza verso una rivendicazione sempre più ampia di diritti individuali che cela una concezione di persona umana staccata da ogni contesto sociale. Al concetto di diritto non sembra più associato quello altrettanto essenziale e complementare di dovere. Così si finisce per affermare i diritti del singolo senza tener conto che ogni essere umano è legato ad un contesto sociale in cui i diritti e i doveri sono connessi a quelli degli altri e al bene comune della società stessa”.

Parole sante quelle del Papa pronunciate al parlamento europeo questa settimana. Se le ficcassero bene in testa i cosiddetti imprenditori e i politici d’accompagno: precarizzare il lavoro, imporre orari impossibili, schiavizzare i lavoratori, licenziarli a bischero sciolto, in tal modo si finisce per affermare i diritti del singolo padrone senza tener conto che ogni essere umano è legato ad un contesto sociale.

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sabato 29 novembre 2014

La verità è figlia del tempo



Ripropongo un post del maggio 2012 dal titolo L’equivoco grillista.

Hanno un bel dire i grillisti accusandoci di essere dei pantofolai, ma quando poi ci si renderà conto che non è realizzabile ciò che è ritenuto possibile e quasi a portata di mano, ossia che non c’è corrispondenza tra la realtà e la sua immagine disegnata dai proclami, prenderà il sopravvento la parte più reazionaria di quel tipo di movimento.

venerdì 28 novembre 2014

Non lo sanno, ma lo fanno


Baracca Obama ha dimostrato, ma non ce n’era bisogno, che non si può stare con due piedi in una scarpa. In una società di classe o stai da una parte oppure dall’altra, e il presidente della maggiore potenza capitalistica non sta lì a caso. Se è stato scelto per governare la sopravvivenza degli schiavi e per difendere gli interessi del capitalismo più avanzato, significa che la questione non è solo razziale e che anzi prima di tutto essa riguarda il sistema di classe.

C’è un’importante fazione di borghesia bianca disposta a passar sopra la questione del colore della pelle per difendere i propri precipui interessi. Per contro, il fatto che una parte dei neri, specie i ceti neri imborghesiti, abbiano votato Obama, sta solo a dimostrare il livello di falsa coscienza indotto dalla propaganda.

John F. Kennedy, nel 1957, si era espresso contro i diritti civili dei neri, e solo nel 1963, a seguito degli avvenimenti che lo costringevano (cito tra tutti l’attentato a una chiesa in cui furono vittime quattro bambine nere), presentò al Congresso un provvedimento che sanciva dei diritti per i neri d'America. Si dovette attendere l’agosto del 1965, dopo il “Bloody Sunday” e la marcia su Montgomery, perché fosse concesso ai neri di votare (il Voting Rights Act fu approvato meno di cinquant’anni fa nella libera e democratica “America”).

giovedì 27 novembre 2014

L'errore fatale secondo Angela Merkel


Della politica internazionale a noi italiani in generale frega poco, anzi nulla, tanto ci abbiamo i colli fatali de Roma, noi. Da parte mia più volte ho rammentato alle anime che leggono questo blog che invece le questioni che riguardano la politica internazionale, ossia quelle che vanno sotto la categoria di geopolitica, sono assai importanti. Da Piazza Venezia il popolo italiano faceva pernacchie alla perfida Albione, poi, dopo qualche tempo, ci hanno pensato i bombardieri Lancaster a riportarci all’ordine della cose reali.

Proprio ieri scrivevo: le nuove e gravi instabilità possono portare in un tempo non troppo lontano e in una situazione d’escalation incontrollabile, a un conflitto generalizzato nel quale nessuno è autorizzato a priori di pensare che sarebbero mantenuti validi i termini della deterrenza nucleare.

Oggi, mi viene agli occhi il discorso tenuto da Angela Merkel due settimane fa a Sidney, nel quale, tra l’altro, ella dice:

mercoledì 26 novembre 2014

Il fallimento della strategia americana


Il fallimento americano si può misurare da numerosi fatti, ma da due in particolare: la situazione in Medio Oriente e il caos sociale interno. Ciò che sta accadendo a Ferguson e in altre città è solo la punta dell’iceberg. Questa è la tendenza di fondo, e però si tratta di considerare ciò che avviene nella pluralità dei suoi aspetti (per esempio, assume grande rilievo la lotta interna tra le diverse fazioni della classe dominante) e non come una determinante univoca. L’esempio dell’impero romano e quello molto più recente dell’impero britannico vanno tenuti a mente, pur senza spingere troppo sulle analogie.


martedì 25 novembre 2014

Patacche


Oggi sul Corriere della Sera compare un breve articolo che richiama un’intervista rilasciata al blog di Grillo da Arrigo Petacco allo scopo di promuovere un proprio libro. Ne avevo notizia già ieri per l’icastico commentato del mordace Malvino. Se il Corriere on line avesse fatto proprio il commento del blogger, oggi avrebbe triplicato gli accessi al sito del giornale, e invece si conferma che nessuno è profeta in patria, tantomeno uno spirito cloridrico come quello del dottore.

Petacco dichiara tra l’altro che antecedentemente alle elezioni del 1924 non c’era stata alcuna “violenza e minaccia” da parte dei fascisti, i quali raccolsero ben il 68,8% dei voti. Inoltre, afferma che Mussolini sarebbe stato “costretto a proclamare la dittatura il 3 gennaio del 1925” spinto da chi “voleva impedirgli il suo avvicinamento ai socialisti”. A ciò sarebbe servito il delitto Matteotti.

La più grande risorsa dei miliardari


Non sapete cos’è l’Oxfam? Nemmeno io. Leggo ora che è una confederazione di 17 organizzazioni non governative che lavorano con 3.000 partner in più di 100 paesi “per trovare la soluzione definitiva alla povertà e all'ingiustizia”. Capito? Una soluzione definitiva, non palliativi. È ammirevole questa gente, dico davvero, non solo per la dedizione ma per la convinzione. Credono che la più grande risorsa del nostro pianeta sia l'energia umana. Così dicono. Noi un tempo credevamo che affinché non vi siano più fucili, bisognasse impugnare il fucile. La storia ha dimostrato che eravamo dei poveri idioti. Oxfam-Italia invece cerca “responsabili nei punti vendita e volontari per incartare i regali di Natale, unisciti a noi!”.

lunedì 24 novembre 2014

Il buon esempio


Era passata l’idea che fosse più conveniente per la classe dominante governare i processi sociali con il consenso anziché con il pugno di ferro, in altre parole l’idea che laddove le catene si fanno meno visibili, più la servitù si fa intima, più diviene volontaria.

Ora invece gli schiavi mostrano di non credere più in quella secrezione chiamata politica, insomma scoprono di non contare e di non poter cambiare nulla, prendono consapevolezza che la democrazia è solo la forma più aggraziata della dittatura di classe.

E come risolve la questione Renzi Matteo?  Dicendo che il crollo dell’affluenza alle urne “è un problema secondario”. Non possiamo non ammirare la facilità dello stile che sostiene il rigore di questa analisi. Corri Matteo, il vecchio mondo è dietro di te.

Sempre oggi, la signora Dietlinde Gruber rilevava, con un imbarazzo che il cerone mitigava solo in parte, che una tale tendenza ci porta ad avvicinarci agli Stati Uniti (che com’è noto sono un buon esempio un po’ per tutto) dove da sempre vota meno del 50 per cento. La prossima volta ci porterà ad osservare che molti sistemi sociali si sono retti senza alcun bisogno di elezioni.


Insomma, anche se viviamo in un’epoca dove la schiavitù del lavoro salariato viene banalizzata come un momento del business, la borghesia, attraverso i suoi emissari, dovrebbe prestare un po’ più di attenzione a questioni della sottomissione quali la liturgia del voto. Anzitutto il buon esempio.

Tranquilli


Il dato eclatante, e però atteso, delle elezioni in Emilia Romagna e in Calabria è l’astensionismo. In Emilia Romagna ha votato un elettore su tre, in Calabria non è si è andati molto in là. Fatta la tara di schede nulle e bianche, il non voto è plebiscito. E tuttavia a Roma possono stare tranquilli, alle prossime politiche non sarà così. Il monopolio televisivo e mediatico servirà pure a qualcosa, apparteniamo alla società del telequiz e dei 140 caratteri. Il non voto, prevalentemente di protesta, di pancia come si suole dire, in parte rientrerà e potranno mostrare che la maggioranza degli aventi diritto si reca alle urne e che dunque il sistema, se non gode di consenso, quantomeno è legittimato. Insomma, possiamo fare tutte le chiacchiere che vogliamo in tema di elezioni e partecipazione.

domenica 23 novembre 2014

Una società di videogiochi


Guardandoci intorno, il nostro mondo è sempre più virtuale e interconnesso ma è anche sempre meno reale e i legami tra le persone più labili e instabili. Un mondo dove dietro al virtuale non c’è nulla. Sempre più parte degli affetti, delle amicizie, del divertimento, e finanche della sessualità, appartengono al mondo del virtuale. Perfino il denaro è sempre più un oggetto astratto sebbene la sua potenza sia concretamente concentrata in poche mani. Insomma, una società di videogiochi dove i rapporti sociali non esistono quasi più se non in forme surrogate.

sabato 22 novembre 2014

Come perdere la propria dignità


di Federico Rampini, Repubblica di ieri

NEW YORK Pochi giorni prima che Barack Obama annunciasse la nuova, storica apertura all’immigrazione, ho ricevuto la cittadinanza americana. A differenza dei cinque milioni di immigrati senza documenti, a cui Obama ieri sera ha annunciato che non potranno più essere espulsi, io sono diventato americano entrando dalla porta principale. Avevo avuto la Green Card, residenza permanente, nel 2006. In base alla legge, automaticamente dopo cinque anni maturavo il diritto a chiedere la naturalizzazione (che non implica l’addio alla cittadinanza italiana: Italia e Usa consentono la “doppia cittadinanza”). Cinque anni di Green Card, e questa fabbrica di nuovi cittadini che è l’America, ti spalanca le porte per sempre.


Se lo sono già giocati


Il governatore della Banca centrale europea, Mario Draghi, comunica che ritiene "improbabile" una ripresa più forte. E se dunque l’economia è in ripresa, per quanto debole, per quale motivo afferma che “gli ordini al settore manifatturiero sono calati per la prima volta dal luglio 2013”, soggiungendo che “la situazione dell'inflazione nell'Eurozona è diventata sempre più difficile”? Tra il 2008 e il 2013, il Pil è crollato del 5,9% in Spagna, dell’8,5% in Italia, fino al -23,7% della Grecia, e altrove in generale non possono cantar vittoria.

Se l’Europa non sta bene, il Giappone sono circa 25 anni che si dibatte nella stagnazione. Ora va di moda parlare di deflazione, o di pericolo deflazione. Che è come dire che il paziente ha la febbre, oppure che avverte dolore. La deflazione non è la causa della crisi, ma è uno dei suoi effetti, il più evidente a livello di prezzi e di consumi, ma pur sempre un effetto.

Per quanto riguarda direttamente l’Italia, non manca chi, dagli schermi full HD, sprizza ottimismo, sostenendo che la situazione non è poi così drammatica, che bisogna vedere il bicchiere mezzo pieno, ossia il fatto che siamo la terza potenza economica europea (certo, la Grecia, il Portogallo, l’Irlanda, la Spagna o anche la Danimarca non ci possono far concorrenza in classifica) e la seconda manifattura (però il dato nazionale segna un calo del 3,1%, del 2,6% in meno nel Centro-Nord e addirittura -6,7% nel Mezzogiorno). Dunque l’export tiene e, signora mia, le pizzerie nei finesettimana sono piene. Frega nulla a questi ottimisti oltranzisti della tendenza di fondo, né del crescente divario, nel crollo complessivo di redditi e consumi, tra centro-nord e sud.

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venerdì 21 novembre 2014

Il vicepresidente


Tutti noi sappiamo che il presidente degli Stati Uniti Franklin D. Roosevelt venne rieletto nel 1944 per il quarto mandato. Difficile che si ricordi chi fu il suo vicepresidente. Ciò che invece ricordiamo è che il presidente, molto malato, morì poche settimane prima della fine del conflitto in Europa. Ad essere precisi morì il 12 aprile 1945. La legge americana stabilisce che in simili casi, come avverrà poi con Kennedy, succeda nella carica di presidente il vice presidente. Ed infatti, come tutti sappiamo, gli successe Harry Truman. Ma costui fino ad 83 giorni prima non era affatto il vice presidente degli Stati Uniti. Cosa curiosa, vero?

giovedì 20 novembre 2014

Il soffio ispiratore che anima Renzi

Leggete cosa dice Ernesto Galli sul Corriere di oggi:

[…] nel nostro continente, e qui da noi in modo particolare, tutto l’universo storico in cui questa politica delle democrazie – grigia e costosa, ma per molto tempo efficace – è stata iscritta, scricchiola. Il mito della continua crescita economica non è più che un mito; il lavoro sta cessando di avere un valore coesivo tra individui e strati sociali: aumenta sempre più il divario tra chi ha e chi non ha, così come la differenza tra i destini dei singoli o tra ciò che significa vivere in un luogo o in un altro, mentre la secolarizzazione aggredisce alla radice l’intero mondo valoriale e simbolico dei tradizionali rapporti tra gli individui (dalla parentela alla genitorialità). In tutta Europa, insomma, si profila una crisi profonda dai contorni ancora imprecisi ma di sicuro inquietanti. Improvvisamente la democrazia si è trovata davanti un ospite inatteso: la povertà in crescita. Mentre masse sempre più ampie appaiono ideologicamente allo sbando, mentre si afferma dovunque e ad ogni occasione un rabbioso sentimento di rivolta contro le élites.

Nessuna incredulità


Il vero volto di questo sistema è ben espresso dalla sentenza della Corte d'appello di Torino sulla strage dell'Eternit. Si dirà, come solito, che i giudici non potevano far altro che applicare la legge. Ed è appunto di questo che si tratta, della legge, dello Stato, della sua non neutralità nelle leggi e nelle procedure, così come della responsabilità delle sue istituzioni nelle stragi.

È in questi frangenti, in questi tornanti della vita di ognuno, che si comprende realmente, impotenti, l’origine di classe di questo sistema sociale, di questa violenza che chiamano giustizia. Scrivono i giornali: La sentenza è stata accolta con incredulità dai parenti delle vittime e dai rappresentanti delle istituzioni che si sono occupate delle morti per amianto e che erano in aula. Nessuna incredulità, è la regola, è la storia processuale di tutte le stragi.

Solo attraverso il lavoro ...


La rivista Le Scienze di questo mese offre un “numero speciale” molto suggestivo, dedicato alla ricostruzione dell’evoluzione umana, con l’intendo d’informare il lettore sulle ultime novità per ciò che riguarda la ricerca paleontologica, con articoli specifici su diversi temi, dal nuovo albero genealogico all’origine delle disuguaglianze. Per il momento, cercherò di dire due cose sull’articolo dal titolo “Datemi un martello”, il quale riguarda il percorso evolutivo degli ominini da quando sono scesi dagli alberi a quando cominciarono a fabbricare i primi strumenti.

Il paleoantropologo Ian Tattersall scrive che questi antichi fabbricanti di utensili erano andati parecchio oltre l’orizzonte cognitivo delle grandi scimmie: “Anche con un addestramento intensivo, le grandi scimmie moderne trovano impossibile capire come colpire un sasso con un'altra pietra per staccarne una scheggia nel mdodo intenzionale seguito invece dai primi ominini. Uno degli impieghi di queste schegge riguardava la macellazione di mammiferi erbivori.

mercoledì 19 novembre 2014

È un loro diritto


Dopo l’enorme successo di critica e di pubblico a riguardo del post d’argomento storico di ieri, oggi propongo un film con una trama più attuale. Insomma, dalla storia passiamo alla geopolitica. L’altro giorno scrivevo, anzi ripetevo, che il vero pericolo per la pace mondiale è rappresentato dagli Stati Uniti d’America. Non perché – dicevo – il popolo americano sia peggiore di altri, e non perché beve mediamente superalcolici perfino più dei russi, e nemmeno perché tra loro la percentuale di psicopatici e alienati in tutte le classi sociali sia la più alta del pianeta, cosa che la dice lunga sul loro sistema sociale.

E neanche, soggiungo oggi, perché le loro auto non hanno le frecce lampeggianti come le nostre, o per la loro pancetta di tacchino fatta con macinato mescolato al lattato di potassio, al diacetato e al fosfato di sodio, all’aroma di fumo e al nitrito di sodio. Sappiamo bene che in ogni luogo del pianeta l’oligarchia capitalistica decide di ogni aspetto della vita di miliardi di persone. Si tratta di quisquilie, direbbe l’Immenso principe partenopeo.

martedì 18 novembre 2014

Purché il popolo non abbia ad alzare la testa


“La storia di ogni società esistita fino a questo momento, è storia di lotte di classi”. Così scrisse Karl Marx ne Il Manifesto del Partito Comunista. Ciò significa che la storia muove e si sviluppa in forza del carattere conflittuale dei rapporti sociali. Infatti precisò subito Marx:

“Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della gleba, membri delle corporazioni e garzoni, in breve, oppressori e oppressi, furono continuamente in reciproco contrasto, e condussero una lotta ininterrotta, ora latente ora aperta; lotta che ogni volta è finita o con una trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o con la comune rovina delle classi in lotta”.

lunedì 17 novembre 2014

Tornare a pensare


Crolla il Pil giapponese e l’andamento di quello italiano non è migliore. Si parla di recessione tecnica. Alla buon’ora. E tutto ciò nonostante il Giappone stampi moneta a manetta, a dimostrazione che non si tratta, in origine, di un problema monetario e nemmeno di “domanda”. L’attenzione viene posta sulla moneta, sui cambi, sulla domanda e simili per la semplice ragione che le cause che stanno a capo della crisi sono argomento tabù. E del resto a una classe sociale, la borghesia, che celebra il suo trionfo sulla sconfitta del “comunismo” non si può chiedere il rispetto della logica e dei principi della razionalità.

Invece di cercare balsami, sarebbe molto più utile prendere atto della realtà capitalistica la cui analisi critica è stata già scritta molto tempo fa senza bisogno di tanti arzigogoli algebrici e grafici statistici. E tuttavia tutto si può chiedere a questo sistema d’informazione drogata dal lato della critica, perfino d’ammettere, in qualche caso, che “Marx aveva ragione”, ma non si può chiedere di spiegare il perché. Sulle contraddizioni su cui poggia il capitalismo l’informazione al massimo fa astrologia e cartomanzia e gli economisti si esercitano in discorsi ermetici in un procedere circolare e in un divenire chiuso.

Da questo grafico si deduce che l'attuale produzione di petrolio dell'Arabia saudita è in linea con quella del 2012, e pertanto non può essere questo il motivo dominante del crollo del prezzo del barile.

La stessa caduta del prezzo del petrolio, dietro il crollo del quale s’immaginano scenari complottistici (per contro, negare gli arcana imperii ricorda la famosa “prova diabolica” dell’inquisizione), ha innanzitutto una motivazione molto più semplice: il calo della domanda e l’aumento dell’offerta. Per anni ho scritto che il petrolio non manca e che i cosiddetti “picchi” sono una teoria campata in aria (non sappiamo quanto “petrolio” c’è, né conosciamo fin d’ora le circostanze future che possano rendere conveniente l’estrazione di risorse fossili). Oggi ne abbiamo una riprova. Che poi ci sia chi, per motivi suoi, c’inzuppa il pane è la cosa più normale di questo mondo (sulla bolla dello shale oil americano è utile leggere cose sensate: qui).

domenica 16 novembre 2014

Scimmie, robot, imbecilli




Scriveva alcuni giorni or sono Enrico Franceschini su Repubblica:

Negli ultimi dieci anni, per via della globalizzazione, sono stati i Paesi emergenti, con la Cina in testa, a portare via posti di lavoro all’Occidente. Nei prossimi decenni ce li porteranno via anche, e forse soprattutto, i robot. Secondo uno studio pubblicato a Londra, preparato dalla Deloitte, una società di analisi di mercato e dalla università di Oxford, e anticipato dal Daily Telegraph, in Gran Bretagna ben 10 milioni di posti di lavoro saranno occupati da robot e computer nei prossimi vent’anni, portando via un lavoro su tre di quelli oggi esistenti. Gli impieghi più minacciati saranno quelli a basso salario e bassa qualificazione.

E se invece dei robot addestrassimo delle scimmie? I costi di sostentamento e allevamento delle scimmie sarebbero comunque minori di quelli sostenuti per la ricerca, la realizzazione e lo sviluppo dei robot. I costi sarebbero minori anche dal lato della manutenzione, poiché quando una scimmia s’ammala o muore si potrebbe subito sostituirla con un’altra tratta dall’allevamento. Forse il problema più serio da affrontare sarebbe quello delle associazioni animaliste qualora s’avvedessero che una scimmia viene trattata alla stregua di un operaio.

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sabato 15 novembre 2014

L'astensione


Tempo pessimo per votare, si lagnò il presidente di seggio della sezione elettorale numero quattordici dopo aver chiuso violentemente il parapioggia inzuppato ed essersi tolto un impermeabile che a ben poco gli era servito nell'affannato trotto di quaranta metri da dove aveva lasciato l'auto fino alla porta da cui, col cuore in gola, era appena entrato. Spero di non essere l'ultimo, disse al segretario che lo aspettava qualche passo indietro, al riparo dalle raffiche che, sospinte dal vento, allagavano il pavimento. Manca ancora il suo supplente, ma siamo in orario, tranquillizzò il segretario, Se continua a piovere cosi sarà una vera impresa se arriveremo tutti, disse il presidente mentre si trasferivano nella sala dove si sarebbe svolta la votazione. Salutò per primi i colleghi di seggio che avrebbero fatto gli scrutatori, poi i rappresentanti di lista e i loro rispettivi supplenti. Usò l'attenzione di adottare per tutti le stesse parole, non lasciando trasparire nel viso né nel tono della voce alcun indizio che consentisse di cogliere le sue personali tendenze politiche e ideologiche. Un presidente, sia pure di una sezione elettorale tanto normale come questa, dovrà regolarsi in tutte le situazioni secondo il più rigoroso senso di indipendenza, o, in altre parole, mantenere le apparenze.

venerdì 14 novembre 2014

Il futuro è già nelle cose


Leggo che il feticismo tecnologico ha contagiato un po’ tutti. A questo proposito ho dedicato numerosi post, cercando di evidenziare che non è lo sviluppo tecnologico causa delle crisi, sia per quanto riguarda le crisi del passato così come per la crisi storica del modo di produzione capitalistico di cui possiamo apprezzare il dispiegarsi degli effetti in modo così evidente, tanto che anche le teste di rapa cominciano a sospettare qualcosa e taluni anche ad inquietarsi.

Tranquilli, non è la fine del capitalismo, ma solo l’inizio, come direbbe il presidente del consiglio pro tempore. Portare il progresso tecnico sul banco degli imputati della crisi del modo di produzione capitalistico è un giochetto vecchio di quei birbanti di borghesi. Che cosa diceva a tale proposito la vecchia barba?

Quando si studiano simili sconvolgimenti, è indispensabile distinguere sempre fra lo sconvolgimento materiale delle condizioni economiche della produzione, che può essere constatato con la precisione delle scienze naturali, e le forme giuridiche, politiche, religiose, artistiche o filosofiche, ossia le forme ideologiche che permettono agli uomini di concepire questo conflitto e di combatterlo.

giovedì 13 novembre 2014

La risposta dell'ex ambasciatore


Questa è la lettera che un lettore del Corriere ha scritto a Sergio Romano e pubblicata oggi:

Il presidente Putin, il 24 ottobre, ha tenuto un interessante discorso programmatico.
Mi sembra che nessun giornale italiano ne abbia parlato. Lei certamente lo ha letto.
Perché non ce lo commenta?

Ettore Visca, rimmaettore@yahoo.it

Questa la risposta di Sergio Romano:

Non solo è possibile, ma è ineluttabile necessità


Due settimane fa, riportando i dati di un report di Unicef, ho scritto un post a riguardo dell’aumento della povertà infantile nei cosiddetti paesi sviluppati. Mi limito ora a riportare solo poche frasi del rapporto che mi sembrano di per sé significative:

Nel 2012, i minori che vivevano in condizioni di grave deprivazione materiale in 30 paesi europei erano circa 1,6 milioni in più rispetto al 2008 (11,1 milioni contro 9,5 milioni). La Grande Recessione ha comportato sofferenze e rischi che accompagneranno per tutta la vita altri 619.000 bambini in Italia, 444.000 in Francia […].

Nelle epoche passate le risorse alimentari, se meglio distribuite, avrebbero potuto alleviare le condizioni di miseria in cui vivevano milioni di esseri umani.  E tuttavia da un lato il livello di sviluppo economico raggiunto in quelle epoche non avrebbe potuto garantire il sufficiente sostentamento di tutti nei casi di ricorrenti carestie, mentre dall’altro lato la divisione sociale in classi poneva la classe dominante nelle condizioni di appropriarsi di gran parte della ricchezza prodotta, per quanto essa potesse essere più scarsa in talune circostanze.

mercoledì 12 novembre 2014

Quel dialettico di Napoleone


Noi possiamo conoscere solo nelle condizioni della nostra epoca e nei limiti posti da queste stesse condizioni. E ciò che noi oggi possiamo conoscere non è poco, anche se siamo quotidianamente sommersi dall’avvicendarsi delle ipotesi che si rigettano una con l’altra per la deficiente preparazione logica e dialettica degli scienziati. E a questo stato di cose pare non ci possa essere rimedio stante la considerazione cui godono oggi la logica e dialettica materialistica che ai più paiono cose riservate a un ristretto àmbito di studio, ossia alla filosofia e dintorni, e dunque sostanzialmente classificate come semplici speculazioni che non avrebbero contatto con la realtà.

Va attribuito ad Hegel, considerato unanimemente un cane morto, il merito di aver scoperto le leggi della dialettica. Esse sono fondamentalmente tre:

martedì 11 novembre 2014

L'astratta legge che governa la realtà


Uno dei problemi fondamentali che la società del XXI secolo dovrà senz’altro affrontare e che già s’era posto nel secolo scorso, riguarda le scelte d’ordine economico, scelte che stanno a capo di ogni altro problema, anche a quello del mutamento climatico, per dire.

Il XX secolo ci ha mostrato come il mondo si sia diviso a lungo in due sistemi. Da un lato il sistema capitalistico classico, in cui l’economia opera su motivazioni di carattere puramente economico (profitto), sul principio dichiarato della più ampia libertà individuale; si tratta in ogni caso di un modello sociale in cui la libertà dei lavoratori è solo fittizia (poco importa se il tal coglione non se ne avvede), in quanto strettamente condizionata dal bisogno e legata alle esigenze dell’accumulazione. Dall’altro lato, come antagonista, vigeva il sistema “socialista”, basato sulla pianificazione economica centralizzata, avente per obiettivo quello di superare la schiavitù salariata socializzando i mezzi e i proventi della produzione (*).

Entrambi questi sistemi sociali sono falliti.

lunedì 10 novembre 2014

Il mondo delle idee s’adatta a molti scopi


Vi siete chiesti perché vi sono molte persone infelici nonostante che nei supermercati si possa scegliere tra cinque marche diverse di salmone affumicato o di nasello surgelato? Nonostante si possa, almeno teoricamente, scegliere tra cinquanta modelli di autovettura? E pur vero che i poveri, quelli che sono definiti “non abbienti”, certi consumi (e non solo certi lussi) non se li possono permettere, ma non dipende solo da queste difficoltà e frustrazioni la ragione che molte persone siano tristi. Anche tra gli “abbienti”, seppur in minor misura, non si vedono molti volti sorridenti, non parliamo poi di felicità ed entusiasmo. Sono queste le conseguenze psichiche di un ambiente mortificante e stagnante, siano queste persone economicamente svantaggiate o meno, laddove nessuno prova un qualche sollievo pensando al futuro che l'attende.

domenica 9 novembre 2014

Dinosauri


C’è un pettirosso, non credo sempre lo stesso, che da qualche anno di questa stagione sceglie come sito d’osservazione l’unica delle tre betulle sopravissuta del mio piccolo giardino. Si piazza lì, osserva dall’alto e poi spicca il volo a caccia di cibo o di materiale per il nido. Dopo un po’ ritorna e la scena si ripete. È un uccellino davvero grazioso, piccolo e un po’ tozzo. E dire che gli uccelli attuali hanno avuto a che fare con i teropodi, di cui il Velociraptor, il sinistro predatore di Jurassic Park è diventato il più noto antenato. A chi potrebbe venire in mente guardando la bellezza e la grazia di una ghiandaia azzurra dedurre che si tratta una discendente del mastodontico Tyrannosaurus?

sabato 8 novembre 2014

Mentre Angela faceva la sauna


Chissà se domani, 9 novembre, anniversario della “caduta” del Muro, nel climax delle relative celebrazioni (3 giorni di festa), ad Angela Kasner verrà modo di ricordare che è anche l’anniversario della Kristallnacht. Non credo, anzitutto perché spesso la storia ha a che fare con la propaganda anziché con le “cose”, poi perché l’evento è lontano e sarebbe poco patriottico ricordarlo in questi momenti di tripudio nazionale. Osservo, peraltro, che Angela con la “caduta” non c’entra nulla, né direttamente e nemmeno indirettamente, anche perché la sua unica preoccupazione, in quella fatidica sera di 25 anni or sono, era quella di recarsi alla sauna con una sua amica.

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venerdì 7 novembre 2014

L'ascensore


Non è raro leggere delle articolesse sulla stampa o su importanti siti internet in cui l’autore, trattando un particolare argomento, per esempio di musica, approfitti dell’occasione per farci conoscere non solo la sua predilezione per un dato genere musicale e il suo passionale parere sullo specifico, ma per illustrarci dettagliatamente la sua visione del mondo, la sua weltanschauung, per dirla come s’usa in certi ambienti. Non perde dunque l'occasione propizia per una sua personale resa dei conti: c’infila dentro i nomi sacri del suo Olimpo ma soprattutto il lungo elenco di quelli che vorrebbe stessero all’Inferno. Non già personaggi del mondo musicale come vorrebbe il tema, bensì i nomi di personaggi della filosofia, dell’economia, della politica, della letteratura, del cinema, della televisione, del fumetto e della gastronomia.


Quegli articoli scritti per dire al lettore innanzitutto quanto l’autore sia persona del mondo che conta e che conosce bene le cose. Ti rivela quanto avesse torto questo e invece quanto fosse geniale quel tal altro, quasi tutti personaggi, se coevi, che lui ha avuto modo di conoscere come vicino d’ombrellone, o quasi. Ma soprattutto quanto si sbagliava lui, il Marx! Al quale viene naturale dargli uno strappetto alla barba. Eh sì, Marx non manca mai, è un fantasma che s’aggira e non lascia in pace soprattutto quelli che, a modo loro s’intende, credono d’essere stati, sempre in gioventù si capisce, “marxisti”. Un po’ come quei maschietti che, parlando con gli amici, alludono a certe cose a proposito di una tal signora con la quale una volta hanno viaggiato insieme ..... in ascensore.

giovedì 6 novembre 2014

Il Diciotto brumaio di Angela Kasner (e altro)


Domenica prossima ricorre il 215° anniversario del diciotto brumaio, il colpo di stato organizzato da quella che fu definita “la bisca di preti”, ossia Siéyes, Fouché, Talleyrand e che consegnò la Francia a Napoleone quale rappresentante degli interessi della borghesia nazionale, segnatamente quelli dei capitalisti immobiliari, cui era stato promesso l’abolizione del prestito forzoso e che finanziarono il colpo, e degli interessi dei fornitori governativi cui l’assemblea dei Cinquecento aveva posto la mozione per l’abolizione del loro diritto preferenziale ai pagamenti del Tesoro.

mercoledì 5 novembre 2014

Signori, non è solo un difetto di distribuzione


Quanto e come si è reso conto dell’ingiustizia che tutto quello rappresentava?
Molto tardi, lo confesso. È stato quando ho visto alcuni fare soldi mentre altri morivano nelle trincee. Lì, davanti agli occhi l’avevi, e non potevi farci niente. […] la coscienza sociale mi è arrivata davvero in ritardo. Non ne avevo, ero rassegnato.
Da un’intervista a Luis-Ferdinand Céline.

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Non c’è giornale oggi che non pubblichi il suo bravo editoriale dedicato alla situazione economica e alle sue nere prospettive. Non c‘è uno solo di questi chiacchieroni che non abbia da proporre le sue ricette “per uscire dalla crisi”. E sappiamo bene di quale fascio di ricette si tratti. Non ce n’è uno che possa scrivere: da questa crisi non si esce con l’ordinario e nemmeno pensando cose straordinarie; il sistema non funziona, prendiamone almeno atto. Manca l’onestà per dire queste cose? Non è questa la ragione per cui in questo tempo disordinato si evita come la peste questa presa d’atto pubblica, e in fondo in fondo non si tratta neppure di coraggio e del più prosaico motivo che hanno tutti una famiglia.

martedì 4 novembre 2014

Non un abracadabra filosofico


Si può essere manager di successo, persone d’indubbie capacità creative ed imprenditoriali, ma tutto questo non c’entra nulla se si ha la faccia del coglione e soprattutto se si parla di cose che non si conoscono dicendo bischerate. È il caso, tra i tanti, di Lawrence "Larry" Page, co-fondatore di Google, il quale ha affermato, per la gioia d’innumerevoli analfabeti di tutto il mondo, quanto segue:

Peccato, la sinistra ha perso perché Marx non poteva immaginare l'avvento del microchip.

Anzitutto va rilevato che la sinistra non ha perso per via di Marx, e con il Grande Vecchio è da circa un secolo che non ha nulla a che fare, tantomeno ora che è defunta e sepolta sotto le macerie del riformismo, così come già prima sotto quelle della socialdemocrazia d'antan e poi dello stalinismo nelle sue diverse espressioni.


Anche i tedeschi sono bravi a fare pacchi




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lunedì 3 novembre 2014

Per quale motivo dovremmo andare d’accordo?


Ogni giorno è la stessa merda. Da un lato si acuisce la crisi, aumenta la disoccupazione e la sottoccupazione, e dall’altro i padroni e i fascisti del governo avanzano la pretesa di sfruttare ancor più il lavoro, di sottometterlo a condizioni più pesanti e precarie. Se non è un paradosso questo ditemi che cos’è. Non gli basta che gli vendiamo il nostro tempo alle loro condizioni, venderci le loro schifezze ad alta nocività e dominare tutta la nostra vita, quello che veramente vogliono è vederci disperati e cancellare la memoria di ciò che siamo stati. Ci stanno riuscendo benissimo.

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Per fortuna!


Il Corriere della Sera li chiama animali da reddito, ma ritengo sia più esatto chiamarli animali da profitto. Si tratta degli animali negli allevamenti intensivi e della notizia, data da Sky news24, del mancato rinnovo di alcuni contratti pubblicitari da parte di aziende del settore dell’allevamento quale ritorsione contro l’emittente per aver trattato il tema dell’antibiotico-resistenza legata al consumo delle carni che provengono dagli allevamenti intensivi, specie per quanto riguarda i polli. Altra notizia di questi giorni è quella di un maxisequestro di latte, anche questo legato all’impiego abusivo e massiccio di farmaci per aumentarne la produzione.

In cima alla lunga scala dello sfruttamento degli animali da profitto però ci stiamo noi, quali produttori e consumatori. Si muore e ci si ammala per le condizioni di lavoro, e per ciò che ci propinano da mangiare, da bere e per ciò che ci fanno respirare. Poi si spreme profitto dalla malattia, così come dalla sua prevenzione (che per molti aspetti è un altro aspetto paradossale di questa nobile società). E se gli umani sono gli animali più sfruttati per il profitto, lo sfruttamento più intensivo è quello al quale sono sottoposti i più poveri. E, come dicono certi farmacisti della comunicazione, c’è poco da essere moralisti, gli sfigati della terra se lo meritano.

domenica 2 novembre 2014

Indistinguibile dal resto


Posto che Roma è indiscutibilmente la capitale dell’arte antica, Firenze lo è di quella “moderna”. Chissà perché mai quel genere di committenza pubblica e privata oggi non esiste o produce esiti così controversi e anche tanto deleteri. È una domanda ricorrente che ognuno di noi si pone, e che ora s’istilla una volta di più leggendo il capitolo Economia di lusso e committenza artistica, in un libro fuori dal mucchio: Storia di Firenze, di Johm M. Najemy.

Non si tratta di difendere l’accademia, per così dire, perché di mediocrità d’epoca ne sono esposte a bizzeffe in musei e mostre d’ogni genere, in queste ultime con la balla di far nascere l’illusione di una partecipazione di massa alla cultura alta, un coinvolgimento prefabbricato e controllato per fare cassa, laddove si tratta di organizzare la partecipazione ad eventi cui è possibile partecipare. Poi tesori dell’arte che non entrano in questo lucroso circuito se ne stanno in un canto raminghi e trascurati, magari in pessime condizioni di conservazione (ne accennai con un esempio alcuni mesi or sono).

sabato 1 novembre 2014

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Solo chi continua a coltivare l’illusione democratica può pensare che una persona sia uccisa come nel caso Cucchi e non si trovi alcun colpevole adducendo motivi tecnico-giuridici. Non c’era bisogno di questa ennesima dimostrazione di sadismo e d’impunità per cogliere la realtà del processo di decomposizione istituzionale, né di altri misfatti per aver chiaro che non c’è alcuna possibilità di mediazione con questo sistema, con una classe dirigente coinvolta, ad ogni livello, con lo stragismo e l’omicidio politico, la corruzione sistemica e la criminalità organizzata. Né potrà essere un cambiamento di assetti o di mentalità a mutare le cose.