lunedì 11 dicembre 2023

Se vi sembrano pochi ventuno morti a settimana


Una media di circa 21 morti a settimana. Se una zanzara uccidesse 21 persone a settimana, avremmo tutte le aziende sanitarie regionali all’erta e le mappe pubblicate ogni giorno, Vespa trasmutato in plastico e la Gruber asserragliata a Torre delle Stelle. Insomma, in televisione zanzarologi da mane a sera, boom nella vendita di spray e unguenti più o meno miracolosi. In attesa di un vaccino da rinnovare per ogni variante zodiacale.

Ventuno morti a settimana per cause di lavoro nel 2022, nella logica manageriale della salute salariata che vige ancora nel 21° secolo. Per non parlare degli infortuni non mortali, talvolta le vittime decidono di non denunciare l’infortunio perché sono lavoratori temporanei, estremamente precari, con salari molto bassi. È tempo sprecato chiedere a un qualsiasi politico o giornalista di prima fila se conosce all’incirca il numero di quanti salariati ogni giorno sono soggetti a un infortunio sul lavoro. Quasi 2.000 al dì, natale e pasqua compresi. E delle conseguenti disabilità permanenti e quindi handicap?

Qualche titolo sui giornali quando sono pubblicati i dati, poi cala il silenzio. Morti invisibili o quasi. La violenza sulle donne, certo, ci mancherebbe, ma della violenza sul lavoro chi se ne occupa? Perché non poche di quelle morti, per le loro cause e dinamiche, in realtà sono omicidi. Ci ricordiamo di Luana D’Orazio, morta stritolata da un macchinario tessile il 3 giugno 2021, perché per le modalità della sua morte e la giovane età della vittima il caso suscitò scalpore. Ma sappiamo che cosa è successo il 6 settembre scorso quando la madre di Luana si è recata davanti alla fabbrica dov’è morta la figlia?

E di Laila El Harim, di origine marocchina e da molti anni in Italia, morta stritolata da una macchina a 40 anni mentre lavorava in un’azienda a Camposanto nel Modenese? Non è passato un mese da quando una 26enne di origini albanesi, Anila Grishaj, è morta all’interno di una fabbrica di surgelati stritolata da un macchinario utilizzato per l’imballaggio. Non sono femminicidi anche questi? Nessun clamore mediatico, nessuna fiaccolata per l’omicidio di queste giovani donne.

La produttività del lavoro, di ciò si parla molto e assai di più degli omicidi che avvengono a tale scopo. Le ragioni dell’economia, si sa. Come se non si sapesse che in tutto o in parte vengono tolti i dispositivi di sicurezza delle macchine per intensificare il lavoro e aumentare la produttività. Ho esperienza di persone senza dita, mani e addirittura braccia tranciati dalle presse perché vengono disattivati i dispositivi antinfortunistici.

Quale lavoratore può permettersi nei nostri anni di liberismo trionfante di mettere in discussione le condizioni di lavoro, la salute e la sicurezza? Non si può perdere tempo per quelle cose lì, e il padrone ti guarda storto se insiti. Al minimo calo di commesse sarai il primo ad essere lasciato a casa. Messo “in libertà”, così dicono i padroni dei loro schiavi.

Leggo in questi giorni di un ritrovamento archeologico durante gli scavi di Pompei, una sorta di panificio-prigione per schiavi e asini rinchiusi per macinare il grano. Di “scoperta inquietante” parlano i giornali. Oggi in molte fabbriche e fabbrichette la condizione dei salariati moderni non è molto diversa da quella degli antichi schiavi.

Occuparsi degli infortuni sul lavoro e prevenirli è una questione di giustizia sociale, di democrazia. 

4 commenti:

  1. Evidentemente queste zanzare non pungono i lavoratori, così come le presse non schiacciano gli oziosi

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  2. Lo so: è una richiesta ridicola ma mi piacerebbe che qualche sociologo facesse una ricerca e una classifica sul censo e sulla classe sociale dei 21 morti a settimana. Peccato che Pierre Bourdieu non ci sia più.

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  3. Piccolo aneddoto etilico serale a tema:
    fine cantiere, contratto indeterminato fittizio, il "kicking the can" (come direbbe Seminerio) dei contributi per disoccupati di lungo corso nel meridione... Cado come uno stupido per leggerezza, mentre
    raccoglievo i chiodi per lasciare pulito il cantiere, faccio un volo di 3 metri e finisco con tre costole fratturate scomposte, il capo cantiere mi si avvicina muto, con occhi di panda pietoso e io, pusillanime e accondiscendente, capisco al volo: niente ambulanza e arrangiati, ho guidato per 20 chilometri fino all'ospedale;
    Ore di attesa soffrendo come un cane, a rischio pleura, il medico finalmente mi visita, gli dico son caduto dalle rocce i escursione e, guardando i vestiti da cantiere storce la faccia in un: "sei proprio un coglione".
    Senza contare tutta la mondezza che respiriamo ogni anno nei piccoli lavori in nero come operai di carpenteria leggera, fumi, vapori, polveri (se tieni la mascherina seria tutto il tempo, ti guardano come un extraterrestre disadattato e tra l'altro rischi di farti più male perché, dopo un po' non vedi un cazzo);
    Alzi lo sguardo verso il tetto in pannelli della vecchia stalla attata ad officina e preghi che non sia Eternit...
    Non so Olympe, a me sembra che per certe realtà dell'economia italiana bisognerebbe ripartire da Bakunin...
    Potrei continuare ad libitum ma devo mangiare qualcosa perché il cannonau a stomaco vuoto...
    Care cose
    Luigi

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