Stefan Zweig, il “salisburghese volante”, annunciava ciò che stiamo vivendo e ciò che ci minaccia. Quando le civiltà dimenticano il meglio di sé per abbandonarsi al peggio. Nel 1919, scriveva: «Ciò che rende la nostra epoca così terribilmente tragica, così detestabile e così disperata, è proprio il fatto che essa non crede più ad altro che allo scetticismo, tutti gli ideali nazionali e politici che vengono proclamati in modo così forte e chiaro suonano sempre falsi da qualche parte e non provengono da un’intima convinzione, ma da un’intenzione politica.»
Nel 1929, annotava: «Il successo genera successo, la ricchezza chiama sempre più ricchezza, e in questo flusso ininterrotto e inesauribile c’è anche un vero culto, con la venerazione spontanea dei discepoli e delle anime stanche.» Col senno di poi si può chiosare: troppo stanchi per reagire a ciò che presto li renderà anime morte.
E continuava: “Il potere costituisce infatti la materia stessa della storia; esercita un’attrazione misteriosa sugli individui e sulle masse, che raramente si chiedono da dove venga e da chi sia stato prelevato; si accontentano di sentirlo come una sorta di esasperazione della propria esistenza, alla quale si abbandonano ciecamente. La caratteristica più pericolosa di ogni uomo è sempre stata quella di accettare di buon grado la sottomissione, di lasciarsi ridurre con entusiasmo allo stato di schiavi, preferibilmente schiavi del successo.»
In un racconto meraviglioso e crudele, La collezione invisibile, racconta la storia di un vecchio collezionista la cui moglie e figlia, per sopravvivere nella Germania di Weimar schiacciata dall’inflazione, rivendevano inconsapevolmente le straordinarie stampe (di Rembrandt, Dürer e altri) che aveva acquisito, con gusto sicurissimo, nel corso di tutta la sua vita. Il vecchio collezionista lo ignora, perché è diventato cieco; e mostra con orgoglio al narratore, un mercante, i fogli bianchi o le croste che hanno sostituito ai capolavori. Il vecchio vive nei ricordi precisi di un mondo scomparso.
Anche noi, come il vecchio collezionista, racconteremo con orgoglio ciò che eravamo, inconsapevoli di aver perso tutto in cambio delle grandi tecnologie della vita quotidiana, del nuovo rapporto con il tempo e lo spazio che esse inducono, un potere enorme che non può essere superato.
vignette per le 2 angolazioni del Problema:
RispondiEliminahttps://tinyurl.com/zy83zfnd
https://tinyurl.com/4773rd87
Accogliamo esultanti un nuovo livello di domesticazione.
RispondiEliminaGrazie per l'erudita citazione.
(Peppe)
Ti ringrazio per avermi fatto riprendere in mano "Il mondo di ieri" di Stefan Zweig. Letto (parzialmente) in gioventù e giudicato noioso. Riletto cinquant'anni dopo e giudicato un capolavoro. Com'è possibile essere così dogmatici, apodittici, faziosi, settari, in altre parole, cretini a vent'anni e rimpiangere quella stagione disperata? E' solo una questione genetica, ormonale, educativa o un destino inevitabile?
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