Leggevo, da ultimo, delle truffe dei certificati green acquistati dalle aziende tramite società “ad hoc”. Uno degli “scandali oggettivi” su cui regge il sistema capitalistico. Chi vede cospirazioni dappertutto, piani machiavellici dell’élite mondiale messi a punto in luoghi ultrasegreti e rigorosamente sorvegliati, non si rende conto che c’è qualcosa che va ben oltre i complotti: la strategia di un potere tecno-economico senza più vincoli e che usa la confusione e il controllo mediatico per mantenere la propria egemonia. Un sistema dove tutto si tiene non ha bisogno di particolari complotti perché è mosso e legato da interessi strettissimi.
Mentre noi ci rassegnavamo in diatribe hobbesiane/spinoziane tra popolo/moltitudine e altri ghirigori, gli “evangelisti del mercato” mettevano a punto il loro ritorno, prefigurando un sistema di autoregolamentazione spontanea dei mercati in virtù di chissà quale “legge naturale”. Quello che ne è sortito, non per cattiva coscienza dei singoli, che pure c’è stata, è un sistema dominato dalle situazioni di monopolio, intrinsecamente violento ed espropriativo, che fagocita tutto.
Un sistema di liberalizzazioni del mercato che dovrebbe rendere, secondo le intenzioni, la povertà un po’ più accettabile, migliorando superficialmente la situazione dei poveri, ma non tanto da dare loro i mezzi per sfuggire alla situazione che li rende poveri e schiavi, anzi, esasperando le situazioni di precarietà e bisogno, deregolamentando il lavoro e privatizzando i servizi pubblici. In buona sostanza non è un altro sistema, diverso dal capitalismo, ma è lo stesso capitalismo che s’esprime senza più vincoli e controlli, se non nominali e blandi (vedi la tassazione), al colmo delle sue leggi, prima tra tutte quella dell’accumulazione.
Dopo il crollo del “Muro”, il trionfo della libertà, ovvero del “mercato” e della sua spinta globale, ha prodotto l’aumento della disuguaglianza e dell’ingiustizia. Un potere, quello della borghesia liberista, che non ha altra risorsa, per sua predisposizione immanente, se non l’iniquità.
Tuttavia non si tratta di dare (solo) un giudizio morale, del cattivo stato della società e della cattiva condotta dei governi, del crescente malcontento che si esprime anche elettoralmente, quindi nel ricomparire delle pantegane fasciste e le loro pretese di potere personale, ma di cogliere i principi di messa in scena di quest’ordine nel suo insieme e pure l’agire delle forze contraddittorie. Insomma si tratta di chiedersi fin dove possiamo spingere questo ragionamento senza scadere nella paranoia del complottismo, ossia nell’esercizio di bassa analisi.
Tante parole per dire in buona sostanza che il complottismo è figliastro del sistema e funzionale ad esso. Tutto sommato il sistema nel suo confondersi e confondere è abbastanza trasparente, perfino negli aspetti finanziari se bene indagati. Ed è appunto questa la questione, chi ha più voglia e capacità di indagare?
Ieri sera, ho provato a sintonizzarmi con la televisione, ho resistito solo per qualche minuto su ogni canale al “dibattito” su Atreju e dintorni. Pare, e questo è segno dei tempi, che l’unica trasmissione decente di approfondimento rimasta sia Report. Ho guardato domenica un pezzo di trasmissione, si parlava di un quadro rubato e poi della sofisticazione dei vini.
Bisognerebbe riflettere sul fatto che almeno un terzo delle opere d’arte in commercio, e non poche anche quelle presenti nei musei, sono contraffazioni. Quanto alle truffe alimentari, se il popolo o la moltitudine, che dir si voglia, possedesse i rudimenti basilari di chimica e della critica, saprebbe che non c’è prodotto alimentare in commercio che non sia veleno. Anche senza adulterazioni e sofisticazioni, tutto dipende, come già sosteneva Paracelso e conferma la scala DL50, dalle quantità che ne assumiamo per tipologia e di avere un gran culo che non ci succeda niente.
Mo dico, mi stavo sciroppando un eccellente primitivo.
RispondiEliminaChissà quante schifezze conteneva, ho pensato dopo aver letto il tuo post.
Grazie Olympe, per avermi guastato questo momento di estasi!
😔
Sembra che oggi sia più in uso la "teoria del complotto" e che si voglia far così sparire il complotto stesso, oggi innominabile, la parola stessa oltre al suo significato. Tanto è che "complottista" è chiamato chi ha una teoria del complotto, non colui che partecipa a una congiura.
RispondiEliminaEppure congiura e cospirazione non solo sono le fondamenta della storia ma sopratutto della politica e dell'economia.
Banale è l'esempio di Assange che, con i dovuti documenti, smaschera cospirazioni, ma nello stesso tempo è lui stesso accusato di complotto.
Oggi MicroMega dice: "Il Fronte del Dissenso, o dell'ultradestra infiltrata nella sinistra", il Fronte "rossobruno" se non proprio fascista. https://www.sollevazione.it/2023/12/il-fronte-del-dissenso-querela-micromega.html
Ieri chi non era a favore del greenpass era di destra se non proprio fascista. Vero, il sistema usa tutto, anche della paranoia si avvale e nell'esercizio di alta analisi. Chi dubita è un complottista. Se si deve credere e dare fede alla scienza come se fosse un dogma, figuriamoci al sistema di cui l'attuale sinistra è artefice involontaria e patetica come Gentiloni.
Sono d'accordo che oggi che "complottista" è chiamato chi ha una teoria del complotto, non colui che partecipa a una congiura. Non sono d'accordo sul fatto che congiura e cospirazione non solo sono le fondamenta della storia ma sopratutto della politica e dell'economia. Ciò vorrebbe dire che il capitalismo si fonda soprattutto sulla cospirazione? E la storia sulla congiura? Certo, Cesare fu vittima di una congiura, ma la storia di Roma e tante altre storie non si possono ricondurre a questo.
EliminaChe poi dei gruppi, della fazioni, ordiscano complotti ci sta. Però, come dico nel post, un sistema dove tutto si tiene non ha bisogno di particolari complotti perché è mosso e legato da interessi strettissimi. Il feudalesimo o il capitalismo non si fondano sul complotto, per quanto la loro storia sia punteggiata da complotti.
A me pare che l'anonimo commentatore delle 19:23 abbia meritoriamente colto un fatto ovvio ma, come insegna E.A.Poe, talmente evidente da non essere visto. In realtà, complottista è una di quelle parole/insulti che servono a screditare le opinioni altrui senza fare la fatica di confutarle. E' chiaro, peraltro, che chi detiene il potere non ha bisogno di complottare: tuttavia, in certi momenti topici, il salto di qualità va mascherato: la nuova verità si dimostra in quanto chi la nega è negazionista (contenuti), mentre chi denuncia le bugie (metodo) è complottista.
RispondiEliminaOcchio che appagarsi andando a ricercare in ogni nuovo accadimento i tratti immutati del "sistema dove tutto si tiene" rischia di non far riconoscere, appunto, i salti di qualità, che esistono.
nel post parlo proprio del salto di qualità quando scrivo degli “evangelisti del mercato” che mettevano a punto il loro ritorno.
Eliminail potere non ha bisogno di complotti, se non nella lotta tra le sue fazioni.