L’infantilismo domina le nostre società, dunque anche la politica. Ne abbiamo un esempio plastico e delirante in questi giorni al raduno di Atreju organizzato dai parafascisti.
Ovunque, si parla solo di giovani e di vecchi. La figura dell’adulto è infatti scomparsa nelle nostre società occidentali. L’individuo può incarnare tutti i ruoli della vita a qualsiasi età: essere una Lolita a 7 anni o un’adolescente a 80 anni. Scegliere la propria età è come scegliere il proprio look. Ciò non significa, ovviamente, la scomparsa degli adulti ma la crisi della loro rappresentazione.
C’è anche una (più d’una) ragione profonda e generale di questo imperante giovanilismo/infantilismo: la scomparsa delle età implica che non dobbiamo assolutamente diventare adulti perché crescere è invecchiare e invecchiare è morire. Collaterale è un altro fenomeno, quello che riguarda l’allevamento dei figli e dei genitori anziani da aiutare. Ciò può trasformare l’età adulta in un periodo di crisi gigantesca della vita.
Quello che noto nell’adulto, e che in parte ho sperimentato a suo tempo personalmente, è il fatto che non sa più dove si trova: se riesce bene nelle sue cose, famiglia e lavoro, si deprime perché ha ottenuto tutto (ricordate il film La guerra dei Roses?); se fallisce, diventa depresso di fronte al fallimento. Si deprime perché non riesce a farcela con la famiglia, a crescere i suoi figli, eccetera; quando non li ha più, diventa depresso perché il senso della sua vita sta svanendo.
Le patologie tipiche che corrispondono alle varie fasi: stress alla fine delle scuole superiori, esaurimento nervoso alla fine dell’università (ho conosciuto un neolaureato che un giorno è entrato in una chiesa di Mestre e poi in seminario; era felice, manco a dirlo!), depressione di mezza età, dolorini vari e persistenti a fine carriera. Ci vorrebbe un anno sabbatico per ogni passaggio d’età, giusto per respirare. Magari finanziato dallo Stato (convulsioni a Seminerio).
Ora che ne ho contezza, posso dire che una vita senza vecchiaia non vale la pena di essere vissuta. La vecchiaia è un’esperienza del mondo essenziale per lo sviluppo di una persona. Dobbiamo smetterla con questi slogan dei laboratori farmaceutici che proclamano “Stop all’invecchiamento, inizia a vivere”, come se l’età fosse ciò che ci impedisce di vivere! L’unica cosa che ti impedisce di vivere è la morte. E questa non è un’opinione.
Proprio ora che mi son deciso a seguire un programma anti age dovevi scrivere sto post?
RispondiElimina😡😡😡😉
Proprio ora che ho deciso di iscrivermi all'università a 52 anni dovevi scrivere questo post!?
RispondiElimina🤣🤣🤣
Con post-adolescenziale affetto
Luigi
L'ho buttata in caciara e me ne pento perché quello che hai scritto mi-ci apre in due come cozze: infantilismo irresponsabile, fallimento, precarietà, depressione, badantaggio dei tuoi veci la loro morte pessima, precarietà, depressione;
EliminaSi diventa adulti aspettando Godot, cioè quando muori...
il mio culo quaggiù è il mare, che lenisce e abbraccia, porta qualche spicciolo senza sentirsi troppo schiavi;
E poi ci siete stati tu, quell'amorevole stronzo di Castaldi e Palis, altro che vino, altro che escitalopram...
Grazie davvero.
come diceva jacques brel:
RispondiEliminaIl nous fallut bien du talent
Pour être vieux sans être adultes
nick the old
https://tinyurl.com/yc6jrvzk
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