lunedì 4 dicembre 2023

Vero e falso

 


Ciò che detesto di più quando leggo le cose altrui non sono le sviste e gli errori. Nemmeno le falsità, se ben raccontate. Detesto soprattutto l’approssimazione. Un errore o una svista può essere una chicca, una cosa umoristica di cui ridere. Per quando riguarda Napoleone, in particolare, questi è parte del patrimonio di riferimenti nautici comune a tutti i navigatori che si ubriacano con i film storici alla Ridley Scott.

Sviste ed errori possono capitare a chiunque. Anche a un titolare di cattedra universitaria, preside di corso magistrale in ingegneria e perfino a Luca Lanini. Certo, scrivere che Napoleone fuggì da Sant’Elena è grossa come panzana. Ricorda quella del dirigente Telecom che anni fa se ne venne fuori con la vittoria di Napoleone a Waterloo.

Ovvio che glielo hanno fatto notare al professore pisano. Ciò che invece è passato indenne di quanto scrive è che l’Office of Strategic Services (OSS) non esisteva ancora all’epoca di Pearl Harbor. Sul fatto poi che Stalin fosse stato informato più e più volte dell’invasione tedesca ha ragione, vi sono indubbi riscontri. Per contro, che fin quasi al 22 giugno 1941 il Baffone non avesse dato alcun credito agli allarmi e perché si mostrasse incredulo è tema di dibattito storiografico in sæcula sæculorum.

I francesi hanno avuto Bonaparte, noi italiani ci siamo accontentati di Malaparte (prima antifascista, poi adeso al fascismo, poi nuovamente antifascista, a seconda delle circostanze). Già questo fatto la dice lunga sul destino dei popoli moderni e nostro in particolare. In generale, s’intende, poiché non tutti gli italiani sono come Curzio Malaparte. Spesso sono anche peggio (come i loro libri).

È vero solo in parte quanto conclude Lanini, ossia che “filtrare la notizia buona tra 100.000 che arrivano è una mestiere difficile”. A volte bastano elementari nozioni, diligenza nel riscontro delle fonti e aver letto di quando in quando un libro, lentamente e senza trascurare le note in fondo al testo.

Per esempio Guerra e pace, quel romanzetto che racconta di Natasha, Andrej e Pierre, dunque delle ramificazioni familiari e dei legami di subordinazione militare e sociale di tutte quelle belle persone descritte. Se poi non ricordi chi era Anna Michàjlovna Drubetskàja, poco male. Sono personaggi transeunti, che fanno parte della digestione di vite nell’intestino della storia (e della letteratura). L’importante è ricordarsi che Napoleone arrivò a Giza e a Mosca, lo zar Alessandro a Parigi e a La Malmaison, Stalin a Berlino e Potsdam, mentre Mussolini non andò oltre Mentone e Dongo. Personaggi veri e quelli di cartone.

2 commenti:

  1. Il fatto che nella storia ci siano molti esempi di 'pessime interpretazioni dell'intelligence' renderebbe questa più scusabile, meno disastrosa? Il fatto che fra le 100.000 notizie (a quanto mi risulta non era una soffiata vaga, ma una descrizione abbastanza accurata del piano) si siano fatti scappare proprio questa in mezzo alle altre non sembra a Lanini se non sospetta (che siamo noi complottari a farci le seghe mentali, lui no) per lo meno preoccupante e indicativa del fatto che la tanto mitizzata intelligence israeliana è nel migliore dei casi gravemente incompetente nel peggiore dei casi pesantemente eversiva ai danni della stessa popolazione israeliana.

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    1. Pare la seconda che hai detto, ma potrebbero essere vere entrambi

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