giovedì 21 dicembre 2023

La Ferragni al MEF

 

Che cosa sarà mai il Patto di stabilità e crescita? Quanto popolo che vota saprebbe rispondere? Non parliamo poi del six pack e del two pack, cioè della lente d’ingrandimento con la quale la Commissione europea ci conta i peli del ... naso (ma è il famigerato MES che ci spaventa). Sappiamo tutto invece della signora Chiara Ferragni, e devo ammettere che il caso interessa anche me, sebbene per motivi molto particolari (la vedrei bene a capo del MEF).

In sostanza il Patto è una disciplina di bilancio per garantire la sostenibilità (e la solvibilità) dei debiti pubblici degli Stati membri in modo da non creare casini sistemici. Per essere solvibile, uno Stato non basta che stampi moneta, come danno a intendere molti (e, del resto, gli Stati membri non possono farlo), ma deve trovare chi gli presta i soldi per finanziare il debito (vedi per caso l’Argentina).

Dunque il rapporto debito/PIL è determinante, ma ciò va visto, sembra di capire col nuovo accordo, come una traiettoria decrescente nel medio termine, variabile a seconda del paese. Inoltre, posto che la banca centrale europea ha aumentato i tassi di interesse per stabilizzare l’inflazione, di fatto è aumentato il peso del debito pubblico, il che può avere un effetto destabilizzante su un debito pubblico molto elevato.

Il Patto, disattivato nel 2020 (clausola generale di deroga) per le note vicende epidemiche, è stato riformato con il nuovo accordo (quello tra Germania e Francia, già tracciato nell’aprile scorso) al quale ha aderito l’Italia. Il testo, che deve ancora essere negoziato con il Parlamento europeo, prevede un aggiustamento pari ad almeno l’1,0% del Pil in media annua. Ci costerà quasi una ventina di miliardi l’anno. Niente di che per un paese che detiene circa il 6% della ricchezza mondiale (concentrata in poche mani), ma anche un debito mostruoso.

La partita si giocherà proprio sulla sostenibilità del debito e su chi la dovrà giudicare (sulla base di quale analisi?). A pagare, nel senso di tagli alla spesa pubblica (non agli sprechi, per carità), saranno i soliti noti, quelli che versano il "pizzo" fino all’ultimo centesimo.

1 commento:

  1. Perché non fa un bel post, su chi paga il "pizzo"?
    Ossia,i poveri fessi consapevoli o no, di essere l'ultima ruota del carro nella piramide sociale capitalistica.

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