Maurizio Cattelan aveva esposto cinque versioni di Comedian, una banana attaccata al muro con il nastro adesivo che è stata venduta per 120.000 dollari a Miami (in tal caso il denaro non misura solo il successo di un’estetica, ma anche quello della stupidità), prima di essere mangiata da un altro “artista” quando l’ha vista esposta al Leeum Museum of Art di Seul.
Lo statunitense Joe Morford ha fatto causa al furbo padovano sostenendo di averla inventata per primo (la frutta attaccata al muro, non potendo vantare quella attaccata alle piante) ma il giudice non ne ha voluto sapere. Robert Scola, il giudice statunitense, si è spinto fino al punto da illustrare anche alcune differenze, secondo lui significative, tra le due “opere d’arte”. L’angolo a cui la banana è stata appiccicata al muro, il fatto che il frutto fosse vero e non di plastica, ma anche “gli standard esigenti che Cattelan ha sviluppato per l’esposizione di Comedian”.
Christian Boltansky, “Popolo”, 2010
Come si vede, l’artista (?) diventa il teorico della sua pratica, facendola diventare oggetto degno di pensiero, costruendo in tal modo un gusto per la stupidità nel campo culturale più ampio.
L’apprezzamento di questa roba che insistono a chiamare “arte” è uno dei sintomi dello sviluppo esponenziale della stupidità in tutto l’ambito della cultura (quella di una società americanizzata con preoccupazioni infantili e superficiali, chiusa nelle sue tautologie e nei suoi pregiudizi) che resiste alla razionalizzazione, all’analisi, alla storicizzazione dei fenomeni artistici.
I critici d’arte, agganciati a doppio filo al mercato di questo pattume, utilizzano il campo lessicale-semantico passando, a loro volta, dalla descrizione alla teorizzazione accalappiando gli idioti (non può essere solo semplice ingenuità e compiacenza nelle idee ricevute), confermandoli e lusingandoli con frasi come queste: «servono solide conoscenze storico-culturali per comprenderne le problematiche e il significato [delle opere]. Rimangono quindi in gran parte inaccessibili a una parte del grande pubblico».
Tuttavia sarebbe riduttivo prendersela semplicemente con le manifestazioni estetiche di questa cosiddetta arte, con la sua mistica dell’idiozia e con la colonizzazione culturale americana. Peraltro la scena “artistica” europea non resta indietro quando si tratta di cultura dell’idiozia concettualizzata e anzi potrebbe addirittura battere gli Stati Uniti. Il nocciolo della questione riguarda più in generale il lato culturale del tardo capitalismo, a cominciare dalla cultura imprenditoriale che fa da matrice a tutta la debordante stupidità in cui siamo immersi.