sabato 7 ottobre 2023

Una selezione da Nobel

 

L’attivista per i diritti delle donne iraniane Narges Mohammadi merita il premio Nobel per la pace per quella che il Comitato norvegese per il Nobel ha definito “la sua lotta contro l’oppressione delle donne in Iran e la sua lotta per promuovere i diritti umani e la libertà per tutti”.

E le donne saudite e degli altri Stati del Golfo che affrontano quotidianamente restrizioni e oppressioni, e le più coraggiose che sono state imprigionate, confinate e messe a tacere?

È evidente che nell’assegnazione del Nobel per la pace prevalgono i calcoli politici. Le nazioni occidentali rimangono in silenzio riguardo a questa repressione di genere nei Paesi del Golfo. La loro dipendenza per il petrolio e gli investimenti è alla base di questa ipocrisia.

Loujain al-Hathloul, dell’Arabia Saudita, è stata torturata e imprigionata dopo essere stata rapita negli Emirati Arabi Uniti nel 2018. È stata poi sottoposta a divieto di viaggio e a pesanti restrizioni. I suoi “crimini” spaziano dalla campagna per il diritto delle donne alla guida (!), alla richiesta di una riforma delle oppressive leggi sulla tutela che i maschi esercitano sulle donne, leggi che vietano alle donne molte attività a meno che un tutore maschio non sia presente o le autorizzi.

I “crimini” di Samar Badawi, che è stata arrestata più volte in Arabia Saudita negli ultimi dieci anni, includono il tentativo di registrarsi per votare, la richiesta di riforma della “tutela maschile” e il diritto di guidare. È stata rilasciata nel 2021 dopo tre anni di prigione; come molte attiviste saudite, le è impedito di lasciare il paese ed è minacciata di ulteriori pene detentive.

Nouf Abdulaziz è stata imprigionata per anni e rilasciata a condizione che cessasse il suo attivismo. Il suo “crimine” è stato quello di fare campagna per i diritti delle donne. Mentre era in prigione è stata sottoposta a tortura.

Anche Ghada Jamsheer, del Bahrein, un altro paese in cui le violazioni dei diritti umani e delle donne ricevono troppo poca attenzione, è stata incarcerata, molestata e sorvegliata. Il suo “crimine” è stato quello di aver chiesto la riforma delle oppressive leggi sulle donne e sulla famiglia in Bahrein.

Ci raccontano che vi sono stati progressi per quanto riguarda la legislazione che attiene alle donne. Ecco come si presenta questo progresso: una recente riforma in Arabia Saudita ha modificato la clausola che permetteva a un marito di divorziare dalla moglie senza nemmeno dirglielo. Adesso riceverà un sms che la informerà della sua decisione unilaterale.

Il premio Nobel, che dovrebbe riconoscere la causa di queste donne coraggiose e perseguitate, finisce invece per diventare un simbolo dell’indifferenza, dell’ipocrisia e dell’interesse selettivo dell’Occidente. E ciò fa il gioco dei fanatici despoti iraniani che possono usare questa selettività per dipingere coloro che lottano per i diritti delle donne come semplici pedine politiche per gli interessi occidentali.

2 commenti:

  1. Però adesso le saudite possono andare allo stadio (sempre con lo chaperon) a vedere Cristiano Ronaldo
    Pietro

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  2. O. T: che ne pensa di Landini, della Cgil e della relativa manifestazione che si è tenuta?
    A me sembra tutta propaganda, in cui tanti, troppi purtroppo ancora ci cascano.

    Saluti

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