domenica 29 ottobre 2023

“Se sapessi che è possibile salvare tutti i bambini ...”


 Liberate gli ostaggi, senza condizioni.

L’uomo che bombarda regolarmente i curdi in Siria e in Turchia chiede a Israele di proteggere i civili. Un altro uomo, questa volta russo, che attualmente sta bombardando i civili in Ucraina, ha descritto qualsiasi violenza contro i civili come inaccettabile. Un altro uomo, per anni ha fatto finta di non vedere le milizie fasciste bombardare i civili del Donbass. Altri uomini, di volta in volta succedutesi alla Casa Bianca, hanno bombardato e continuano a bombardare i civili in tutto il mondo.

E tuttavia quello che sta succedendo a Gaza in questi giorni non si era mai visto, nella sua drammatica dimensione, dopo il secondo conflitto mondiale. Da parte dell’esercito “più morale del mondo” (Netanyahu). Il lutto e la rabbia sono diventati una sorta di dovere nazionale alla vendetta contro degli inermi. Non s’era mai visto un tale quasi generale e sostanziale disincanto. Soprattutto non ricordo un simile compiacimento. Un compiacersi che contiene una forte carica politica e ideologica giustificativa e legittimante di tale atrocità.

Quelli che hanno fatto propria la mentalità e l’ideologia dei leader sionisti senza porsi nessun dubbio, alcuna critica, rinunciando anzi a distinguere tra ciò che è umanitario e ciò che è politico. Che sostengono sempre e comunque il “primato di Eretz Israel”, la leggenda aurea di Israele, senza dare sufficiente importanza al sistema ideologico e interpretativo del sionismo.

E siamo esattamente sulla stessa linea che portava, per esempio, Ben-Gurion a dichiarare, davanti al comitato centrale del MAPAÏ (Partito dei Lavoratori di Eretz Yisrael) il 7 dicembre 1938, quando, dopo la Notte dei Cristalli, Londra si offrì di accogliere in Gran Bretagna migliaia di bambini ebrei tedeschi e austriaci:

«Se sapessi che è possibile salvare tutti i bambini della Germania stabilendoli in Inghilterra, o solo la metà insediandoli in Eretz Israel, sceglierei la seconda soluzione. Perché dobbiamo tenere conto non solo della vita di questi bambini, ma anche dell’intera storia del popolo ebraico».

È l’atteggiamento sionista che trasforma i palestinesi in strumenti passivi di un destino, quello della costruzione della Grande Israele, perseguito con tutte le loro forze e con ogni mezzo.


1 commento:

  1. Io mi chiedo ma i pensatoi americani ed israeliani, quest'ultimi sono una componente, realmente credono che programmando un genocidio, quello palestinese, possano risolvere i problemi di Israele e quelli del predominio americano? Il terrore anche quello più feroce, vedi come esempio storico quello hitleriano oppure quello razzista sudafricano, alla lunga spinge ad una lotta più feroce chi non ha proprio più niente da perdere. Quello che accadrà per Israele prima o poi!

    RispondiElimina