lunedì 16 ottobre 2023

Lanciamo un'idea nuova

 

La violenza ha raggiunto livelli indicibili, forse il punto di non ritorno, ed è inevitabile che rafforzi i sentimenti d’identità già molto forti. Ed è proprio a causa del riferimento all’identità, ebrea o palestinese, del rinchiudersi in un’identità creata o assegnata da altri, che s’accende un loop infinito (tanto meglio, e saluti alla lotta di classe!). Lo sperimentiamo anche nelle nostre vibranti e miserabili polemiche mediatiche di questi giorni, laddove i commenti identitari (di fazione) sono portati a tracolla.

Sempre più israeliani si dovranno rendere conto che non possono più continuare ad agire come se i palestinesi non ci fossero. Troppo semplice dare la colpa dapprima a Fatah, poi ad Hamas e domani chissà a chi altri ancora. Non si tratta di diluire le responsabilità, ma non si può eliminare o almeno decantare il conflitto israelo-palestinese con bombe e razzi.

Devono rendersi conto che la discriminazione e la violenza stabiliscono già di per sé un “ordine razziale”: la “razza”, così come la “classe”, è una realtà sociale, pertanto il razzismo è anzitutto un sistema di dominio politico ed economico. Dunque la democrazia non può fermarsi alla “linea verde” che divide i territori; il benessere economico e ciò che lo produce vanno estesi, non circoscritti e confiscati (dando tempo al lutto, la strada di una forte integrazione economica potrebbe essere quella vincente).

Epperò, come s’è visto troppe volte, l’estremismo di una parte e il fanatismo dell’altra rendono il compromesso politico impossibile. Dunque, per prima cosa bisognerà fare i conti con questi due fenomeni e prima ancora con chi li fomenta, con chi sogna una Palestina senza ebrei e con chi ritiene che non ci sia né pace né politica possibile con i palestinesi (l’estrema destra, il vecchio rospo che vuole diventare leone; la fatwa se critichi l’islam).

Eh, niente, ci sarebbe bisogno di almeno un po’ d’internazionalismo, di quello genuino s’intende (come possiamo pensare alla nozione stessa di uguaglianza senza fare riferimento a un ideale universale?). Riflettere sui propri pregiudizi, e dunque attraverso la conoscenza storica, che è però assai trascurata quando non manipolata di questi tempi (come in altri). E se oltre a un nuovo internazionalismo lanciassimo un’altra idea nuova, tipo il socialismo?

Non vedo l’ora che arrivi Natale, quando saremo tutti più buoni, almeno per un giorno.

1 commento:

  1. “Sono solito domandarmi, spesso meravigliato, cosa mai spinga, non dico i cristiani, ma gli uomini tutti, a tale punto di follia da adoperarsi, con tanto zelo, con tante spese, con tanti sforzi, alla reciproca rovina generale della guerra. Che altro infatti facciamo nella vita se non la guerra o prepararci alla guerra? Neppure tutte le bestie combattono tanto. E neppure queste combattono fra loro, ma solo se sono di specie diverse. Combattono con mezzi naturali. Non come noi con macchine escogitate da un'arte diabolica.”
    Erasmo da Rotterdam

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