Scrive il New York Times:
«Per anni, il signor Prigozhin ha odiato Sergei K. Shoigu, il ministro della difesa, e il generale Valery Gerasimov, il capo di stato maggiore delle forze armate russe, e il sentimento era reciproco, hanno detto i funzionari statunitensi. Ma ci è voluta la guerra in Ucraina, hanno detto i funzionari all’inizio di quest’anno, perché l’animosità si riversasse allo scoperto, spesso espressa dal signor Prigozhin in post irascibili su Telegram, una piattaforma di social media».
Per quanto sia potente, a Putin non conviene prendere aperta posizione contro i vertici delle forze armate russe nel pieno della guerra.
Si legge ancora sul il New York Times:
«Un carro armato Wagner si è insediato nell’area del circo di Rostov e i residenti sono stati filmati mentre si occupavano tranquillamente dei loro affari mentre uomini armati mascherati barricavano le strade della città. Una forza paramilitare rivale di combattenti ceceni inviata in città per cacciare Wagner non è mai arrivata.
Durante l’occupazione, le forze di sicurezza locali non sembravano offrire alcuna resistenza organizzata a Wagner, e non ci sono stati decessi confermati in una città piena di personale militare. I media locali hanno riferito che le unità Wagner avevano circondato gli uffici dell’agenzia militare e di sicurezza locale, barricando gli ufficiali all’interno ma consentendo loro di ordinare cibo da asporto.
Il signor Prigozhin ha affermato che l’occupazione da parte delle sue forze del quartier generale militare di Rostov non ha interrotto il compito quotidiano degli ufficiali in tempo di guerra».
Veniamo ai fatti: gruppi di militari che occupano le strade di un quartiere di Rostov, dove gli spazzini continuano a fare tranquillamente il loro utile servizio, poi qualche camion militare con i teloni abbassati in viaggio sull’autostrada che porta a Mosca. E questo sarebbe un golpe per prendere il potere in Russia? Contro Putin, poi?
Solo chi non conosce la storia personale di quell’avanzo di galera che risponde al nome di Evgenij Prigozhin e i suoi rapporti con Putin può davvero pensarlo. In realtà quell’uomo nega ancora oggi di essere stato condannato, appena ventenne, a 13 anni di carcere per un “crimine violento” nella allora Leningrado. Quello stesso Prigozhin, gestore di un chiosco di hot dog aperto con il suocero una volta uscito di galera, diventato il responsabile del catering per i ricevimenti dati dal suo presidente, è un uomo che si adatta, pronto a fare qualsiasi cosa gli venga chiesta.
Si scaglia contro le élite russe che impediscono a Putin di dichiarare la guerra totale, come lui vorrebbe. Diventa il volto dell’ultranazionalismo, il più falco tra i falchi. Le sue dichiarazioni si fanno sempre più aggressive, talvolta criticano anche il Cremlino. Mai una parola su Putin, però. Solo qualche accenno ironico, quasi sempre accompagnato da una rettifica ossequiosa.
Solo i sempliciotti possono pensare che le faccende che riguardano la politica e il potere procedano semplici e lineari alla luce del sole. Solo i complottisti in servizio permanente possono credere fanaticamente che dietro i paraventi della politica e del potere vi siano solo trame oscure che solo loro sono in grado di decifrare.
In questa mascherata di golpe fallito c’è un po’ di tutto e il suo contrario. Pensare che il signor Prigozhin e qualche migliaio di soldati del suo esercito personale (non tutta la brigata Wagner [*]) potessero mettere piede al Cremlino, non era nei propositi di Prigozhin, né nelle sue possibilità reali, come del resto dimostra la dinamica del “golpe” e il suo epilogo (e il ruolo del suo inossidabile “mediatore”).
A marzo dell’anno prossimo la Russia voterà per rieleggere l’attuale inquilino del Cremlino. Per dare una parvenza di rispettabilità alle elezioni, serve un finto oppositore che faccia lo scalmanato, che minacci di diventare l’uomo dell’Apocalisse.
Tutto concordato? Pensare che vi sia stato un accordo preventivo tra lui e Putin è poco realistico, anche se nulla va escluso a priori.
Il signor Prigozhin nei giorni scorsi era finito nel mirino della magistratura moscovita, e a quel punto ha detto basta. Vedremo come Putin saprà o non saprà sfruttare a proprio vantaggio questo presunto golpe che, sempre secondo il NYT, era noto agli americani da diversi giorni. Noto a Washington e a Mosca no?
(*) La milizia privata di Prigozhin fu fondata da un ex delle truppe speciali, Dmitrij Utkin, nome di battaglia Wagner. Non è una componente dell’esercito ufficiale, chi ne fa parte non deve rendere conto a nessuno. A suo tempo, ne vennero a far parte ufficiali ed ex soldati dell’Armata russa attratti da una paga più alta, meno pastoie burocratiche, nessun controllo su eventuali razzie. Insomma, una milizia mercenaria. Il suo fondatore, Utkin, diventa direttore generale della Concord management, la società di ristorazione di Prigozhin. Che intanto aveva allargato il raggio dei propri affari ottenendo appalti pubblici milionari: scuole, mense dell’esercito, pulizia delle caserme, costruzioni. Affari e politica sono siamesi a Mosca e nel resto del mondo.
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/25798-viktor-sokirko-prigozhin-e-il-contrattacco-l-ammunitamento-e-servito-alla-nato-per-carpire-gli-schemi-difensivi-russi.html
RispondiEliminaLa cosa più comica che i media mainstream hanno raccontato è stata che Prighozin marciava su Mosca.
RispondiEliminaTanto valeva che lo facesse Zelensky allora 😁.
Semplice no?
Per usare una terminologia cara ai più scafati utenti di social networks, mi sa che i russi con questo psicodramma di ieri ci hanno trollato. Basta vedere le reazioni delle élite occidentali, soprattutto europeo, che hanno subito preso posizione a sostegno di mercenari, che fino all‘altro ieri classificavano come terroristi e criminali.
RispondiEliminaEsercito personale in che senso?
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