Molti di quelli che avevano votato Forza Italia nel 1994 avevano sempre vissuto tra la nostalgia della guerra d’Etiopia e il voto con la molletta al naso per la Democrazia cristiana, oppure in una terra di nessuno senza fine e furiosa. Quindi la sua “discesa in campo”, ad occupare il vuoto politico lasciato dallo tsunami tangentopoli. Non parlava dal balcone, ma dalle sue televisioni, a quell’Italia provinciale degli aperitivi e delle grigliate, ma non solo a quella.
È un cliché, ma quel cliché corrisponde alla realtà storica. Poi ci hanno pensato i giornalisti televisivi a condurre la rissa, spacciandola per libertà d’informazione. Ma la libertà di informazione e di commento che dovrebbe caratterizzarla non è per sua natura un impegno sufficiente in una democrazia.
Dal canto suo che cosa avrebbe potuto e dovuto fare la sinistra? Si è adeguata al cliché. La gestione disincantata di interessi antagonisti porta inevitabilmente a prendere le distanze da un Paese impoverito. I partiti finiscono per essere travolti dalle correnti della società che pretendevano o volevano seguire. Si imbarcano, navigano, remano, raccolgono, nuotano, si stancano, affondano.
Berlusconi non è stato solo un fenomeno individuale, ma il risultato di tendenze sociali fondamentali e non solo italiane. Ha rappresentato l’autobiografia solo di una parte di questo Paese. Furono molti gli italiani che avevano davvero voglia di uscire dal berlusconismo il più velocemente possibile, come da una latrina in un’area di sosta autostradale. Nel 1994, se la sinistra, Mario Segni & C. si fossero uniti avrebbero preso oltre il 50% alla Camera e quasi sette punti percentuali in più della coalizione di destra al Senato. A seguire i funerali di Berlusconi ci sarebbe molta meno gente (che ora gli è grata, tra l’altro, per la riabilitazione del fascismo).
https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/06/13/dopo-silvio-berlusconi-ce-dio-dieci-ore-di-auto-da-altamura-ad-arcore-per-salutare-il-caro-presidente/7192755/
RispondiEliminaMi sfugge il significato dell'immagine, che si vede comunque sfuocata!
RispondiEliminaDue giorni in cui il dibattito è tutto su Berlusconi. Giusto perchè si deve sempre guardare all'ombelico di casa nostra e mai al mondo. Ebbene, visto che lo sguardo è fisso sul giardino condominiale, quasi nessuno di quelli che si stracciano le vesti per le nefandezze del Berlusca ha speso o spende una parola per il fatto che inviamo armi per centinaia di milioni di Euro per finanziare un conflitto folle tra canaglie, che rischia di farci sprofondare nel baratro. In proprozione alla forza militare spendiamo più della Francia.
RispondiEliminaE siamo al paradosso che a livello personale Berlusconi era probabilmente più antimilitarista di tanti cialtroni che stanno a sinistra, non fosse altro perchè si rendeva conto dei danni che una guerra come questa causa all'economia e ai consumi.
Eh ma io dimentico che il menù delle notizie da commentare lo preparano in alto ballandoci sulla testa e poi ce lo servono in modo che miilioni di coscienze rimangano addormentate. Continuando a scambiare il buio con la luce.
Silvio Berlusconi non è solo Silvio Berlusconi, una persona che ora è deceduta. Berlusconi è una sineddoche, “la parte per il tutto”. E da questo punto di vista Berlusconi va inteso nel senso del berlusconismo, tendenza sintomatica del capitalismo ‘popolare’ e compassionevole a base mediatica (vedi Trump negli Stati Uniti). Ma Berlusconi è anche una metonimia, “l’effetto per la causa”. Alla fin fine, Berlusconi è la freccia segnaletica per indicare l’Italia attuale, il Paese che ha generato il personaggio che meglio, più compiutamente e più organicamente, lo ha rappresentato in questi ultimi trent’anni.
RispondiEliminaNaturalmente, dal punto di vista storico Berlusconi va considerato un prodotto, conseguenza di processi
socio-economici e ideologico-culturali di lunga durata, non un dèmone saltato fuori chissà come, da chissà dove.
Ma Berlusconi è, soprattutto, una metafora: Berlusconi in quanto padre. Una metafora articolata su una funzione precisa all’interno di un ordine simbolico. O meglio: Berlusconi indica la fine del ricorso a tale metafora in seguito alla scomparsa di quella funzione simbolica. Berlusconi, ora che fisicamente non c’è più, è dunque, dal punto di vista simbolico, un vuoto circondato di vuoto, un buco nel grande buco lasciato dalla scomparsa del padre.
Ancora con il feticcio Mario Segni? Non potevamo vincere allora, non vinceremo mai.
RispondiEliminaeppure Berlusconi fu sconfitto due volte alle elezioni
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