Hamtramck è una città della contea di Wayne, nello Stato del Michigan. La popolazione nel 2020 era di 28.433 abitanti. È completamente circondata dalla città di Detroit tranne una porzione che confina con Highland Park.
Il consiglio comunale di Hamtramck ha votato all’unanimità di vietare su tutte le proprietà cittadine l’esposizione delle bandiere arcobaleno, che da quelle parti sono il simbolo LGBTQ.
Un’iniziativa degli evangelici fondamentalisti, che abbondano nel Paese? Leggo da Wikipedia: “Dopo esser stata abitata principalmente da polacco-americani nel corso del ‘900, nel XXI secolo ha iniziato ad attrarre immigrati da Yemen, Bangladesh e Bosnia ed Erzegovina, fino a diventare nel 2013 la prima città a maggioranza musulmana degli Stati Uniti”.
Hamtramck è la prima città americana il cui consiglio comunale è ora composto interamente da musulmani. Idoli diversi, stessa dottrina.
Questa città è stata percepita, nella stampa liberale d’oltre Atlantico, come ciò che potrebbero diventare gli Stati Uniti nel futuro: una popolazione cosmopolita d’immigrati dall’Europa dell’Est, afroamericani, Bangladesh, Yemen ... un paradiso dove possono sovrapporsi le campane della chiesa e la chiamata alla preghiera dal minareto.
Dopo la proibizione di esporre bandiere e simboli negli edifici pubblici che possano “offendere la sensibilità religiosa”, potrebbe arrivare un divieto più estensivo, riguardante simboli etnici, politici, di orientamento sessuale e altri ancora più restrittivi e in linea con il Corano. Tempo al tempo.
L’omofobia, una retorica fondamentalmente religiosa, è anche una retorica islamica, cioè è profondamente radicata nella visione del mondo dei musulmani, come lo è anche di molti cristiani. Non vederlo è nel migliore dei casi ingenuo, nel peggiore dei casi malafede.
La sinistra liberale che difende con le unghie e con i denti dalle critiche etichettate come “islamofobe” scoprirà suo malgrado che gli islamici non hanno alcuna intenzione di ricambiare il favore.
Con il disastro demografico italiano qualche riflessione è d’uopo sul destino inesorabile di questo Paese e di questa sinistra liberale. Capire questo significa capire che la sinistra non può aderire a tutte le istanze, che non può avallare tutte le cause prodotte dalla “modernità”, senza produrre un sistema profondamente conflittuale.
La contrapposizione ideologica tra i fondamentalismi (islamico, cristiano, induistico, ebraico ecc.) ha dietro di sé lo scontro interimperialistico per il controllo delle principali vie e fonti di approvvigionamento di materie prime ed energia e, nel caso specifico, la lotta fra le finanze occidentali e islamiche. Se per un verso allora il fondamentalismo è espressione (e strumento) dell’imperialismo, per un altro verso ad incarnare in buona misura, anche se non esclusivamente, le aspirazioni di indipendenza nazionale dei paesi vittime dell’aggressione imperialistica non vi è più il movimento comunista né il nazionalismo arabo di matrice laico-socialista, ma vi è un movimento islamico conservatore: il populismo iraniano raccoglie i voti delle classi più povere grazie ad un’estensione dello Stato sociale, Hamas e Hezbollah cercano di difendere il loro popolo dall’imperialismo israeliano ecc. Queste lotte sono condotte in base a princìpi che, come sappiamo, non mettono in discussione i rapporti di classe e, quando non sono direttamente utili, costituiscono per l’imperialismo, come aveva capito perfettamente Brzezinski, il male minore. Di fronte a questa situazione l’atteggiamento dei comunisti non può essere ovviamente quello dello "scontro di civiltà", ma neppure quello specularmente adialettico di chi ha pensato di dover sostenere come elementi di una lotta antimperialista i fondamentalismi islamici, sciiti o sunniti che siano. In fondo anche i talebani lottano contro l’imperialismo, dopo esserne stati utili pedine. Perciò, non basta far parte del cosiddetto “Sud del mondo” per essere i “buoni” dimenticando che all’interno di questo Sud esistono le divisioni in classi e facendo finta di non vedere come lo scontro di civiltà sia uno scontro fra classi dominanti e capitali in contrasto fra di loro. Di fronte a questi movimenti che si definiscono anticapitalistici (si definiva così anche il fascismo) e antimperialistici bisogna quindi ricordare come il fondamentalismo sia uno strumento dell’imperialismo e come il multiculturalismo sia la maschera di un’ideologia cosmopolita borghese i cui effetti deleteri vengono scaricati sulle masse popolari ad opera delle classi dominanti statunitensi e arabe. Infine, l’idea di una lotta di classe mondiale fra un Sud “proletario” e un Nord “capitalista”, idea propugnata dai cosiddetti sovranisti ‘di sinistra’, risale di fatto alle dottrine del nazionalismo (interclassista) di Corradini, anche se a parti invertite, di ‘sinistra’ anziché di ‘destra’.
RispondiEliminaQui in Germania siamo anche più avanti… Anzi Germanistan… Combattive donne che ti accusano di sessismo, se solo sei gentile con una donna, girano la testa dall‘altra parte di fronte alle sempre più numerose donne in hijab (se non peggio), che camminano rassegnate accanto ai loro uomini, rigorosamente a capo scoperto e in maniche corte. Nessuna poi che gridi ai maltrattamenti verso le donne, quando queste poverette devono girare quasi in cappotto anche con 30 e passa gradi.
RispondiEliminadeus vult! L’inciucio tra sciamani e guerrieri per organizzare il controllo sociale(anche attraverso la repressione sessuale), per il cristianesimo, fu normato, dopo aspre lotte, con il concordato di Worms. Mantenimento del controllo sociale ma con la separazione dei 2 Poteri: laico e religioso, cosa che permette un certo dissenso. Questo non è accaduto per l’islamismo, quindi non è possibile alcun dissenso.
RispondiElimina