Ho una storiella da raccontare, quella degli studenti di una classe di prima media in gita davanti a una gelateria, del loro insegnante che dice a un alunno, che sta chiedendo un prestito a un suo compagno: “Se tua madre non ti ha dato i soldi, è perché non voleva darteli. Il gelato non ti fa bene. È pieno di zucchero!”. Già questo dovrebbe far stringere il cuore al lettore che a suo tempo ebbe i lucciconi leggendo Edmondo De Amicis.
Il ragazzino replica: “Mia madre dice che non ha soldi”. L’insegnante: “Se dice che non ha soldi, non c’è motivo per chiederli a qualcun altro!”. Il ragazzino esce dalla fila, si allontana sul marciapiede e si siede per terra un po’ più avanti. Si raggomitola un po’, la testa tra le braccia intorno alle ginocchia, e comincia a piangere silenziosamente. A questo punto presumo che il lettore fremi di rabbia. Nel frattempo l’insegnante s’è offerto un gran frappé e lecca la crema che trabocca.
Come finisce questa storiella? È una di quelle che piacciono solo al 5% dei lettori di questo blog. Troppo pochi, niente da fare, non dirò una parola in più su come finisce. Come quel ragazzino, bisogna imparare che cos’è l’umiliazione e la frustrazione. Confronto a quelle che quel ragazzino dovrà subire e patire per il resto dei suoi giorni, quella del gelato è una bagatella.
Stanno smontando pezzo a pezzo la sanità pubblica, hanno manomesso la scuola pubblica a più non posso favorendo quella privata, liquidato in gran parte le tutele per i lavoratori, inventato centinaia di tipologie di contratti di lavoro, ingrassato i soliti porci con le tariffe dei servizi, reso felici i sorci del liberismo, eccetera, e però in cuor nostro c’indigniamo per l’umiliazione subita e la frustrazione patita dal ragazzino di cui sopra? Evidentemente non siamo ancora pronti.
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RispondiEliminaNe deduco che non sei una montessoriana:)
RispondiEliminaPietro