giovedì 15 giugno 2023

La verità fa schifo

 

Ho ascoltato un solo intervento di quelli proposti da Repubblica delle idee 2023. A proposito della cosiddetta A.I., il prof. Massimo Cacciari ha detto in sostanza che il vero problema è: in tasca a chi andrà l’aumento di ricchezza promosso da questa nuova tecnologia?

Nelle frasi senti subito se si sta sguazzando in un vecchio stagno, per esempio quando scompare il fatto che il modo di produzione è una configurazione delle relazioni sociali sotto tre aspetti: forze produttive, rapporti di produzione e classi. La proprietà privata dei mezzi di produzione, che definisce le due principali classi, quella dei proprietari e quella dei venditori della loro forza lavoro, definisce anche le forme della distribuzione della ricchezza socialmente prodotta.

Cacciari ama inframmezzare il proprio discorso citando, oltre che locuzioni in greco antico e in latino, i padri ancestrali del pensiero filosofico. Non di rado ama buttare nel calderone anche un nome più recente, quello di Karl Marx.

Ebbene, se tenesse bene a mente Marx, saprebbe in quali tasche va e andrà a finire la ricchezza aggiuntiva promossa (ossia l’aumento della produttività del lavoro umano indotto) dalle nuove tecnologie. Sul piano pratico s’è già visto lungo i secoli della modernità, cioè a porto franco capitalistico, quali sono le tasche che accolgono la gran parte l’aumento della ricchezza socialmente prodotta. Chi produce direttamente o indirettamente quella ricchezza deve accontentarsi delle briciole, come effetto dell’espansione della produzione e del commercio incidenti sulla riproduzione della forza-lavoro.

Ma la verità fa schifo.

Dicevo, Marx sul piano teorico è stato chiarissimo, basta leggere il capitolo 51 del Terzo Libro, intitolato per l’appunto: Rapporti di distribuzione e rapporti di produzione. Scrive il Vecchio: «Un determinato rapporto di distribuzione è solo l’espressione di un rapporto di produzione storicamente determinato».

Perché? «Il salario presuppone il lavoro salariato, il profitto presuppone il capitale. Queste forme determinate di distribuzione presuppongono quindi determinate caratteristiche sociali delle condizioni della produzione e determinati rapporti sociali fra gli agenti della produzione».

Perché non sussistano dubbi tra i “filosofi” a lui contemporanei e presso quelli del futuro, Marx si prese cura di precisare: «Il carattere storico di questi rapporti di distribuzione è il carattere storico dei rapporti di produzione, dei quali essi esprimono soltanto un aspetto. La distribuzione capitalistica è distinta dalle forme di distribuzione che derivano da altri modi di produzione, ed ogni forma di distribuzione scompare insieme con la forma di produzione determinata a cui essa corrisponde e da cui deriva».

Per quanto riguarda i critici dell’attuale modalità distributiva, ossia la folta schiera dei riformisti del capitalismo che vorrebbero togliere alle classi più ricche per dare qualcosa a quelle più povere, insomma quelli che umiliano la nostra epoca a forza di volerla addolcire, Marx si illudeva di metterli in guardia: «La concezione che considera storicamente solo i rapporti di distribuzione, ma non i rapporti di produzione è una critica iniziale, ancora timida, dell’economia borghese».

E allora perché insistere con le solite balle? Perché i pensieri degli uomini sono marci di tensioni egoistiche, che si concretizzano negli atteggiamenti dove il fondamentalismo ideologico borghese cerca la sconfitta di tutto ciò che gli si oppone (*).

Per gli amanti dell’approfondimento concettuale e storico: «[...] il processo lavorativo è soltanto un processo fra l’uomo e la natura, i suoi elementi semplici rimangono identici in tutte le forme dell’evoluzione sociale. Ma ogni determinata forma storica di questo processo ne sviluppa la base materiale e le forme sociali».

Questo sviluppo storico della “base materiale” e delle corrispondenti “forme sociali” a quali esiti conduce? Risponde sempre il dottor Marx: «Quando è raggiunto un certo grado di maturità, la forma storica determinata viene lasciata cadere e cede il posto ad un’altra più elevata. Si riconosce che è giunto il momento di una tale crisi quando guadagnano in ampiezza e in profondità la contraddizione e il contrasto tra i rapporti di distribuzione e quindi anche la forma storica determinata dei rapporti di produzione ad essi corrispondenti, da un lato, e le forze produttive, capacità produttiva e sviluppo dei loro fattori dall’altro. Subentra allora un conflitto fra lo sviluppo materiale della produzione e la sua forma sociale».

Prof. Cacciari, sollevando lo sguardo dal suo Spinoza, vede null’altro in γίγνεσθαι?


(*) Penso sia utile precisare che le nozioni di “classe media” o di “borghesia”, che usiamo comunemente per comodità, nascondano la posizione nei rapporti di produzione, che è la sola che conta effettivamente. Per esempio, i dirigenti e professionisti che hanno ricevuta una determinata formazione, che detengono un certo monopolio della conoscenza superiore e il cui carattere intellettuale si incarna in professioni specifiche, in termini di stile di vita (vita di coppia, alimentazione, cultura, pratiche del tempo libero, ecc.) si definiscono più in rapporto un proprio standard che in quello fin troppo generico di “borghesi”. Ciò non toglie che l’ideologia di base sia comune.

2 commenti:

  1. L’IA (non vedo perché si debba usare l’acronimo inglese AI) è figlia del neopositivismo e del mercato capitalistico, quali si manifestano nell’epoca degli algoritmi e dell’intelligenza artificiale. In quanto tale, data la sua genesi essa è vincolata sia alla ricezione dei comportamenti di migliaia di clienti connessi alla Rete sia alle scelte procedurali inserite in codici più o meno aperti. Nell’epoca attuale Hegel e Marx, vale a dire i più importanti esponenti storici di una visione dialettica della scienza, sono avversati ed emarginati dalla furia antidialettica che domina l’istruzione e la cultura contemporanee. Dal canto suo, la logica dialettica si oppone invece a qualsiasi tipo di formalizzazione, poiché la logica dialettica non è semplicemente un metodo, ma è l’espressione del riconoscimento dell’automovimento della realtà. Diventa allora fondamentale, dal punto di vista teoretico e pratico, svolgere un puntuale lavoro di interpretazione dialettica e saper discernere, nel ‘corpus vile’ della stessa IA, tanto le tracce del plusvalore quanto la "conoscenza immagazzinata” del lavoro, ciò che è un mito fasullo inventato a scopi di dominio dalla borghesia e ciò che, sul terreno della lotta contro il profitto e la proprietà privata, può servire ad alleviare il peso del lavoro e ad emancipare i lavoratori.

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    1. Mi viene in mente Biden che stringe mani invisibili.

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