Sette
anni dopo il crollo di Wall Street, lontani dall’aver recuperato i livelli
produttivi ed occupazionali precedenti, stanno crescendo i segnali di una nuova
depressione con raffreddamento delle esportazioni e bassi consumi, caduta dei
listini borsistici e crollo dei prezzi delle materie prime. Il tutto nel quadro
di una guerra dei cambi, di pressioni deflazionistiche e nel mentre le banche
centrali immettono quantità enormi di liquidità acquistando della semplice
spazzatura.
C’è
una gara ad indovinare dove avrà luogo l’innesco del prossimo tracollo
finanziario, e la mitica Cina e le cosiddette economie “emergenti” sono indicati
come i candidati più probabili. Dalla Cina arrivano notizie quotidiane sui suoi
affanni, e Pechino ha dato garanzie verbali che cerca solo una correzione
modesta nel suo tasso di cambio. Vedremo.
Per
quanto riguarda le economie emergenti di America Latina, Europa dell'Est, Asia
e Africa, esse si trovano ad affrontare enormi deflussi di capitale dai loro
mercati azionari e obbligazionari, il precipitare delle valute, e per
converso vedono aumentare i loro oneri di debito aggravati dal rialzo del
dollaro e dal crollo del prezzo delle materie prime.
Dal
canto loro Europa e Giappone sono impantanati in una recessione di cui non si
vede fine, anzi, le previsioni di crescita saranno presto smentite dai fatti.
Quanto al “recupero” degli Stati Uniti, a guardar bene i numeri (il crollo delle
vendite di Wal-Mart mi pare eloquente), si sta dimostrando di essere al tempo
stesso fragile e chimerico. Pertanto nessuno può far nulla per evitare il nuovo
incendio e per impedire che si propaghi a livello globale. Per quanto riguarda
l’economia capitalistica sono ancora gli dèi a decidere.
*
“L'economia mondiale è come un
transatlantico senza scialuppe di salvataggio”, scrive Stephen King, capo economista presso HSBC, la
terza più grande banca del mondo, in un recente report. Indica tre pericoli
incombenti: il rischio di un crollo del mercato azionario, quello dei sistemi
finanziari non bancari, come le compagnie di assicurazione e fondi pensione,
sempre meno in grado di far fronte agli obblighi futuri, la recessione cinese
con le inevitabili ripercussioni negli Usa e dunque con effetti globali.
Ciò
causerà un enorme domanda di attività liquide, costringendo a vendere
nonostante non vi sia una domanda corrispondente. Insomma il film classico della
crisi, di recessione e di depressione. E fin qui siamo capaci tutti nella
diagnosi. Quanto ad escogitare rimedi, ossia “ammortizzatori”, siamo alle
solite ricette. Se poi si tiene conto che nel frattempo il debito globale è
salito del 40 per cento e rappresenta quasi tre volte la dimensione
dell'economia globale, si capisce bene come esso limiti (eufemismo) la capacità
dei governi e delle banche centrali di affrontare la nuova fase della crisi
storica generale del capitalismo segnata inequivocabilmente dalle sue
contraddizioni.
Forse può interessare cosa scriveva il Wall Street Journal
di ieri l’altro in un articolo di prima pagina intitolato in modo eloquente: U.S. Lacks ammo for next economic crisis.
Molto empiricamente si dice che una prossima crisi è inevitabile, lo dimostra
la storia. Quanto a farne un’analisi seria e scientificamente fondata manco per
nulla, figuriamoci poi stampata nella bibbia del capitalismo finanziario. E
dunque dà corso alle solite premonizioni basate sugli effetti e non sulle
cause.
Perciò
il giornale nota quanto è intuibile a qualunque massaia, ossia che la Federal
Reserve non può ridurre in modo significativo i tassi di interesse in caso di
un'altra fase della crisi, avendoli tenuti prossimi allo zero dal dicembre
2008, e, posto che ha già caricato il proprio debito avendolo quadruplicato,
quindi nulla si potrà fare azionando la leva dei tassi e poco per i piani di
stimolo fiscale. Insomma, scrive il WSJ, non ci sono munizioni per la ricetta
dell’economista britannico John Maynard Keynes.
Al cuore della crisi è un calo degli investimenti produttivi, cui risponde un’ulteriore crescita del parassitismo finanziario e della collaterale attività criminale su larga scala (The wolf of wall street è la solita americanata, la realtà è più complessa e grave), sulle cui cause reali, come detto, non si può indagare e tanto meno renderle pubbliche. Non si può dichiarare ufficialmente al mondo, tra l’altro, che il capitalismo poggia – sia consentita per una volta un’espressione proudhoniana – sulla rapina.
Al cuore della crisi è un calo degli investimenti produttivi, cui risponde un’ulteriore crescita del parassitismo finanziario e della collaterale attività criminale su larga scala (The wolf of wall street è la solita americanata, la realtà è più complessa e grave), sulle cui cause reali, come detto, non si può indagare e tanto meno renderle pubbliche. Non si può dichiarare ufficialmente al mondo, tra l’altro, che il capitalismo poggia – sia consentita per una volta un’espressione proudhoniana – sulla rapina.
Ah,
dimenticavo ed è un po’ che non lo scrivo: le élite borghesi, non vedendo via
d'uscita alla crisi, di solito fanno slittare le “soluzioni” verso una
catastrofe militare.
Dixi et salvavi animam meam.
Era meglio se lo dimenticavi...
RispondiElimina"Nella storia reale la parte importante è rappresentata, come è noto, dalla conquista, dal soggiogamento, dall'assassinio e dalla rapina, in breve dalla violenza. Nella mite economia politica ha regnato da sempre l'idillio. Diritto e "lavoro" sono stati da sempre gli unici mezzi d'arricchimento, facendosi eccezione, come è ovvio, volta per volta per "questo anno".
RispondiEliminaA giudicare dalle "manovre militari" ,si direbbe buona l'ultima.
RispondiEliminaAumentano anche i tentativi di destabilizzazione,a breve e a lunga scadenza.A proposito devo aver letto che il "compagno"Luttvak si aggira in Sicilia alla ricerca di agrumi.
E' in corso un tutto contro tutti,per piazzarsi meglio.
Ovviamente alla "massaia " questo non viene detto,da lei come sempre si attendono "figli"per le "patrie",che in prospettiva sembrano aumentare.
caino
ti potrà stupire o forse no, ma a me Luttwak fa molto meno schifo di tantissimi altri. per due motivi: perché è intelligente e perché almeno si sa con chi si ha a che fare. sono cose di cui oggi bisogna tener gran conto.
Eliminae poi bisogna riconoscergli una certa onestà intellettuale, visto che ventanni fa denuncio' in un suo libro "la dittatura del turbocapitalismo " ..E credo che gliela abbiano fatta anche pagare visto questo libro "casualmente " non è riportato nella sua pagina wiki ( https://it.wikipedia.org/wiki/Edward_Luttwak )
EliminaNon mi lascia stupito affatto,anzi,almeno lui e Kissinger sono sempre stati due con le "idee"chiare,due ottimi consiglieri del Principe"direbbe lo scaltro fiorentino di qualche secolo fa...
RispondiEliminaL'importante,come dici giustamente e'tenerne conto,stupisce infatti che di quello che dicono venga classificato come uno dei tanti pareri,invece a volte sono di una chiarezza disarmante.
caino
ps _Leggo che uno studio confermi che lavorare troppo ammazzi,ma quello che e'quasi incredibile e' che il giornalista classifichi la cosa come la scoperta dell'acqua calda,quasi da non crederci nel panorama informativo italiota.
Come al solito, leggo un post intelligente, istruttivo e via dicendo.
RispondiEliminaPerò lei, snobba delle domande legittime.
Già ebbi a chiederle lumi su come dovrebbe organizzarsi il proletariato, se non vuole tornare a spararsi contro se stesso, e lei ironicamente mi rispose che con questo caldo affrontare temi del genere...
Ora che fa più freschino perchè non ne approfondisce la questione, che mi sembra doverosa, anche e sopratutto rispetto alla sua dimenticanza finale?
E in generale comunque, mi sembra che questo tema, non l'appassioni affatto, e mi piacerebbe sapere perchè, se non è chiederle troppo.
Saluti.
caro amico/a, lei ha ragione, ma si dà il caso che questo tema mi abbia, per così dire, appassionato fin troppo in passato. ad ogni modo, sulle generali, ne ho parlato più volte. quando farà più fresco magari ne riparlerò. cordialmente
EliminaSenza entrare nel merito del personaggio Prodi,merita pero'attenzione quanto detto sul quotidiano cattolico Avvenire.
RispondiEliminaA mio avviso parecchi tasselli cominciano a combaciare nelle strategie,in attesa della prossima crisi.
caino
ovviamente ,bisogna saper leggere.