Vedo
di scrivere in modo semplice affinché anche chi ha studiato economia
all’università e ne è uscito irrimediabilmente segnato possa comprendere
qualcosa e forse tornargli utile (si sa mai).
La
crisi in cui si dibatte il capitalismo appare anzitutto come crisi dei consumi
ossia come espressione di “sottoconsumo” o “sovrapproduzione di merci”. Ciò
significa semplicemente una cosa, e cioè che la società nel suo insieme ha
consumato meno di quanto si è prodotto. E però una cosa è chiara: poiché le
crisi nel loro susseguirsi periodico sono un prodotto della società
capitalistica, la loro causa va ricercata nel carattere stesso del capitale.
Gli economisti borghesi da quest’orecchio non ci sentono, poiché cercare la causa
delle crisi nel carattere stesso del capitale, e non invece come piace loro
nella circolazione, significherebbe mettere in luce anzitutto il rapporto di
sfruttamento tra capitale e lavoro.
La
prima cosa che salta agli occhi consiste nel fatto che se fosse possibile
ampliare il consumo della produzione capitalistica a piacere non vi sarebbe
alcuna “sovrapproduzione di merci”. E dunque la prima domanda da porsi è: per
quale motivo non è possibile ampliarne il consumo? A ciò la pseudo-scienza
economica borghese ha tentato di trovare risposta in varie epoche e con le più
fantastiche invenzioni teoriche, fino ad arrivare alla più risibile che va
sotto il nome di J.M.Keynes, il quale imputava il ristagno nei consumi a un
fattore psicologico: la scarsa propensione psicologica al consumo!
Come
spesso accade la psicologia offre aiuto quando non si sanno che pesci pigliare
per spiegare un dato fenomeno, ossia quando non si vuol spiegare ciò che la
realtà presenta contro i nostri interessi e convinzioni. Con ciò non voglio
negare che la psicologia, al pari dell’ideologia, non abbia un ruolo, a volte
anche importante, nelle determinazioni sociali, e tuttavia scambiare l’azione
di leggi economiche che hanno la stessa forza di leggi di natura per cause
psicologiche, poteva venire in mente solo ad un aristocratico inglese.
Peraltro
va notato che nell’ambito dei rapporti capitalistici, l’aumento dei consumi implica la riduzione del saggio del profitto come chiunque può verificare.
Infatti, l’aumento dei consumi nelle grandi masse è legato all’aumento dei
salari dei lavoratori produttivi e ciò implica, anche intuitivamente, una
diminuzione del plusvalore e di qui la diminuzione del saggio del profitto. In
altri termini rivelo ciò che è noto anche da prima di Marx ma che questi ha reso
chiaro scientificamente: le condizioni di valorizzazione del capitale si
oppongono all’espansione dei consumi, e poiché tali condizioni di
valorizzazione si costituiscono quale fattore decisivo, la contraddizione si
acutizza fino a sfociare nella crisi.
Ora
viene il bello: il cosiddetto “sottoconsumo” (qualunque ne sia la causa,
poniamo pure quella spiritosa di Keynes) è una condizione generale della crisi,
un fenomeno costante. E dunque, come spiegare (da un punto di vista scientifico
ovviamente) il carattere periodico
delle crisi ricorrendo a un fenomeno costante?
Ora riporto una lunga citazione dal III Libro de Il Capitale e poi vi lascio in pace (chiaro che però la questione
non si esaurisce qui):
La massa complessiva
delle merci, il prodotto complessivo, tanto la parte che rappresenta il
capitale costante e variabile, come quella che rappresenta il plusvalore, deve
essere venduta. Qualora questa vendita non abbia luogo o avvenga solo in parte
oppure a prezzi inferiori a quelli di produzione, lo sfruttamento dell’operaio,
che esiste in ogni caso, non si tramuta in un profitto per il capitalista e può
dar luogo ad una realizzazione nulla o parziale del plusvalore estorto ed anche
a una perdita parziale o totale del suo capitale. Le condizioni dello
sfruttamento immediato [produzione
delle merci, nota mia] e della sua realizzazione [vendita delle
merci] non
sono identiche: esse differiscono non solo dal punto di vista del tempo e del
luogo ma anche della sostanza. Le une sono limitate esclusivamente dalla forza
produttiva della società, le altre dalla proporzione esistente tra i diversi
rami di produzione e dalla capacità di consumo della società. Quest’ultima, a
sua volta, non è determinata né alla
forza produttiva assoluta né alla capacità di consumo assoluta ma dalla
capacità di consumo fondata su una distribuzione antagonistica che riduce il
consumo della grande massa della società ad un limite che può variare solo
entro confini più o meno ristretti. Essa è inoltre limitata dall’impulso ad
accumulare, ad accrescere il capitale ed ottenere delle quantità sempre più
forti di plusvalore. Per la produzione capitalistica si tratta di una legge
determinata dalle incessanti rivoluzioni nei metodi di produzione, dal
deprezzamento continuo del capitale esistente che ne è la conseguenza, dalla
concorrenza generale e dalla necessità infine di perfezionare la produzione ed
allargarne le dimensioni, al semplice scopo di conservarla ed evitare la
rovina. Il mercato di conseguenza deve essere costantemente ampliato, cosicché i suoi rapporti e le condizioni
che li regolano assumono sempre di più l’apparenza di una legge naturale
indipendente dai produttori, sfuggono sempre di più al controllo. La
contraddizione intrinseca cerca una compensazione mediante l’allargamento del
campo esterno della produzione. Ma tanto più la forza produttiva si sviluppa e
tanto maggiore è il contrasto in cui viene a trovarsi con la base ristretta su
cui poggiano i rapporti di consumo. E non vi è nulla di inspiegabile nel fatto
che, su questa base piena di contraddizioni, un eccesso di capitale sia
collegato con un eccesso crescente di popolazione; e quantunque la massa di
plusvalore risulterebbe aumentata nel caso che si assorbisse l’eccesso di
popolazione con l’eccesso di capitale, si accentuerebbe con ciò il conflitto
fra le condizioni in cui questo plusvalore è prodotto e quelle in cui invece è
realizzato.
"E dunque, come spiegare (da un punto di vista scientifico ovviamente) il carattere periodico delle crisi ricorrendo a un fenomeno costante?"
RispondiEliminaI geyser sono un buon esempio?
Guido
It's fantastic
RispondiEliminahttp://www.pandoratv.it/?p=3889