Il Fondatore di Repubblica risponde
al Fustigatore di Solgenitsyn "soprattutto per ringraziarlo per le parole di
amicizia e di stima, che contraccambia con identici sentimenti", il quale a sua
volta aveva risposto al Fondatore "in uno sforzo di dialogo, nuovo segno
della loro amicizia". La forma ha la sua importanza, nonostante i tempi e anzi
in ragione di questi. E che a occuparsi a tutta pagina di certi temi siano dei nonagenari, non
privi d’influenza, è pure un segno dei tempi.
Infatti,
uno dei due parla di legge elettorale Acerbo, che fu
applicata per la prima e ultima volta il 6 aprile 1924, ossia esattamente il
giorno stesso in cui egli nacque. L’altro, ebbe ad affermare che “il GUF era in
effetti un vero e proprio vivaio di energie intellettuali antifasciste”. E che
un’articolazione del Partito Nazionale Fascista, cui si aderiva provenendo
dalla Gioventù italiana del littorio, fosse un “vivaio antifascista”, pur
vestendo orgogliosi, come il Fondatore e il Fustigatore, la divisa con i pantaloni a sbuffo alto e la camicia nera,
è cosa diventata di senso comune, soprattutto
dal dopoguerra.
Insomma, due uomini anzianissimi e saggi che sanno di ciò che
parlano. Entrambi non marxisti, sostiene il Fondatore, e per quanto lo riguarda non c’è dubbio. Per quanto concerne l’altro
“non marxista”, già dirigente di primo piano del Partito comunista, si potrebbe
nutrire qualche dubbio, almeno per quanto riguarda gli antichi intendimenti, ma
non è il caso d’insistere su una materia così urticante e superata dagli
eventi e dal maturare delle circostanze. Lasciamo che l'ex Guf e poi ex Pci creda d'essere stato sempre ciò che anche il suo amico Fondatore dice di entrambi.
Ossia liberal-democratici della prima ora e segnatamente di cultura azionista, puntualizza il Fondatore.
Vero è che da democratico qual è sempre stato, il Fustigatore di Solgenitsyn,
ebbe a scrivere “contro la sopravvivenza di norme giuridiche fasciste che
colpiscono, come vilipendio delle istituzioni, i reati di opinione”. Sennonché
dalle parti di Firenze abita un uomo molto simpatico che non le manda a dire
tramite il suo blog, e proprio di recente, quando ancora regnava al Quirinale il Fustigatore di Solgenitsyn, è stato “rinviato a giudizio” proprio sulla
base della sopravvivenza di norme giuridiche fasciste che colpiscono, come vilipendio
delle istituzioni, i reati di opinione.
Non
serve dunque chiedersi il perché e il percome questo paese, in cui tanta parte
e responsabilità ha avuto questa tempra di galatuomini liberal-democratici, sulla cui coerenza intellettuale non c’è ombra di dubbio, e la relativa classe dirigente, giudicata a torto da un alto magistrato “nel suo complesso come la più retriva,
corrotta e violenta dell'occidente”, versi nella condizione che conosciamo
bene.
Non mi ha mai sorpreso il fatto che il Fustigatore sia per lo più stato risparmiato dall' accusa di "comunista" che ha sempre colpito i suoi più scialbi compagni di partito a mo' di spauracchio per il terrorizzato pubblico di telenovelas; la destra ha sempre avuto polpastrelli sensibilissimi all'orbace, anche quando confezionato da Caraceni.
RispondiEliminaNon dovrebbe mancar molto alle celebrazioni congiunte, il 25 aprile, fra i resistenti e i frondisti di "Gerarchia"; e chi meglio dei due saprebbe giustificare le immancabili "radici comuni" necessarie all'operazione ?
Meglio sbrigarsi, prima che la natura faccia il suo corso.
immarcescibili
EliminaUn bell'esempio di " franza o spagna " cioe' di come da noi i " furbi" " galleggino " sempre senza alcun " turbamento" e sotto qualunque "clima".
RispondiEliminaInsomma due " arciitaliani" " di successo" .
proprio così
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