L’editoriale
odierno di Eugenio Scalfari è aria rifritta, anche se evoca il fatto “che siamo ad un punto di svolta, ad un
mutamento strutturale economico, sociale, politico in tutto il mondo che ci
circonda”. Oh bella, la borghesia d’antan sta prendendo atto che il futuro è
già qui, che loro sono morti e una grande rivoluzione è in atto. Come
corollario, si fa per dire, la questione sociale. Solo qualche decennio or sono
sembrava risolta per sempre, e invece risorge e si fa sempre più aspra.
Poi
il richiamo di Scalfari alla lettera di Saviano, ma né l’uno e nemmeno l’altro
hanno qualcosa di concreto da proporre. E, del resto, quale persona sana di
mente investirebbe un euro in un territorio dominato (nel senso letterale del
termine) da bande criminali e da una classe dirigente premoderna e predatrice?
Tacendo del resto perché sennò si passa per leghisti.
Conta
nulla che milioni di persone s’incamminino sulle autostrade per qualche giorno
di ferie. C’è denaro in circolazione, venti milioni di schiavi salariati in
qualche modo riescono ancora a sfangarla. E questo fa dire a quel poveretto di
Tronti che Marx sbagliava, non aumenta la proletarizzazione ma l’imborghesimento.
Quello di Tronti, rimasto fermo ai parametri di valutazione dell’Ottocento, è
un credito intellettuale abusato e in malafede.
(Musei Capitolini)
Ciò che abbaglia è che i ricchi diventino sempre più ricchi (e non sarebbe questo in sé il problema) e per contro aumentino i poveri diventando sempre più poveri (ed è appunto questa la questione). E a proposito di Scalfari, dunque dei Caracciolo, per avere uno spaccato del classismo del bel tempo antico, quel classismo che l’ipocrisia d’oggi dissimula, è utile, quale passatempo estivo, il libretto di Marella Caracciolo vedova Agnelli, La signora Gocà (la signora non è lei, è il fratello Carlo). Anche perché vi si può apprezzare la differenza tra vacanze vere e quella pausa tra un periodo di schiavitù e un altro che chiamiamo ferie.
Tanto vale rileggersi un po'di distopie .
RispondiEliminaDa uno scaffale polveroso ,mi e'caduto in testa IL TALLONE DI FERRO.
Cos' i' non rischio di disperdere i residui fantastici che mi restano,dalle infanzie ...
Ma almeno certe distopie ,si affidano a qualche riferimento reale,e non alla fantasia pura..
caino
...forse può interessare questo stralcio tratto da un lavoro di R. Bellofiore, liberamente scaricabile:
RispondiElimina".....Vi era chi invece rimandava ad un’altra causa di crollo finale, deducendola anche qui dalla lettura di Marx: la ‘caduta tendenziale del saggio del profitto’. Certo, se l’accumulazione del capitale dà
luogo, in conseguenza della meccanizzazione, ad un aumento della composizione in valore del capitale (il rapporto tra capitale costante e capitale variabile) superiore all’aumento del saggio di
plusvalore (il rapporto tra plusvalore e capitale variabile), il saggio del profitto medio deve cadere. Il punto è che la tesi non regge: l’aumento della forza produttiva e dell’intensità del lavoro che
risultano dalle innovazioni tecniche e organizzative può ben dare luogo ad un saggio del plusvalore che cresce più velocemente della composizione in valore del capitale. Né vale l’argomento, che di
nuovo c’è in Marx, che il progresso tecnico determinerebbe una inevitabile caduta del saggio di profitto massimo, cioè con salario nullo e tempo di lavoro massimo. Sotto queste ipotesi, l’espulsione di lavoro vivo dalla produzione farebbe cadere il plusvalore (per i limiti alla giornata
lavorativa sociale), mentre il capitale costante potrebbe tranquillamente continuare a crescere. Se è
così, si sostiene, prima o poi dovrà cadere anche il saggio di profitto effettivo. Si dimentica però che
il progresso tecnico può ridurre il tempo di lavoro contenuto negli elementi del capitale costante anche quando questi aumentino in termini di valore d’uso, e il saggio del profitto può dunque salire anche in queste circostanze. Anche in questo caso, queste conclusioni erano ormai chiare tra gli anni Quaranta e gli anni Settanta del secolo scorso. "
è la tesi ridicola di benedetto croce, già abbondantemente criticata da gramsci in Il materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce
Eliminagià le dissi: non è roba per lei, lasci perdere
Studiare da pag 132 a 134 nell'ed da Liber Liber,presentarsi preparati all'interrogazione la prossima volta
RispondiEliminacaino
Io non conosco la critica del Croce e neanche mi interessa. Trovo anzi molto curioso che non si prendano in considerazioni le critiche alla "legge tendenziale della caduta del saggio del profitto" fatte da generazioni di economisti marxisti e che invece si prenda in considerazione la critica fatta da un filosofo idealista del secolo scorso. Però mi interessa la confutazione che Gramsci fa della critica di Croce. Ebbene tale confutazione può essere riassunta in questa frase che cito da Gramsci :
RispondiElimina"Le forze controperanti della legge tendenziale e che si riassumono nella produzione di sempre maggiore plusvalore relativo hanno dei limiti, che sono dati, per esempio, tecnicamente dall'estensione della resistenza elastica della materia e socialmente dalla misura sopportabile di disoccupazione in una determinata società. "
beh, se è tutto qua quello che Gramsci ha da dire in difesa di detta legge allora verrebbe da dire che tra i due ad aver ragione fosse Croce. Il cui punto di vista, per altro, ripeto, non vedo che interesse possa rivestire. Gramsci dice che la la creazione di sempre maggiore plusvalore relativo incontra due limiti.
Primo: "l'estensione della resistenza elastica della materia." E qui non si capisce cosa vuole dire, o meglio, si capisce che non lo sa nemmeno lui. D'altronde, se lo sviluppo della tecnica avesse veramente un limite fisico, tale limite varrebbe per qualsiasi sistema di produzione, anche, eventualmente per un regime comunistico. Non si vede, dunque, quale sarebbe, da un punto di vista meramente produttivistico, il vantaggio di passare da un sistema di produzione capitalistico ad un altro sistema.
Secondo. L' estrazione di un sempre maggiore plusvalore relativo troverebbe un limite nella "misura sopportabile di disoccupazione in una determinata società. " Ebbene, basta avere qualche nozione sommaria della storia dell'ultimo secolo per vedere come il capitalismo abbia risolto brillantemente tale difficoltà attraverso la creazione dello stato sociale e, in generale, attraverso l'inaudita proliferazione di lavoro inutile e parassitario.
Mio caro e buon Girolamo,l'affermazione di Gramsci si riferisce al concetto di "resilienza",ovvero della capacita'o meno di un msteriale di resistere alle deformazioni elastiche.
RispondiEliminaOra questo concetto e'facilmente estendibile anche ai sistemi piu'complessi .
Ora dato che i sistemi nella storia sono stati diversi,non potra'fare a meno di convenire ,presumo,che dato che diversi materiali,hanno capacita' diverse di resilienza,ciononostanze oltre un certo limite si spezzano.
Vien facile fare il parallelo tra tra forze deformanti e contraddizzioni insanabili e'solo questione di tempo.
Certo e'che al buon Croce,la sola idea che il mondo possa cambiare,poteva apparire una bestemmia,..infatti chi fa ancora il caffe'alla napoletana..nel frattempo hanno inventatola moka e il caffe'espresso..
Qualche nozione di fisica elementare non guasta..
caino
caro Caino, lei sembra interpretare l'accenno di Gramsci alla resistenza elastica della materia come una metafora. Non vedo cosa l' autorizzi in questo senso. Gramsci sta chiaramente dicendo che ci sono delle ( non meglio identificate, malgrado il suo arbitrario cenno alla resilienza ) caratteristiche della materia che impedirebbero ( badi: tecnicamente, cioè fisicamente, cioè non metaforicamente ) la costruzione di macchine sempre più efficienti.
EliminaSi ,in effetti bisogna ammettere che il Capitalismo ha risolto un mare di problemi ,e caso mai ne nascesse uno inedito,con un ritocchino riformista spontaneamente nato da una consultazione on-line,si risolverebbe
RispondiEliminaMagari si crea un po di lavoro inutile,che so ,oggi si creano buche,domani si riempiono.
Auguri.
caino
Equivalente di "facimmo ammuina"ordine codificato della marina napoletana.
RispondiEliminaIntanto nei laboratori dell'Universita' di Forlimpopoli,si sta sperimentando un nuovo motore ,capace di sparare cazzate pu'veloci della luce,confutando Einstein .
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