“Forse
non domani, forse non fra tre mesi da oggi, ma presto”.
Così
ha detto il presidente Barack Obama, premio Nobel per la pace, ieri in un
discorso tenuto presso l'American University di Washington, DC..
Parlava
di guerra. Chi dà il diritto a quest’uomo, a questo capo di Stato, di
minacciare guerra e fare la guerra e favorire il terrorismo e la
destabilizzazione in tutto il mondo?
E
tutto ciò è fatto in nome della libertà, della democrazia, dei più alti
principi e naturalmente degli interessi nazionali degli Stati Uniti d’America.
Oggi
la minaccia di guerra è rivolta all’Iran, se il Congresso degli Usa non dovesse
ratificare gli accordi sottoscritti sul nucleare. E dunque non è l’Iran a
minacciare guerra, ma a decidere se ci sarà un conflitto tra gli Usa e l’Iran –
una guerra di proporzione sicuramente non limitate – sarà un voto del
parlamento americano (*).
In
opposizione ai falchi che chiedono un'azione militare statunitense unilaterale contro
l’Iran, inclusi quasi tutti i membri repubblicani del Congresso, una parte dei
democratici, il governo israeliano e influenti organizzazioni filo-israeliane
negli Stati Uniti, non meno che la frazione della borghesia a capo il Wall
Street Journal, Obama ha inquadrato la sua risposta sotto il profilo storico-diplomatico,
dichiarando che tale accordo va inteso come un impegno della diplomazia a
trovare una risoluzione pacifica alle controversie internazionali, e all’uopo
ha citato e invocando quasi un discorso di John F. Kennedy pronunciato presso
la stessa Università nel 1963.
In
quel discorso Kennedy chiedeva un trattato di divieto totale di sperimentazione
nucleare e una politica della diplomazia di pace con l'Unione Sovietica. La
politica di Kennedy, ha detto Obama, pochi mesi dopo la crisi dei missili a
Cuba ha dimostrato di avere successo perché ha creato “il tempo e lo spazio per
vincere la guerra fredda senza sparare un colpo”.
Ciò
che si dimentica di ricordare Obama è l’approccio molto diverso tra la sua
politica estera e quella kennediana. Arthur Schlesinger poteva scrivere a
proposito di Kennedy:
«Lo infastidiva il quadro [della guerra
fredda] dipinto da John Foster Dulles di una lotta fra gli apostoli della
iniziativa privata unti dal Signore e le orde irregimentate di atei comunisti.
Guardando al mondo con gli occhi dello storico più che con quelli del
moralista, egli non poteva lasciarsi andare a cuor leggero ai luoghi comuni,
sostanzialmente egoistici, che attribuivano tutto il bene da una parte e tutto
il male dall’altra» (**).
Andrej
Gromyko, nelle sue memorie, scrive:
«[…] vorrei rievocare un episodio: mi
trovavo nel settembre 1963 a new York per l’Assemblea generale delle Nazioni
unite, dove era giunto anche il segretario di stato Rusk per incontrarmi e
parlarmi a nome di Kennedy. Ed ecco che cosa mi disse: “Il presidente è
favorevole alla ricerca di strumenti per migliorare le relazioni con l’Unione
Sovietica e per raggiungere la distensione”.
Egli mi propone quindi di andare da
qualche parte fuori città e proseguire la conversazione. Capii subito che
dietro questa proposta si celava qualcosa di importante e acconsentii. Uscimmo
da New York ciascuno per proprio conto.
Giunti al posto indicato, Rusk mi
espose un’interessante idea del presidente: “Kennedy”disse “sta riflettendo
alla possibilità di una riduzione delle truppe americane nell’Europa
occidentale”.
Ne parlammo a lungo, passeggiando. La
comunicazione di Rusk era di indubbio e notevole interesse. Era una notizia
inattesa e anche, per così dire, sensazionale. Certo, il presidente era giunto
a questa conclusione non d’improvviso, ma dopo serie riflessioni.
[…] Ma solo pochi giorni dopo la pallottola di
un assassino doveva disporre diversamente» (***).
L’attuale
atteggiamento concreto obamiano sul Medio Oriente, e dunque quello dell’imperialismo
americano, è assai diverso da quello kennediano di allora.
Vediamo
che in queste ore in Medio Oriente un alleato della Nato sta massacrando la
popolazione kurda, con il pretesto di attaccare le postazioni siriane dello
Stato islamico; l’avallo ai bombardamenti è venuto dopo il vertice della Nato
di Bruxelles, e si fa finta di nulla sul fatto che è nelle basi turche, a partire
da quella Nato di Adana, come sanno tutti i governi occidentali, che si sono
addestrate tutte le formazioni ribelli siriane.
Quando
finalmente sentiremo ammettere per bocca dei democratici esponenti politici
americani ciò che tutto il mondo conosce, e cioè che la Turchia ha addestrato,
finanziato e sostenuto i jihadisti, compresa Al Nusra, vale a dire Al Qaeda,
proprio su mandato della coalizione degli Amici della Siria, guidata dagli
Stati uniti e dall’Arabia saudita insieme alle petromonarchie mediorientali?
Salvo ora accorgersi, come già con Al Qaeda, che la faccenda è sfuggita di
mano.
(*)
L'accordo raggiunto il mese scorso tra l'Iran e il cosiddetto 5 + 1 (Stati
Uniti, Gran Bretagna, Francia, Russia, Cina e Germania) prevede la sospensione
delle sanzioni più onerose contro Teheran in cambio di concessioni radicali da
parte dell'Iran, tra cui l'accettazione di un regime di ispezioni sul programma
nucleare civile del paese.
(**)
I mille giorni di JFK, Rizzoli, 1973,
p. 335.
(***)
Memorie, Rizzoli, 1989, pp. 130-31.
Scrive ancora Gromyko: «E non si può fare
a meno di rilevare la straordinaria coincidenza tra l’idea di Kennedy e quanto
dichiarato dal presidente Roosevelt alla conferenza di Jalta: “Gli Stati Uniti
adotteranno ogni ragionevole misura per tutelare la pace, ma non al prezzo di
mantenere un grosso esercito in Europa, a tremila miglia dagli Usa.
L’occupazione americana sarà pertanto limitata nel tempo”».
Ma fu Gromyko a chiamarla "distenZione"?
RispondiEliminaÈ caldo, Madame,
Saluti, Ale
Gromyko era bielorusso
Eliminatraslittero in it., grazie
Riflessioni all'ombra del fungo...
RispondiEliminaieri Malvino,a proposito di argomenti culinari,scriveva se non era il caso di prendere sul serio l'ipotesi di essere ancora o meno in grado di comprendere quello che gli succede intorno...
Oggi 6 Agosto ,i giornali ,come al solito al pari di altri 6 Agosto ,fanno scialo delle solite ipocrisie a buon mercato sulle vittime delle bombe di Hiroschima e Nagasaki.Per radio,hanno perfino scomodato un fisico,che spiegava fin nei dettagli i particolari delle due bombe,rendendoci edotti sulle differenze tra Kilotoni e Megatoni.
Ne sentivo il bisogno.
Ora a dispetto delle ricorrenze,che tornano utili ad animare il mercato dei crisantemi come il 2 Novembre,mi chiedo e mi domando ,cosa sarebbe successo se a quelli della mia generazione ,con le certezze ormai chiare sulle pensioni,come brillantemente esposto da Olympe,si fosse prospettata la stessa ipotesi.
Parrebbe oggi,che aumenti il numero di suicidi,o diretti o rinviati nel tempo per via di droghe e alcool..ect,ect tipo come diceva Olympe di ..godi finche'puoi...
Sinceramente non so darmi una risposta,ma mi sono sempre detto da un punto di vista etico e morale ,che prima di farmi saltare il deretano da solo,sarebbe il caso di vedere se possibile di far saltare qualche deretano altrui..
Poi come al solito,mi riprendo e penso che sarebbe bene organizzarsi,prima di far cazzate inutili,sempre tenendo conto della morale e dell'etica che hanno caratterizzato la bomba di Hiroschima,questioe di kilotoni e di Megatoni..
caino
attento ai funghi, ci sono anche quelli allucinogeni e pure quelli velenosi
EliminaMi sembra di aver letto che Putin abbia cantate in faccia all'ambasciatore turco simili verità.
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