Alla
vigilia di ferragosto cosa c’è di meglio di un trip come questo,
sull’astensionismo elettorale di oltre ottant’anni fa? Roba che l’“ecstasy
killer” passa per monacolina.
*
La
grande affermazione elettorale della formazione völkisch di Hitler, nelle elezioni anticipate improvvidamente
convocate il 14 settembre 1930 da Heinrich Bruning nella speranza di ottenere
un parlamento più malleabile, fu possibile grazie a una combinazione di eventi
tra i quali la diminuzione degli
astenuti non ebbe un ruolo marginale. Infatti, nel 1928 aveva partecipato al
voto il 75,6 degli iscritti nelle liste, mentre nel 1930 i votanti furono l’81,9 per cento, cioè quasi due milioni e
mezzo di votanti in più. Inoltre il corpo elettorale dal 1928 al 1930 crebbe di
2.700.000 unità, ossia giovani che votavano per la prima volta.
Il
primo partito risultò ancora la socialdemocrazia, ma la Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei (quanta furbizia in
questo nome) conquisterà il rango di seconda forza politica della Germania (107
seggi, due anni prima ne aveva conquistati appena 12) con solo il 18,33 per
cento dei votanti. Magia delle leggi elettorali.
Da
dove venivano i voti di Hitler? La NSDAP si propose in contrapposizione a tutto
l’edificio istituzionale e politico weimariano, come movimento (il termine Bewegung era favorito presso il gruppo
dirigente rispetto a quello di Partei)
totalmente nuovo, giovane, di gente che si poneva sopra le divisioni
ideologiche e gli schieramenti di destra e sinistra, che non aveva mai prima intrigato
con la politica, interessata solo al bene della nazione. Sempre in anticipo sui
tempi, questi crucchi.
La
Deutschnationale Volkspartei (DNVP),
partito di destra, perse due milioni di voti; i liberali della Deutsche Volkspartei (DVP), ne persero oltre
un milione. I socialdemocratici persero 600mila voti che andarono alla KPD,
cioè ai comunisti. Questi ultimi trassero qualche vantaggio tra i nuovi votanti
e tra gli ex astensionisti, ma assolutamente non come la NSDAP di Hitler.
Nelle
due votazioni cruciali del 1932, si
assiste a questo fenomeno: la percentuale dei votanti scende dall’84 all’ 80,5
per cento, e ciò favorirà il crollo elettorale dei nazisti che passeranno da
230 seggi e 13.800.000 voti di luglio, a 196 seggi e 11.700.000 di novembre. La
NSDAP resta ancora una forza notevole anche sul piano elettorale, ma essa si
proponeva di diventare la prima forza elettorale, e l’esposizione finanziaria
per mantenere il suo mastodontico apparato di stipendiati di partito (molti
presi dal bacino dei disoccupati) la sta condannando alla bancarotta (*).
A
concorrere al crollo elettorale della NSDAP nel novembre 1932 non ci fu solo
l’aumento dell’astensionismo, ma anche la ripresa dei partiti della destra
tradizionale che recuperarono un milione di voti. Il calo si era verificato
ovunque nella stessa misura. Il quadro istituzionale andava stabilizzandosi e
ci fu chi ai vertici del NSDAP si proponeva seriamente di suicidarsi.
Tuttavia,
come sappiamo le cose tra novembre 1932 e gennaio 1933, presero una piega diversa
da come si configurava la situazione dopo l’esito elettorale. Un fattore importante
nel successo elettorale di Hitler e nel suicidio della repubblica di Weimar fu la
caduta del governo Hermann Müller e la concomitante disoccupazione di massa seguita
alla crisi del 1929. Un sistema di welfare aveva mosso i primi passi già dal
1928, poi dal 1929 era stata introdotta una pensione speciale per i disoccupati
all'età di 60 anni, ma per tutti gli altri non c’era nulla, anche perché a
livello politico non si era riusciti a trovare un accordo sul bilancio per
finanziare un sostegno ai disoccupati.
La
differenza tra il passato e il presente, in sintesi e per quanto concerne
l’aspetto sociale, è tutta qui. Milioni di disoccupati senza un soldo sono
pronti a seguire un pifferaio magico sotto qualsiasi cielo e bandiera.
Le
complicate vicende politiche del momento, il rifiuto del presidente Hindenburg di
fornire il governo di Müller dei poteri di emergenza di cui all'articolo 48 della
costituzione (che verranno poi invece concessi a Hitler), costringono Müller,
anche molto malato, a dimettersi il 27 marzo 1930. La caduta del governo
indebolì notevolmente sia il sindacato e sia la base sociale delle forze di
sinistra. I padroni dell’industria e i proprietari terrieri, l’alta burocrazia
e ovviamente l’esercito, nonché la vecchia aristocrazia sul lastrico, colsero
l’occasione per imprimere una svolta decisiva al paese e per espellere la
socialdemocrazia dai centri del potere. Pensavano di fare di Hitler come lo Zauberlehrling di Goethe.
Infine
Hitler fu nominato cancelliere il 31 gennaio 1933. Meno di cinquanta giorni
dopo, il 20 marzo, veniva aperto il primo Konzentrationslager
per gli avversari politici: Dachau. Il sistema sociale non era cambiato, era mutata
la sua gestione politica (**).
È
la vecchia storia del fallimento del riformismo alla prova della crisi economica
e sociale, la lezione secondo la quale gli sfruttati hanno un unico modo per conquistare
il potere politico e mantenerlo, e non passa ovviamente per le urne.
Noi
oggi siamo ben lontani da porci questi problemi. A ricordarcelo è per giunta
Romano Prodi: “Nonostante tutto viviamo ancora in un’Europa democratica”. Ma a
leggere il suo articolo non ne sembra più tanto convinto nemmeno lui.
(*)
Joachim Fest: «Hitler avrebbe potuto divenire cancelliere soltanto di un
governo che avesse dalla sua la maggioranza parlamentare; e poiché il capo
dello NSDAP evidentemente non era in grado di assicurarsela, il segretario di
stato di Hindenburg, Meissner, gli indirizzò una lettera» in cui liquidava ogni
velleità del «Signor Hitler» alla nomina a cancelliere. Nella lettera si diceva
testualmente: «il Signor Presidente del Reich non può non temere che un
gabinetto del genere da Lei guidato si trasformi inevitabilmente nella
dittatura di un partito».
William
Shirer scrive: «Non vi erano fondi per i mensili di migliaia di funzionari di
partito e per mantenere le SA che da sole costavano due milioni e mezzo di
marchi alla settimana». Il 31 dicembre Goebbles scrive: «sparite interamente
ogni prospettiva e ogni speranza». Il 15 gennaio, Kurt von Suhschnigg, allora
ministro austriaco della Giustizia, in visita dal cancelliere Schleicher, venne
raassicurato: «il signor Hitler ha cessato di costituire un problema, il suo
movimento non rappresenta più un pericolo politico, tutta la questione è
risolta, non è più che una cosa del passato ».
«Gli
elettori erano chiaramente delusi dal mancato insediamento [dopo le elezioni
del luglio precedente] di Hitler. Gli attivisti del partito cominciarono a
perdere entusiasmo. Lo slancio che aveva portato il NSDAP di vittoria in
vittoria fin da 1929 si era ormai esaurito. All’indomani della sconfitta
elettorale di novembre, le divisioni tra ala destra e ala sinistra che avevano
afflitto il nazionalsocialismo negli anni Venti riemersero improvvisamente. Nel
dicembre 1932 il generale Schleicher, autentico kingmaker della politica
tedesca, assunse pienamente il potere e fece una mossa popolare avviando la
prima iniziativa nazionale per la creazione di lavoro. Gustav Stolper ricordò
poi una scherzosa colazione tenutasi presso la cancelleria del Reich nel
gennaio 1933, in cui Schleicher e i suoi collaboratori fecero a gara nel
prevedere quanti voti avrebbero perso i nazisti nelle elezioni che Schleicher
intendeva indire nella primavera successiva. […] Certamente, il 1° gennaio 1933
gli editoriali di capodanno della stampa berlinese erano ottimisti. “Vorwats”, il quotidiano
socialdemocratico, salutò il nuovo anno con il titolo: Ascesa e caduta di
Hitler» (Adam Tooze, Il prezzo dello
sterminio. Ascesa e caduta dell’economia nazista, Mondadori, p. 54).
(**)
Tanto è vero che paradossalmente le misure per il rilancio dell’economia
ricalcarono il cosiddetto piano WTB, così chiamato dalle iniziali dei suoi
estensori: il consulente economico della confederazione sindacale della SPD,
Woytinski, il presidente del sindacato dei lavoratori del legno, Tarnow, e il
deputato socialdemocratico Baade. Il piano, presentato nel 1931, prevedeva
l’assorbimento di un milione di disoccupati da impiegare in lavori pubblici
finanziati; ciò avrebbe tonificato la domanda di beni di consumo determinando
la ripresa di altri settori produttivi e dando origine a un circolo virtuoso. I
nazisti avrebbero aggiunto, di loro sponte, l’enfasi propagandistica e il riarmo
(cfr. Brunello Mantelli, Da Ottone di
Sassonia ad Angela Merkel, Utet, p. 176).
Complimenti! Sempre post interessantissimi.
RispondiEliminaBuon Ferragosto
come mi piace il tuo nick
Eliminabuon ferragosto!
E non potrebbe dire qualcosa su come gli sfruttati dovrebbero organizzarsi per la presa del potere politico e mantenerlo?
RispondiEliminaGrazie.
di questi tempi, ma le pare?
Eliminaciao
Come non detto!
EliminaSaluti.
Buongiorno, perché la caduta del governo Hermann Müller ha rappresentato un vantaggio per Hitler? La socialdemocrazia tedesca non era in grado di rimpiazzarlo? Chiedo scusa per lacune storiche
RispondiEliminale segnalo uno dei miei primi post, che oggi scriverei diversamente ma va bene uguale:
Eliminahttp://diciottobrumaio.blogspot.it/2010/02/loskar-di-hitler-1_9320.html
Cara Olympe,
RispondiEliminavisto che siamo in argomento,magari prima di abbandonarlo,una puntatina sui Freikorps e sui socialdemocratici al potere,del tipo Ebert,Noske...tanto per rammentare che Adolfetto non si invento'proprio nulla con SA e SS....i lungimiranti difenseri della classe operaia ci avevano pensato loro ,attraverso un complesso piano democratico,riformista..
caino
nessuno inventa nulla, lo sai
EliminaMilioni di disoccupati senza un soldo sono pronti a seguire un pifferaio magico sotto qualsiasi cielo e bandiera.
RispondiEliminaEcco quindi l' importanza del ( futuro) "reddito di cittadinanza" . Il sistema impara sempre dai suoi "errori".
ho già detto che sono favorevole a quel tipo di elemosina, e però si tratta di un veleno. l'importante è capire il perché.
EliminaUn plauso per il magistrale post di ferragosto. Più impera l'idiozia e più valore acquista la memoria intelligente del passato prossimo venturo.
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