domenica 24 maggio 2015

Il "nuovo" che ci attende


I giovani d’oggi, della cui mediocrità sazia non mancano cospicui esempi dovunque si guardi, si sentono sciolti dal debito che hanno con le vecchie generazioni, convinti che il mondo attuale sia una creazione del mercato, cioè del capitale, al quale con reverenza e obbedienza riconoscono di essere la base virtuosa su cui poggia la libertà, da quella del bisogno a quella “digitale”.

Il benessere di cui oggi godiamo per secoli è stato solo sognato, esso è il frutto del lavoro e del sacrificio di generazioni di proletari, benché oggi tale benessere si sia trasformato in metabolismo consumistico. Dal canto suo, la borghesia ha tratto dallo sfruttamento del lavoro cospicui profitti, e ogni volta che si è sentita minacciata nella sua idea di società, cioè del suo ruolo dominante, non si è fatta scrupolo di fomentare guerre e fascismi che hanno segnato il XX secolo come il più tragico della storia dell’umanità.

E se oggi la condizione personale dei giovani è di disagio, se il loro stato d’animo soffre, ciò non è causa di quel welfare di cui godono i più anziani come si vuol credere (*). A molti sfugge la natura strutturale delle contraddizioni da cui genera la crisi e il suo significato in termini di lotta di classe. Non vedono come i proprietari del mondo approfittino della crisi per smantellare diritti e tutele spacciati per insostenibili e anacronistici poiché contrari ai concreti interessi del grande capitale.

Nella loro mediocrità garantita dalla soddisfazione dei bisogni consumistici, le nuove generazioni non sanno superare il senso d’impotenza che le pervade, riscoprendo il ruolo essenziale del conflitto politico che la sconfitta del sedicente comunismo ha rimosso dall’orizzonte dell’iniziativa antagonista. Perciò nuove e ciclopiche catastrofi ci attendono.



(*) Qui non si vuole disconoscere lo scandalo di taluni privilegi, che però in linea di massima non riguardano i ceti sociali proletari.

4 commenti:

  1. Cascare nella trappola del "conflitto generazionale" e' puro "cretinismo". perche' "tagliare" i diritti dei vecchi non comporta alcun vantaggio per il futuro dei giovani ma di certo riduce SUBITO la quota di ricchezza delle famiglie "salariate" a vantaggio OVVIAMENTE del "capitale" ( vedi jobs act)

    Ma c' e' anche di peggio in questo "cretinismo" .. Infatti in una economia stabile la posizione " apicale" del "vecchio" alla fine della sua carriera lavorativa non e' il "previlegio" di chi " e' venuto prima" ma corrisponde alla massa di esperienza e di informazioni accumulata e dal cui "trasferimento" dipende la futura carriera professionale del "giovane" . Perche' il mondo non nasce con noi e chiunque abbia realmente lavorato con successo sa quanto cio' sia dipeso dall' aver avuto buoni "maestri" . Ora invece il "conflitto generazione" spezzera' questa "catena" da cui e' dipeso gran parte del progresso salariale delle ultime generazioni ,e cosi' il massimo che aspettera' ai nuovi " giovani" saranno lavori dequalificati dai quali non potranno mai sollevarsi .

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    1. E tutto per avere smartphone, Iphone tablet e minchiate low cost ... Illusioni di posti di lavoro fuffa, molta immagine poco guadagno ...
      Letteralmente dar via la vita in cambio di un piatto di fave ...
      E' brutto dirlo ma i giovani questa situazione se la meritano.

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  2. tu uccidi un giovane morto!

    prima di sembrare tutti a villa arzilla, cogliamo subito aspetti positivi dei giovani:
    1. son meno riformisti.
    2. si astengono molto di più dal voto.

    Sarebbe comunque bene che, ogni tanto, anche i nostri pensionati ringrazino la generazione precedente, non nella sua interezza, ma la parte antifascista.

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