venerdì 29 maggio 2015

Giù, in ginocchio


Milioni di votanti troveranno delle sufficienti motivazioni per recarsi ancora alle urne, per l’ennesima volta farsi coglionare e così fornire nuovo alimento alla mistificazione democratica.

E, del resto, che fare altrimenti? Per esempio smetterla di drogarsi di promesse spergiure che sappiamo benissimo non potranno essere mantenute nemmeno per sbaglio. Alle masse interessa in definitiva racimolare quel tanto che basti loro per mettere qualcosa nel carrello della spesa. La redistribuzione dei redditi avviene in senso orizzontale come confermano anche gli ultimi dati fiscali: per le classi proprietarie lo Stato rappresenta solo lo strumento per difendere i loro interessi. Per il resto essi vedono l’iniziativa pubblica come la morte, come il comunismo; per sua essenza queste classi sono incapaci di vedervi qualunque differenza.

Il gregge è chiamato a votare a favore o contro Zaia e quell’antipatica della Moretti; a favore o contro Caldoro e quel simpaticone di De Luca, con l’appoggio di un certo Ciriaco De Mita. Insomma, un motivo o una scusa per votare si escogita sempre. Tanto, se non voti fanno ugualmente quello che vogliono. Bravi, questo è un argomento sempreverde e contro il quale non vale opporre nulla. Un po’ come quei filistei assai scettici che si recano in chiesa: non si sa mai, dicono. E giù in ginocchio che il parroco prima ti benedice e poi di sevizia. Per la politica politicante è lo stesso gioco.

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L’aggressività delle politiche neoliberiste non è per nulla e semplicemente l’aberrazione della cattiva coscienza della classe dei proprietari. Per quanto ogni singolo capitalista sia responsabile per la propria parte, qui la coscienza e la morale c’entrano nulla. Ciò che avviene è una necessità per i rapporti di classe del capitalismo, una questione di vita o di morte.

I proprietari del mondo sanno bene che il primo interesse degli schiavi salariati è l’eliminazione del sistema economico e sociale che garantisce e riproduce la schiavitù. E ciò non può consistere in altro che nell’eliminazione dei loro sfruttatori come classe.

I proprietari sentono oscuramente che il prolungarsi indefinito di questa crisi li sta minacciando, perciò hanno dato mandato ai loro gaglioffi di insistere nella consueta campagna di diffamazione verso qualunque idea o iniziativa di radicale alternativa, e altresì di offrire ampio spazio a quei movimenti di protesta che sanno bene di poter controllare e i cui programmi riformisti sono specchietti per gli sciocchi.




4 commenti:

  1. Anche questa volta mi recherò a votare, i dubbi se andare o no, ci sono e sono forti, ma non riesco a fare a meno di andare al seggio e dare una preferenza. Il " non si sa " mai per quanto riguarda la chiesa per me non esiste da anni, ma non riesco a liberarmi della scelta elettorale, almeno mi consola il fatto che non bisogna inginocchiarsi. Da buon proletario mi accontento di poco, e questo probabilmente è un riflesso condizionato che la classe dei proprietari è riuscita ad inculcare in modo subdolo, infatti me ne rendo conto ma non gli do alcuna importanza. Sono malato grave lo so.

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    1. riconoscerlo è già qualcosa. su, coraggio, curati. ciao

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  2. Hanno alzato un polverone con questa storia degli "impresentabili", come a dire che se ci fossero solo persone presentabili, saremmo governati da gente per bene, e sopratutto vivremmo effettivamente in una democrazia.
    Non si vuol capire che: la classe politica è l'espressione del capitalismo che la seleziona accuratamente e te la mette nella scheda.

    Ciao Olympe, Franco.

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