«Vi
furono isolate espressioni di entusiasmo sciovinista per la guerra che si
apriva, ma si trattò di eccezioni. Il mito secondo cui gli uomini europei
colsero volentieri l’opportunità di sconfiggere un nemico odiato è stato
ampiamente smentito. Per la maggior parte delle persone, quasi ovunque, la
notizia della mobilitazione rappresentò un profondo choc, un fulmine a ciel
sereno. E più ci si allontanava dai centri urbani, meno le notizie della
mobilitazione sembravano essere comprese dalle persone che si apprestavano a
combattere, a morire, a rimanere mutilate o a perdere un congiunto nella guerra
che si stava aprendo. Nei villaggi della campagna russa regnava un “silenzio
attonito” rotto soltanto dal suono di “uomini, donne e bambini che piangono”. A
Vatilieu, una piccola comunità nella regione delle Alpi del Rodano, nel Sud-est
della Francia, i braccianti e i contadini vennero richiamati nella piazza del
paese dalle campane che suonavano a stormo. Alcuni, accorsi direttamente dai
campi, avevano ancora in mano i forconi.
“Cosa
può significare? Cosa ci accadrà?”, chiedevano le donne. Mogli, figli, mariti,
tutti erano sopraffatti dall’emozione. Le mogli si aggrappavano alle braccia
dei loro uomini. I bambini, vedendo le madri in lacrime, cominciavano anche
loro a piangere. Intorno a noi, solo allarme e costernazione. Una scena
inquietante.
Un
viaggiatore inglese avrebbe ricordato la reazione a cui assisté in un paesino
cosacco nella regione degli Altaj (Semipalatinsk, oggi Semej, in Kazakistan)
quando una “bandiera blu” tenuta alta da un cavaliere e alcuni squilli di
tromba che suonavano l’allarme portarono la notizia della mobilitazione. Lo zar
aveva parlato, e i cosacchi, forti della loro straordinaria vocazione e
tradizione militare, “ardevano dal desiderio di combattere contro il nemico”.
Ma chi era il nemico? Non lo sapeva
nessuno. Il telegramma che ordinava la mobilitazione non forniva alcun
particolare. Le voci abbondavano. In un primo momento tutti immaginavano che la
guerra fosse contro la Cina: “La Russia si è spinta troppo avanti in Mongolia,
e la Cina ha dichiarato guerra”. Poi, circolò un’altra voce: “È con l’Inghilterra”.
Per un po’ di tempo, fu questa l’idea che prevalse.
Solo
dopo quattro giorni la verità si fece strada, e nessuno ci credette.»
(Christopher
Clark, I sonnambuli. Come l’Europa arrivò
alla grande guerra, Laterza, p. 598)
Il libro di Clarkl´ho letto in tedesco, lingua che lui conosce benissimo e parla meravigliosamente (la moglie è tedesca, fra l´altro). È un´opera con molti meriti, ma anche con parecchi punti discutibili, che, non a caso, proprio in Germania hanno sollevato non poche discussioni.
RispondiEliminaSul brano qui riportato: sicuramente l´entusiasmo per la guerra fu più evidente nelle città, negli ambienti borghesi, tra gli intellettuali. Minimizzarlo, però, mi sembra assai riduttivo, se si pensa che in Germania, ad esempio, le folle festanti ci furono per davvero e le città in Germania avevano un ruolo sociale, politico e economico molto più forte che altrove. In Italia, dove la popolazione urbana era sicuramente minore rispetto alla gran massa di italiani che vivevano in piccoli centri e in campagna, vi fu tuttavia un forte coinvolgimento della borghesia a tutti i livelli: era ancora vivo lo spirito patriottico-militaristico della mobilitazione del 1911 per la Libia. Da non dimenticare nemmeno il ruolo degli intellettuali italiani, della larghissima maggioranza di loro. Soprattutto va ricordato il piccolo "golpe" che il governo Salandra-Sonnino, complice il re (casualmente lo stesso VE III che pochi anni dopo avrebbe nominato Mussolini capo del governo) mise in atto, ricattando il Parlamento. Non scordiamoci che le piazze piene, piene di una minoranza della popolazione, certo, ma piene, urlanti e violente, del 1914-15 prepararono il terreno al 1922.
Saluti
Massimo
concordo per quanto riguarda la germania. in italia e anche altrove gli interventisti furono una minoranza, molto rumorosa e mediaticamente ognipresente, ma pur sempre minoranza. ciao
EliminaOlympe, uno dei primi atti del re sabaudo, dopo l'unità d'Italia, fu la Coscrizione Obbligatoria che tolse "braccia all'agricoltura", mettendo in grande crisi i contadini; tanto da far nascere un amaro detto sicliano:
RispondiEliminaNI LIVARUNU U GUSTU 'E FUTTERE
Saluti
toglievano braccia al latifondo. ciao
EliminaNon cerchiamo di assolvere "le masse" ( specialmente quelle tedesche "socialisticamente" piu' "avanzate" ) dall' essere andate volentieri a combattere una guerra "borghese" .
RispondiEliminaNon solo infatti e' facilissimo manipolare ideolgicamente " le masse" ma questo e' tanto piu' facile quanto piu' queste si credono " progredite" perdendo cosi' pure il freno del " buonsenso". Non e' un caso che appunto per esempio di "non-entusiasti" qui vengono citati i contadini piu' sperduti.