La
gestione della schiavitù presenta dei problemi molto seri per lo Stato laddove
i padroni siano interessati solo all’acquisto e allo sfruttamento della
forza-lavoro e ogni spesa aggiuntiva riesca loro irrazionale e inconcepibile.
Ed è appunto il caso della moderna schiavitù salariata e del prevalere generale
del modo di produzione capitalistico su tutte le altre forme di sfruttamento.
Per decenni, per oltre un secolo, ci hanno fatto credere che la cosa non
rappresentasse un problema, che appropriazione privata della ricchezza e politiche
sociali di ampio welfare potessero andare d’accordo.
Le
bugie non sempre hanno le gambe corte, ma alla lunga si rivelano per ciò che
sono, e qualunque persona informata ed onesta può oggi verificare come la
promessa di lavoro e sicurezza sociale fosse solo un’illusione, fumo negli
occhi, propaganda. Basterebbe dire che due più due non può fare cinque, ossia
che se una grande quota della ricchezza resta nelle casseforti di pochi non
rimane poi molto nelle tasche degli altri.
16
milioni e più di pensioni da pagare ogni mese, con un’incidenza nel Pil
superiore a qualsiasi altro paese europeo, questi sono i dati che dovrebbero
dimostrare l’insostenibilità della spesa per pensioni. Eppure la maggior parte
delle pensioni sono o sotto il livello di sussistenza o appena sufficienti per
non morire di fame. La questione, come ho cercato di dire in altre occasioni,
sta nel punto di vista col quale s’affronta la faccenda. Per esempio: se una
parte consistente della ricchezza socialmente prodotta va in profitti privati,
e se poi, per soprammercato, su tali profitti di tasse se ne pagano davvero
poche, dovrebbe essere evidente che l’origine degli squilibri sia da cercare
altrove.
Togliere
l’adeguamento a chi vivacchia con poco più di mille euro il mese, non è la
stessa cosa di toglierlo a chi se la passa con cinquemila euro il mese. Chi ne
prende dieci mila o più si mette a ridere, e infatti Giuliano Amato si scompiscia. Se
vivesse con poco più di mille ero il mese (non potrebbe) avrebbe sicuramente
trovato validissimi motivi, quale giudice costituzionale, per votare contro il
provvedimento Monti-Fornero.
Le
politiche fiscali, i tagli della spesa pubblica, gli aumenti dell’iva, esprimono
un punto di vista di classe. Di una
classe sociale che non ha alcuna ragione di continuare a vivere tra noi e
prosperare alle nostre spalle.
La
sentenza della Corte costituzionale fa discutere, ma a essere contro la
sentenza sono solo, appunto, i soliti pezzi di merda. Andrebbero appesi a un
lampione senza alcuno scrupolo di coscienza. Dessero a me da insaponare la
corda non mi tirerei indietro, anche se non lo farei con gioia ma solo per un
senso di doverosa giustizia. Fare la bontà in questo inferno è liquidare chi vuole
impedire la bontà.
Savon de Marseille, suppongo.
RispondiEliminaroger & gallet, naturellement
EliminaLa corda la metto io.
RispondiEliminasicuro di averne abbastanza?
Eliminaanche il senso di doverosa giustizia è un punto di vista di classe.
RispondiEliminaBontà è cosa diversa dall'eguaglianza.
mai detto di non essere di parte, al contrario
Eliminaquella sulla bontà è una citazione da brecht