Non
troverete alcun organo d’informazione che dimostri altrettanto coraggio quanto
ne ha avuto il dottor Marchionne nell’affrontare un certo argomento: ossia il
problema del capitale fisso. Cosa c'importa del
capitale fisso? Giusto, sono questioni che riguardano direttamente i padroni,
non gli schiavi.
Nei
giorni scorsi Marchionne ha scritto un documento che porta un titolo
emblematico: “Confessions of a Capital Junkie”. Dichiara, pur senza citarlo esplicitamente, che il problema maggiore del capitale è dato dalla caduta del
saggio del profitto.
Marchionne
include nella categoria del capitale fisso anche il capitale circolante, ma non
sottilizziamo. Raccogliamo invece il grido di dolore del padronato, troppi
investimenti in capitale fisso riducono il “valore per gli azionisti”.
Ci
sono due approcci a questo fenomeno, quello alla Marchionne e quello della scienza marxista. Prendiamo il punto di vista del tossicodipendente, il quale mano a mano che investe sempre più massicciamente in capitale fisso in rapporto al lavoro (capitale variabile) vede cadere il saggio
del profitto. Ma facciamocelo raccontare da un giornalista del Fatto quotidiano,
che ci delizia con quanto segue:
L’ad della Fca smentisce, quindi, di
appassionarsi solo di ingegneria finanziaria e ribadisce l’attaccamento alla
struttura, alla produzione e al ruolo che il capitale fisso gioca nell’economia
capitalistica. Il piccolo documento, 25 pagine di grafici e slides facilmente
consultabili (lo si trova sul sito di Fca group), sembra redatto da chi si è
appena iniettato pagine e pagine di Ricardo e Marx, inalando la teoria della
sovrapproduzione che falcidia il plusvalore netto e lordo.
Come
fai a dire a Salvatore Cannavò, esperto dell’argomento (*), che non ci capisce una mazza? Questo signore anzitutto non distingue tra profitto e plusvalore (che, amore, non
sono la stessa cosa), e conseguentemente s’inietta addirittura due tipi di plusvalore, il plusvalore
netto e lordo!! Categorie che in Marx non esistono e che non hanno nulla a che vedere con il plusvalore
relativo e il plusvalore assoluto, e non
solo dal punto di vista terminologico.
Tutto nasce dal fatto che 'sti giornalisti sono pigri e pontificano di cose che non conoscono.
Anzitutto va rilevato come la mancata distinzione tra capitale costante (quello che Marchionne chiama impropriamente e
semplicemente capitale fisso) e capitale
variabile, ossia la mancata definizione di composizione organica del capitale, e la confusione tra plusvalore e profitto, porta gli scribacchini e gli economisti di ogni risma alle più
stravaganti teorie su tutti gli aspetti
decisivi dell’economia politica e in particolare per quanto riguarda la
caduta del saggio del profitto e le
cause delle crisi.
Per
composizione organica del capitale s’intende il rapporto reciproco che si
stabilisce tra composizione di valore e composizione tecnica. In altre parole,
la composizione di valore riflette la proporzione
in valore delle parti costitutive del capitale (capitale costante e
capitale variabile). La composizione tecnica riflette invece il rapporto fisico tra materie prime, mezzi di
produzione e lavoro e indica il livello tecnico raggiunto dalla produzione.
Non
distinguere tra “composizione in valore” e “composizione tecnica”, riducendo la
composizione organica a semplice “composizione in valore” (come fa Marchionne e chi gli dà retta), preclude qualsiasi possibilità sia di cogliere la contraddizione
fra lo sviluppo storico-naturale delle forze produttive e la forma che esse
assumono nel modo di produzione capitalistico, sia la vera ragione per cui
l’aumento della composizione organica, provocando la caduta tendenziale del
saggio di profitto, possa e debba risolversi nella crisi dell’accumulazione
capitalistica.
A
questo punto sarebbe necessario dire due parole sui concetti di plusvalore
assoluto e plusvalore relativo, ma non vorrei far venire una forte emicrania a Salvatore Cannavò nel caso, improbabile, dovesse leggere le sciocchezze che sto
scrivendo. Vengo invece alla categoria del profitto,
ovvero al saggio del profitto. Il
profitto, è una forma secondaria,
derivata e trasformata del plusvalore,
è – come dice Marx – la forma borghese nella quale le tracce del suo sorgere
sono cancellate. Esso non è altro che il plusvalore rispetto al capitale
complessivo anticipato, il suo saggio è il rapporto tra il plusvalore ed il
capitale totale investito (e dunque non solo in rapporto al capitale fisso come sostiene quel pirla di italo svizzero canadese americano). Spiego: mentre il saggio del plusvalore è = pv/v,
nel caso del saggio profitto esso è = pv/c + v, laddove "c" il capitale
costante e "v" il capitale variabile.
Le
leggi di movimento del
saggio di profitto non coincidono
con quelle del saggio del plusvalore, da cui il saggio di profitto si distingue
anche quantitativamente. Il saggio
di profitto può scendere, anche se il saggio del plusvalore reale sale. Il
saggio di profitto può salire, anche se il saggio del plusvalore reale scende.
Pertanto la categoria del saggio del profitto svolge un ruolo fondamentale nell’economia politica, in quanto il suo
movimento è alla base della crisi del modo di produzione capitalistico.
In
altri termini, il saggio di profitto è determinato
dal rapporto tra saggio del plusvalore e composizione in valore del capitale,
cioè nella formula:
Infatti,
la tendenza storica dell’accumulazione capitalistica consiste in un aumento
della composizione organica del capitale e, di conseguenza, in una caduta del
saggio di profitto. Questa legge, ci dice Marx, è “sotto ogni aspetto la legge più importante della moderna
economia politica […] È la legge più
importante dal punto di vista storico”.
Te
capì, Cannavò?
(*)
Cannavò ha lavorato “per tredici anni al quotidiano Liberazione”. E ciò spiega
perché la sinistra (qualunque cosa s’intenda) in Italia è morta in ogni senso.
...e oggi scopriamo che il problema in Italia è il "capitalismo di relazione". Così dice Renzi detto il bomba. Immagino le risate che hai fatto.
RispondiEliminala comicità come forma d'intrattenimento in questo paese è caduta troppo in basso
EliminaO Forse sta assurgendo a vette stratosferiche,nel senso che sie'arrivati al punto che c'e' pure chi prende sul serioo le cazzate degli economisti.
RispondiEliminaCmq pezzo "stupendo".