Lezioni
di storia nell’editoriale odierno di Scalfari. Scrive della formazione degli
Stati Europei. Scalfari pone in rilievo il fatto che “l'Europa moderna nacque
sotto il potere assoluto dei monarchi, ma insieme a loro nacque una nobiltà di
spada, una magistratura, una borghesia mercantile e culturalizzata”.
I
monarchi esistevano già ben prima della formazione dell’Europa moderna, e così una
nobiltà di spada, una magistratura, e pure la borghesia mercantile si stava
formando a partire dal Duecento. Dell’espansione europea a Scalfari non devono
essere pervenute notizie, e anche dal lato politico non ricorda la guerra dei
Trent’anni e la conferenza di pace svoltasi nella regione della Westfalia, il
nuovo ordine europeo che rifletteva un adeguamento pratico alla realtà, un
equilibrio di potere percepito come naturale e desiderabile.
Tre
secoli dopo, scrive Scalfari, quella borghesia rovesciò i poteri assoluti e
diventò la classe dominante. Non in Germania, non in Spagna, non ovunque,
soggiungo. In Francia la borghesia seppe far leva sulla disperazione e miseria
delle plebi e rovesciò la monarchia capetingia. Non senza che le altre
monarchie europee vi si opponessero per decenni. La Restaurazione rimise sui
troni la monarchia, anche se meno assoluta di prima.
Scalfari
ravvisa l’anomalia italiana nel fatto che il “nostro Stato compare sulla scena
europea con un ritardo di tre secoli rispetto agli altri”. È un ritornello che
si sente spesso. La Germania, per esempio, ebbe la sua unità solo con Bismarck,
più giovane di Cavour. Scalfari rileva che “fino ai primi del Novecento la
massa degli italiani era contadina, lavorava nelle campagne di proprietà dei
latifondisti. Figliava e lavorava, si nutriva di fagioli o di polenta, arava,
seminava, zappava, potava, per il padrone. Non aveva diritto al voto. Non era
popolo, erano plebi e servitù della gleba”.
E
qui coglie nel giusto: plebi e non popolo. Ma il popolo non è fatto solo di
proletariato, ma anche di padroni. Che fine hanno fatto le classi dirigenti nel
discorso di Scalfari? Non sono menzionate se non indirettamente, ossia come
qualcosa d’indeterminato, come “comando”. Scrive: “Non sembri paradossale:
ognuno vuole comandare da solo, al proprio livello”. Ognuno chi? Mentre è
chiaro ed esplicito il fatto che il comando viene esercitato sulle “plebi”, che il frutto del loro lavoro è appannaggio degli agrari, resta oscuro quali forze sociali impersonificano il “comando”.
Per
esempio, omette di dire del peso e del ruolo, non certo trascurabile, giocato
dal papato e dalla Chiesa cattolica nel determinare la condizione di arretratezza
culturale e minorità civica dell’Italia. Infine, scrive: “Andate a rileggervi
il Gattopardo o a rivederne il film
di Visconti. Il nucleo essenziale della storia d'Italia (democratica?) è tutto
lì”.
Andasse
Scalfari a rileggerselo, poiché non credo ricordi bene. Il romanzo è noto
soprattutto per una frase che molti di coloro che non l’hanno letto (e magari
hanno visto solo il film) amano citare, e riguarda la volontà degli elementi più
avveduti delle classi possidenti e dirigenti della Sicilia, come i Tancredi e i
Sedara per esempio, di voler cambiare tutto perché tutto resti com’è. E
soprattutto in Tomasi non è rintracciabile alcunché possa avvalorare la tesi
scalfariana, e anzi l’Autore, nelle parole del Principe, la rigetta
esplicitamente:
“Adesso
anche da noi si va dicendo […] che la colpa del cattivo stato delle cose, qui e
altrove, è del feudalesimo; mia cioè, per così dire. Ma il feudalesimo c’è
stato dappertutto, le invasioni straniere pure. Non credo che i suoi antenati,
Chevalley, o gli squires inglesi o i
signori francesi governassero meglio dei Salina. I risultati intanto sono
diversi”.
Piuttosto che indagare sulle colpe della" destra storica",Scalfari farebbe bene ad occuparsi ed analizzare l'immane pressapochismo confusionario, e il vorace opportunismo della "sinistra storica".
RispondiEliminaMazzinianesismo,garibaldinismo di cui temo si sia nutrito in parte "il nostro"(anzi senza temo) in gioventù,contornato da profondi idealismi,spiritualismi,al limite del misticismo (magari pure con qualche concessione alla numerologia massonica).
Il tutto però dai risultati,mi pare sia finito per adattarsi prontamente,salvo rare eccezioni,al connubio opportunistico con i poteri storici della penisola,(magari fornendo pure agli stessi una patina di modernità),finendo pure per sconfinare nel fascismo,animata in ciò da spirito predatorio nazionalistico e pure di piccolo imperialismo velleitario.
Piccola borghesia italiana,saccente,velleitaria,confusionaria,ma molto vorace...in una parola la peggiore del continente.
Ps al precedente..
RispondiEliminaAhimè..vien da pensare che alla lunga abbia vinto Pio IX,in Italia.
la colpa è di chi ha vestito un seminarista da generale.
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