domenica 19 aprile 2015

Strani intrecci

«Noi siamo spietati, non vogliamo riguardi da voi. Quando sarà il nostro turno non addolciremo il terrorismo. Ma i terroristi regi, i terroristi per grazia di Dio e della legge, nella prassi sono brutali, nella teoria sono vili, reticenti, falsi, e sotto entrambi gli aspetti sono spregevoli.»  (*)

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Quando in tv rievocano l’uccisione dell’ultimo zar e della sua famiglia, mi commuovo fino ad avere gli occhietti lucidi. Poi però penso, per citare un esempio noto al pubblico colto e all'inclita guarnigione, alla “domenica di sangue” del gennaio 1905, quando le truppe zariste spararono contro una folla di pacifici operai venuti davanti al Palazzo d’Inverno con una petizione allo zar per ottenere la costituzione. Ne uccisero circa un migliaio, molti altri furono i feriti. Allora mi sovvengono le parole scritte da un giovane rivoluzionario nel 1849, e sono quelle poste qui in esergo. Tredici anni dopo quella domenica di terrorismo regio giunse il turno di agire senza abbellimenti e anzi con molta sobrietà.

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Uno dei più turpi orchi zaristi fu, anche secondo un comune giudizio della buona borghesia del tempo, il ministro dell’Interno Wenzel von Plehve. L’uomo più odiato di Russia, si diceva. Un reazionario al cui confronto Nicola II poteva passare per un acceso liberale. Prima di dire cosa gli accadde il 15 luglio 1904 è necessario fare un passo indietro, fino al 1887.

In un recente post, raccontavo come in quel 1887, negli Stati Uniti, precisamente a Chicago, furono condannati e impiccati alcuni anarchici per i fatti di Haymarket. Non tutti i prigionieri furono giustiziati. L’anno dopo il governatore dell’Illinois, John P. Altgeld, graziò i tre prigionieri superstiti.

Era un tipo strano il governatore, un duro, nato in Germania e portato negli USA all’età di tre mesi. Un’infanzia di stenti e di lavoro come manovale. Aveva combattuto durante la guerra di secessione a sedici anni, poi aveva studiato legge ed era diventato procuratore distrettuale, giudice e infine governatore.

Si era proposto di vendicare le ingiustizie compiute dalla corte marziale nel condannare gli anarchici non appena avesse avuto il potere di farlo. Ed infatti, eletto governatore iniziò la revisione dei verbali del processo e il 26 giugno del 1893 concesse la grazia. Scrisse un documento in cui affermava l’illegalità del primo verdetto, dimostrando che la giuria era stata influenzata e scelta in modo che la condanna degli anarchici fosse sicura; che il giudice era prevenuto contro gli imputati e poco propenso a condurre un processo regolare. Per stessa ammissione del procuratore distrettuale, non c’erano prove effettive contro nessuno degli imputati. Quando Altgeld rivelò pubblicamente gli imbrogli della legge, scosse la fede del pubblico nella giustizia americana. Diventò il bersagliato dalla stampa, dei preti dai loro pulpiti e dei personaggi influenti di ogni genere. Alle elezioni successive, Altgeld fu sconfitto e perse la carica, non solo per questi fatti ma anche per la sua legislazione a tutela dei lavoratori e del lavoro minorile, il rifiuto d’impiegare la forza contro gli scioperanti delle ferrovie e i minatori, di aver collocato delle donne posizioni importanti nel governo statale, e notevolmente aumentato i finanziamenti statali per l'istruzione, favorito uno dei primi progetti di edilizia abitativa negli Stati Uniti, ecc.. Roba da sedia elettrica.

Ed è proprio nel 1897, cioè nell’anno in cui vengono impiccati gli anarchici di Haymarket, che cinque studenti dell’università di Pietroburgo vennero a loro volta impiccati per aver predisposto degli ordigni per attentare alla vita dello zar Alessandro III. Al processo il loro capo, Alexandr Uljanov, giustificò il terrorismo come unico metodo possibile di lotta in uno stato poliziesco. Rifiutò di presentare domanda di grazia e fu impiccato. Egli aveva tre fratelli e tre sorelle, tutti rivoluzionari: il fratello minore ,Vladimir Il'ič, giurò vendetta e cambiò il suo nome in Lenin.

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In Russia il socialismo ai suoi esordi non è legato all’esistenza di una classe sociale rivoluzionaria. Il movimento populista è formato prevalentemente da intellettuali molti dei quali convinti che, a causa del suo passato e dei suoi istituti contadini, la Russia abbia una vocazione rivoluzionaria e sperano che essa possa saltare la fase del capitalismo industriale (famosa la corrispondenza intercorsa in tal senso tra Vera Zasulič e Marx). Fino agli anni Novanta del XIX secolo non esisteva una distinzione netta tra marxisti russi e populisti.

La corrente populista di opposizione (quella liberale evolve verso la collaborazione con il governo zarista) si ramifica in due gruppi, uno di tendenze blanquiste che teorizza la conquista del potere da una parte di una minoranza rivoluzionaria; e l’altro raggruppa donne e uomini devoti alla causa fino al sacrificio estremo, che ritengono il problema politico della caduta dello zarismo strettamente legato alla pratica terroristica.

Da quest’ultimo ramo del partito si formò un gruppo terroristico al cui vertice era salito un tale Evno Azev, un quasi ingegnere davvero ingegnoso, in sostituzione del rivoluzionario Grigorij Geršuni, creatore dell'Organizzazione di combattimento, poco prima arrestato. Costui raccomandò vivamente ai suoi compagni di mettere alla testa dell’organizzazione proprio Azev, il quale aveva dimostrato del coraggio e dell’audacia nel trasportare dalla Svizzera in Russia armi, esplosivi e pubblicazioni del partito, il cui comitato centrale era allora in esilio a Ginevra.

L'Organizzazione di combattimento promosse diversi attentati, tra questi due particolarmente eclatanti. Si decise di eliminare l’odiato ministro dell’interno Plehve, e sei mesi dopo averlo fatto ucciso in un attentato, il 17 febbraio 1905, ne avvenne un altro questa volta contro il granduca Sergio, zio dello zar, uomo molto influente e capo della circoscrizione militare di Mosca. Il granduca era noto per la spietata brutalità del suo governo, per il carattere capriccioso e prepotente, per gli eccessi del suo temperamento autocratico che provocavano agitazione e lo scompiglio generale.

A compiere materialmente gli attentati fu il gruppo terroristico populista con a capo Azev, il quale però era un agente dei servizi segreti. Ed infatti c’è chi dà per sicuro che negli attentati vi sia stata la manona della temibile Okhrana. Il suo predecessore Geršuni era già stato arrestato. Dopo aver liquidato il feroce ministro Plehve, il granduca Sergio fu ucciso da una bomba lanciata da un giovane rivoluzionario di nome Kaljaev. Tutto ciò che restava del granduca e della sua carrozza, era “una massa informe di brandelli lunghi quindici o venti centimetri”.

Quella sera, quando lo zar apprese la notizia dell’attentato a suo zio, scese a cena come solito e non parlò di quanto era avvenuto, ma, secondo uno dei presenti, dopo cena lo zar e suo cognato si divertirono a cercare di gettarsi l’un l’altro giù dal divano lungo e stretto. In quel momento era in corso la guerra russo-giapponese, e il regime era in guerra col suo popolo.


Quando fu pronunciata la sentenza di condanna a morte contro Kaljaev, questi espresse la speranza che i suoi carnefici avessero il coraggio di giustiziarlo all’aperto, alla presenza del popolo. Invece fu impiccato incappucciato dopo la mezzanotte nel cortile del carcere e sepolto sotto le mura della prigione. Quanto ad Azev, la sua carriera di doppiogiochista ebbe termine quando l'ex-direttore dell'Ochrana Lopuchin lo denunciò ai social-rivoluzionari come spia.



(*) MEOC, vol. IX. Nell’edizione tedesca l’originale è un po’ diverso: «Wir sind rücksichtslos, wir verlangen keine Rücksicht von euch. Wenn die Reihe an uns kömmt, wir werden den Terrorismus nicht beschönigen. Aber die royalistischen Terroristen, die Terroristen von Gottes- und Rechts-Gnaden, in der Praxis sind sie brutal, verächtlich, gemein, in der Theorie feig, versteckt, doppelzüngig, in beiden Bezienungen ehrlos.» Marx - Engels - Werke, Band 6, Die standrechtliche Beseitigung der Neuen Rheinischen Zeitung, n. 301 vom 19. mai 1849, Dietz Verlag, Berlin, 1959. In internet sono reperibili traduzioni molto più spurie e manca sempre l’indicazione esatta da quale articolo della NRhZ è stata tratta la citazione.

1 commento:

  1. Beh..!? Nessuno dice nulla a proposito della morale di questa storia?
    La lezione pero' di Marx fu chiara fin dall'inizio a proposito degli Asini e stupidi...e Lenin ne tenne ben conto nel costruire il Partito bolscevico.
    Cosa ci dice oggi ?
    Che non bisogna parteggiare per nessun imperialismo.

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