La questione dev’essere seria se
perfino uno come Marco Travaglio, che non ha di mira altro progresso umano
che la conservazione del sistema schiavistico esistente, parla di “non
collaborazione” e cita quello che secondo lui sarebbe il papà dell’anarchia,
cioè Etienne de la Boétie. E chi sarebbero quelli che non dovrebbero
collaborare? Gente che non si è mai disturbata delle mille forme di tirannia
esercitata sulla vita delle masse a tutti i livelli.
La prima forma di non
collaborazione, ad essere radicali e conseguenti, dovrebbe essere quella di non
collaborare con le istituzioni politiche che garantiscono la riproduzione della
formazione sociale capitalistica. Ma temo che questa premessa sia
quanto di più lontano possa venire in mente a Travaglio (e non solo a lui). Il
suo discorso è volto alla logica interna delle istituzioni del sistema,
indipendentemente dalla base economico-sociale su cui poggia.
Il giornalista per non
collaborazione intende riferirsi a quella minoranza interna al Pd che dice di
non essere d’accordo con la nuova legge elettorale imposta dal loro segretario
di partito e presidente del consiglio. E dunque non è assolutamente in
discussione la collaborazione con lo Stato come organizzazione che le classi
dominanti si sono date per difendere i loro privilegi particolari, i loro
particolari interessi rappresentati come generali e universali.
Non è in discussione la questione
del potere politico quale questione del dominio di classe, ma una legge con la
quale viene nominato il corpo parlamentare che formalmente è delegato a
elaborare, discutere e approvare le leggi. E difatti Rosy Bindi è preoccupata
che questa nuova legge elettorale possa favorire una formazione politica
“anti-sistema”, non tanto per paventare un pericolo di involuzione autoritaria ma piuttosto il pericolo dello scassamento di gente come Grillo.
Dovremmo preoccuparci? L'involuzione autoritaria è già nei fatti da tempo e ciò che prevede la nuova
legge elettorale e la modificazione della costituzione che viaggia in
parallelo, non è altro che la formalizzazione di un programma politico che è il
risultato della morte della sinistra in Italia, fosse essa di opposizione o di
alternativa, dal momento che ha fatto proprio il punto di vista della destra. È
una faccenda che ha radici molto lontane. Dunque ci dobbiamo preoccupare, ma
non più per quanto avviene su un piano più generale.
Ma poi in fondo diciamo la verità: dopo vent'anni di antiberlusconismo prezzolato, cosa c'è di meglio per commentatori simili, di un ennesimo bersaglio su cui lanciar freccette divertendosi?
RispondiEliminaConcordo
RispondiEliminaOlympe, La madre dei TAFAZZI è sempre incinta: All’art. 3 dello Statuto nazionale, aggiungere il comma 4: “Il Segretario nazionale è titolare del simbolo del Partito Democratico e ne gestisce l’utilizzo, anche ai fini dello svolgimento di tutte le attività necessarie alla presentazione delle liste nelle tornate elettorali”.
RispondiEliminaSi son fatti fregare il partito, NON sanno più dove andare e noi moriremo democristiani.
Saluti